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Franco Moscetti, chi è (e cosa pensava di Confindustria) il nuovo ad del Sole 24 Ore

Di Valeria Covato e Andrea Picardi
trump franco moscetti

Da picconatore di Confindustria ad aspirante salvatore del Sole 24 Ore. E’ quasi uno scherzo quello che il destino sta giocando a Franco Moscetti, l’uomo che Vincenzo Boccia ha scelto per risanare e rilanciare il principale quotidiano economico italiano, oggi alla prese con una crisi senza precedenti finita persino all’attenzione della procura di Milano. Qualche anno fa, nel 2009 – in aperta polemica con le presidenze di Luca Cordero di Montezemolo e di Emma Marcegaglia  Moscetti guidò Amplifon fuori dall’associazione degli industriali. Che, però, ora gli ha assegnato il ruolo che fu di Gabriele Del Torchio con il compito più difficile: quello di salvare il giornale. Oggi infatti il nuovo consiglio di amministrazione del gruppo editoriale presieduto da Giorgio Fossa ha cooptato Moscetti nominandolo amministratore delegato “attribuendogli tutte le opportune deleghe”.

AMPLIFON FUORI DA CONFINDUSTRIA 

Come amministratore delegato di Amplifon fu tra i primi a scegliere di andarsene da Confindustria con una decisione rivendicata più volte nel corso del tempo e seguita negli anni da molti. “Ho abbandonato Confindustria due anni prima di Sergio Marchionne“, sottolineò nel 2014 in una conversazione con Marco Valerio Lo Prete del Foglio. Sortita che la firma de il Giornale Nicola Porro commentò senza mezzi termini sul suo blog con un breve post (dal titolo “Amplifon ci sente. Eccome“) che si concludeva in modo inequivocabile: “Grande Moscetti. La Confindustria perde molto dalla sua dipartita“.

LE RAGIONI DELL’ABBANDONO

Un abbandono che nei mesi e negli anni successivi Moscetti è tornato a raccontare e spiegare frequentemente. Nel maggio del 2015 – partecipando a un’iniziativa de Linkiesta – disse di aver lasciato Confindustria “perché si anteponeva l’interesse del club a quello del Paese. Perché abbiamo un aeroporto ogni 50 chilometri, perché abbiamo una fiera ogni 50 chilometri? Alla fine, dietro ci sono gli interessi delle associazioni industriali locali“. Una critica a tutto tondo nella quale non esitò a inserire viale dell’Astronomia tra le cause del declino italiano: “La mia generazione di classe dirigente ha fallito e io mi sento parte integrante di quel fallimento. La politica è la risultante di quel fallimento“. Così determinato nella sua polemica contro l’establishment industriale italiano da non esitare a fare anche nomi e cognomi importanti, come quello del patron della Tod’s Diego Della Valle: “E’ quello che mi fa arrabbiare più di tutti. È intelligente, capace, simpatico, mi fa arrabbiare perché non fa quello che potrebbe fare. Ha investito nell’editoria insegnando ai giornalisti come si fa un giornale e nelle banche, insegnando a fare i banchieri. Perché non ha creato una Lvmh italiana? È il problema dell’Italia: tutti cerchiamo di fare male il mestiere degli altri piuttosto che bene il nostro“.

MOSCETTI L’ANTIPOLITICO

Non che questi attacchi verso il mondo imprenditoriale italiano nascondano un’opinione assolutoria nei confronti della politica. Anzi, tutt’altro. In un articolo scritto nel gennaio 2015 per Lettera 43 – il giornale on line fondato da Paolo Madron dove il manager aveva un rubrica – Moscetti passa in rassegna praticamente tutto il panorama partitico italiano: dispensando critiche a destra e a manca. Netto, ad esempio, il giudizio che riserva a Silvio Berlusconi: “Era sceso in campo contro il teatrino della politica. Ha trasformato la politica in un grande teatro quotidiano“. La morale della sua visione? In fondo all’intervento la espone lui stesso: “Il dramma è che tutti (o comunque moltissimi) vorrebbero salire sulla diligenza, ma non per modificare quei comportamenti che vengono ritenuti inaccettabili. La speranza è che prima o poi arrivi il proprio turno per approfittare della situazione come hanno fatto molti altri prima“.

LA SUA CARRIERA

Una carriera – quella di Moscetti – strettissimamente legata ad Amplifon dove ha ricoperto per undici anni, fino al 2015, il doppio ruolo di direttore generale e amministratore delegato. Prima tanti altri incarichi di vertice, dalla Vitalaire Italia – società specializzata nei servizi di assistenza domiciliare – alla Air Liquide Sanità, gruppo attivo nel settore sanitario. Poi, come detto, Amplifon, mentre nell’ultimo anno è stato amministratore unico di Axel Glocal Business, società di consulenza e assistenza strategica alle imprese. Da oggi, però, inizia la sfida più inattesa e, probabilmente, più difficile: la guida del Sole 24 Ore. Alle dipendenze di quella Confindustria che nel passato, anche più recente, ha tante volte bistrattato.

(Foto: Franco Moscetti/Twitter)

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