Rete pubblica per la banda ultra larga nelle zone a fallimento di mercato. Tutti d’accordo? Dopo circa dieci giorni dalla notizia che il governo affiderà ad Infratel la completa gestione dell’infrastruttura nelle aree meno competitive per il mercato, non sono emerse al momento critiche. Ecco cosa ne pensano intanto alcuni politici, manager ed esperti. (leggi qui cosa prevede il piano del governo)
IL COMMENTO DI GIACOMELLI
“Non capitava da vent’anni – dopo la privatizzazione di Telecom Italia – che il Paese avesse una rete pubblica. Abbiamo scelto così perché la nuova rete in fibra è strategica per il Paese e non potevamo lasciarla tutta in mano ai privati”, ha detto Antonello Giacomelli, sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico a la Repubblica.
LA SODDISFAZIONE DEL MOVIMENTO 5 STELLE
Applausi sono giunti anche dai Pentastellati di Grillo e Casaleggio: “Sono anni che come MoVimento 5 Stelle sosteniamo che l’unico modo per rendere l’Italia un Paese competitivo, uscendo dalle sacche del digital divide, è la costituzione di una società pubblica della rete. Ora il Governo, seppur con colpevole ritardo, ci dà ragione”, hanno dichiarato i deputati M5S della Commissione Trasporti Poste e Telecomunicazioni. “L’auspicio è che non si tratti del solito annuncio e che si parta subito con la realizzazione dell’infrastruttura e l’utilizzo efficiente di quelle già esistenti”, si legge sul sito di Beppe Grillo.
LE PAROLE DI PATUANO
Possibile ruolo di Enel e rete in mano pubblica non costituirebbero alcun problema neanche per l’amministratore delegato di Telecom Italia, Marco Patuano, che ha però dichiarato di non “voler costruire a tutti i costi”: “Ogni giorno la lista degli operatori interessati si arricchisce di un soggetto diverso, non bisogna avere paura della competizione, noi andiamo avanti con il nostro piano, Metroweb può essere una soluzione interessante”, ha detto il manager nel giorno della presentazione del nuovo logo di Tim al Salone delle Tre Fontane all’Eur di Roma: “Collaboriamo con Enel, Infratel, non ci sentiamo scalzati, non c’è nessuno scacco da parte del governo Renzi, se qualcun altro investe nelle aree C e D saremo interessati sicuramente a comprare la fibra”, ha detto Patuano a margine dell’evento dell’azienda. Il fatto che la rete resti di proprietà pubblica? “Non è una novità, Infratel possiede già parti di rete in giro per l’Italia e il modello ha funzionato e funzionerà”, ha detto Patuano intervistato domenica dal quotidiano La Repubblica. “L’unica cosa che diciamo – ha sottolineato l’ad di Tim – è che se dobbiamo accendere la fibra investendo nella parte elettronica abbiamo bisogno di contratti di affitto lunghi, che ci assicurino il diritto d’uso per almeno vent’anni”.
UNA SCELTA RISPETTOSA DEL MERCATO
Per il digitale è stato un buon inizio anno anche secondo l’avvocato e blogger Guido Scorza: “Lo Stato lo farà direttamente ovvero senza riconoscere a questo o quell’operatore alcun vantaggio competitivo con qualsivoglia genere di aiuto o incentivo suscettibile, nel breve o medio periodo, di determinare vantaggi competitivi per questo o quell’operatore. Per Scorza la scelta del governo sarebbe stata due volta “rispettosa del mercato”: “una prima perché lo Stato interviene solo laddove il mercato nel suo complesso fallisce ed una seconda perché interviene senza alterare in alcun modo la concorrenza”, ha scritto sul suo blog.
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