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Liberali e Pse per arginare i sovranisti in Ue. Lo schema di Urbinati

La campagna elettorale che stanno conducendo Bonaccini e Schlein serve a restituire un’immagine di unità del partito, ripartendo dalla forza dei territori e in particolare in Emilia-Romagna. Il sistema proporzionale per le Europee rappresenta un argine contro la polarizzazione e non è detto che il Pse sia escluso dal prossimo esecutivo europeo. L’auspicio è che i liberali si alleino con il blocco socialista e che i sovranisti vengano isolati. In Italia? Non c’è alternativa al campo largo. Colloquio con Nadia Urbinati, politologa e docente alla Columbia University

Si presentano assieme, uniti. Plasticamente restituiscono l’immagine di un partito compatto nelle due anime. Ma, soprattutto, la segretaria nazionale e il presidente del Pd, Elly Schlein e Stefano Bonaccini, stanno calcando il territorio palmo a palmo. In Emilia-Romagna si gioca una partita importante che è un po’ “il ritorno all’antica vocazione dem: la forza del radicamento territoriale”. È una ricetta che piace a Nadia Urbinati, politologa e docente alla Columbia University che nella sua intervista a Formiche.net mette in guardia dal pericolo “dell’affermazione dei nazionalismi, che metterebbe in discussione le basi sulle quali è nata l’Europa”.

I due volti dem: riformismo e movimentismo. Una formula che funziona?

Bonaccini e Schlein stanno facendo un’ottima campagna elettorale e i riscontri che ho sono estremamente positivi. Era importante dare l’idea di unità del partito, in particolate in un territorio – l’Emilia-Romagna – che ha sofferto profondamente la mancanza di sostegno da parte del governo a seguito dell’alluvione. E questo penso che, elettoralmente, peserà. Partire dai territori è un’ottima strategia: l’autentica vocazione del partito politico.

Meloni intervistata su Mediaset si è detta dispiaciuta del mancato confronto televisivo con la segretaria del Pd. Non è, oggettivamente, un’occasione perduta?

Personalmente queste occasioni plebiscitarie non mi interessano. Penso che un’eventuale duello televisivo avrebbe potuto giovare ai media più che all’elettorato, che non sarebbe stato meglio informato. Sono i protagonisti a essere dispiaciuti piú che gli elettori.

Schlein si sta spendendo molto per il perseguimento dell’Europa federalista.

L’Europa è un’idea federalista. Questo era per Spinelli, più in generale per coloro che l’Unione Europe l’hanno ideata e fondata. Un continente di libertà e pace. Al contrario di quanto i sovranisti vorrebbero farlo diventare. I trattati europei hanno garantito condizioni di equità, pace e libertà. I tre fondamenti su cui si incardina l’intera unione e la democrazia. Il sovranismo è, al contrario, una battaglia di retroguardia. Se l’Europa è forte, gli stati membri sono forti. Non viceversa. Il sovranismo è un inganno agli elettori. Per cui la vocazione federalista che si declina come maggiore integrazione europea va perseguita con forza.

Non c’è dubbio, tuttavia, che i venti che spirano da destra sono forti. È possibile che la prossima maggioranza in Ue veda estromesso il blocco socialista?

È complesso avventurarsi in letture di questo tipo. Occorre essere prudenti. Certo, quando si assiste alla kermesse del tipo di quella di Vox si può essere portato a fare una lettura in questo senso. Ci saranno probabilmente dei mutamenti nella geometria dei partiti, ma non penso siano così radicali. Tanto più che il sistema proporzionale evita la polarizzazione e rende più complessa la formazione dell’asse tra Ecr e Ppe.

A questo punto, i liberali che ruolo giocano?

Hanno un ruolo molto importante, così come i verdi. A maggior ragione a fronte di un esito polarizzato destra/sinistra. Va detto che i liberali genuini – non quelli italiani edulcorati e poco moderati – non amano stare con chi urla porposte identitarie. Amano i diritti civili, non questo chiasso sovranista. Ed è per questo che è auspicabile un asse tra il Pse e tutti i partiti liberali. Sarebbe la loro naturale collocazione.

Lei più volte pubblicamente si è spesa per rafforzare il campo largo di centrosinistra. È un’ipotesi ancora percorribile?

Non c’è alternativa, se si vuole battere questa destra. Quello di Letta fu un errore: pensare a Meloni come unica avversaria. Invece, a destra, c’è una coalizione. Ed è per questo che ne va costruita una alternativa. Non esiste l’alleato ideale, certo. Ma le alleanze si costruiscono e si cesellano. Il bandolo della matassa va ritrovato. Se si vuole battere la destra.

Anche con Renzi e Calenda?

Se fossero leader consapevoli del rischio che corre l’Italia con la destra al governo sì. Ma temo che questa consapevolezza non ci sia.

E il fatto che si presentino separati alle Europee come lo legge?

Col sistema proporzionale la frammentazione dei partiti tutto sommato non fa male a nessuno. Con la soglia di sbarramento al 4% qualcuno ci rimetterà. Credo però che il senso di questa operazione vada letto come volontà di “contarsi”.

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