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Leonardo-Finmeccanica, cosa si nasconde dietro l’ira dell’India?

Un pegno da pagare per avere indietro l’ultimo dei due marò trattenuti in India. Il colpo di coda dell’inchiesta per corruzione risalente ai precedenti vertici del gruppo. Il frutto dello scontro tra il governo di Narendra Modi e il partito del Congresso di Sonia Gandhi. O la recente commessa in Pakistan? Sono queste alcune delle chiavi di lettura dell’annullamento delle gare vinte dal gruppo Leonardo-Finmeccanica in India per la fornitura di materiale destinato alle forze armate di Nuova Delhi. Tutto questo mentre il gruppo guidato da Mauro Moretti cerca di minimizzare le conseguenze.

L’INTERVISTA DEL MINISTRO INDIANO

Il ministro della Difesa indiano, Manohar Parrikar, ha annunciato in un’intervista a The Indian Express di aver inserito il gruppo Leonardo-Finmeccanica nella sua black list, escludendolo dalla partecipazione agli appalti per le forniture militari. “Non posso metterla al bando per altre commesse, non posso proibirle di fare altro se lo desidera”, ha detto il ministro.
In una intervista all’agenzia di stampa Pti, Parrikar ha sottolineato che il processo di inclusione di Finmeccanica e delle sue controllate nella blacklist indiana è già cominciato e che di questo è stata data comunicazione al ministero della Giustizia. “Dovunque c’è una intenzione di acquisizione da parte di Finmeccanica e delle sue sussidiarie – ha chiarito il ministro – le corrispondenti richieste di presentare una proposta (Rfp) da parte dell’India saranno revocate. Su questo sono molto chiaro”. Parrikar ha assicurato che nulla cambierà nella “la manutenzione regolare e l’importazione di pezzi di ricambio di materiale per la Difesa già acquisito”.

LA CONCOMITANZA DI GIRONE

Il ministro Roberta Pinotti ha escluso ogni collegamento, ma la notizia è giunta in concomitanza con l’arrivo in Italia del fuciliere di marina Salvatore Girone in seguito alla decisione del Tribunale dell’Aja, che ha accolto la richiesta italiana di consentire anche a Girone, oltre a Latorre, di aspettare in patria la fine dell’arbitrato sul caso della Enrika Lexie.

LA RISPOSTA DI FINMECCANICA

Chiarendo di “non aver ricevuto alcuna comunicazione formale da parte delle autorità preposte”, la società dell’aerospazio e della difesa ha sottolineato in un comunicato che “l’esposizione del Gruppo Leonardo-Finmeccanica sull’India è estremamente limitata perché da anni non viene incluso nelle previsioni alcun nuovo ordine”, e che nel caso specifico “l’ordine per la fornitura di siluri non è mai stato formalizzato attraverso la sottoscrizione del relativo contratto e, quindi, mai iscritto a backlog. Per tutto questo, le Guidance 2016 e gli obiettivi annunciati nel piano industriale risultano pienamente confermati”, si legge nella nota ufficiale.

L’INCHIESTA PER CORRUZIONE

Che i rapporti tra i due paesi non fossero sereni era noto agli addetti ai lavori. “Da tempo Finmeccanica è finita nella “lista nera” del nuovo colosso emergente nell’economia asiatica”, ha scritto Luca Pagni su La Repubblica. Esattamente da quando è iniziata l’inchiesta per corruzione internazionale che ha coinvolto l’ex amministratore delegato dell’azienda italiana, Giuseppe Orsi e l’ex ad della controllata Agusta Westland, Bruno Spagnolini, terminata nell’aprile scorso con la condanna da parte del tribunale d’Appello di Milano a quattro anni e sei mesi di reclusione per Orsi e quattro anni per Spadolini. Al centro dell’inchiesta la commessa da 556 milioni di euro per 12 elicotteri Agusta Westland, per aggiudicarsi la quale sarebbero state elargite somme di danaro ad alcuni funzionari del governo indiano.

LO SCONTRO TRA PARTITI

Per altri analisti politici le sorti del gruppo guidato da Moretti potrebbero essere dipese dalle origini italiane di Sonia Gandhi. Finmeccanica – si legge su La Repubblica – è finita al centro di uno scontro tra il governo, guidato dal leader del Partito Popolare Narendra Modi e il partito del Congresso, ora all’opposizione ma al potere all’epoca dei fatti contestati. E al cui vertice si trova Sonia Gandhi”. Le accuse costanti del premier alla presidentessa del Congresso sarebbero quelle di favorire le aziende del suo paese natale, Finmeccanica compresa. Durante un comizio ieri a Trivandrum, in Kerala, Gandhi ha dichiarato di  “non vergognarsi di avere in Italia due sorelle ed una vecchia madre di 93 anni”. Poi rivolgendosi al premier indiano ha detto: “Modi potrà scendere a qualunque profondità per cercare di sfidare la mia integrità, ma non potrà mai cancellare la verità del mio impegno ed amore per l’India, la mia terra”, ha riportato l’agenzia di stampa Ansa.

IL RUOLO DELLA COMMESSA PER IL PAKISTAN

Secondo Il Fatto Quotidiano esiste un’altra chiave di lettura ad integrare le altre fin qui citate: il Pakistan. Il 24 maggio il gruppo presieduto da Gianni De Gennaro ha annunciato la firma del governo del Pakistan su un contratto per diversi elicotteri bimotore AgustaWestland AW139 con cui Leonardo-Finmeccanica espande la sua presenza nel Paese, dove sono già in servizio 11 elicotteri. Gli elicotteri, che verranno consegnati nel 2017, saranno impiegati per compiti di ricerca e soccorso, ma non si esclude possano essere armati. “La commessa di Agusta e i buoni rapporti del Pakistan con l’Eni potrebbero aver fatto saltare i nervi già tesi degli indiani”, ha scritto Mauro Franchi. Una ricostruzione approfondita di questi aspetti è stata compiuta su Formiche.net da Emanuele Rossi.

COSA SFUMA

E se le ragioni sono ancora da stabiliree, più chiaro sembra il quadro dal punto di vista delle commesse andate in fumo. Il Fatto Quotidiano ha quantificato il danno in due miliardi di euro. “Non vi saranno più nuove transazioni con nessuna controllata e partecipata del gruppo fino a quando questo rimarrà nella lista nera”, ha scritto Franchi.
Angela Zoppo su MF/Milano Finanza ne cita alcune: “Un primo contratto sarebbe stato cancellato, quello assegnato a Wass per i siluri Black Shark destinati ai sottomarini. A rischio anche, secondo fonti locali, il progetto Selex ES per i radar della portaerei INS Vikrant e il cannone navale Heavy Electricals su licenza di Oto Melara”.

Il radar Ran-40L Aesa prodotto dalla Selex SE di Roma doveva essere montato sulla nuova portaerei indiana in costruzione nei cantieri navali di Cochin a partire dal 2018. Il bando per la fornitura da 200 milioni di euro di tredici cannoni navali Vulcano da 127 mm fabbricati dalla Oto Melara di La Spezia e destinati alle fregate indiane era stato invece vinto dall’azienda italiana nel dicembre 2014, in concomitanza con il rifiuto del governo indiano di accogliere le richieste dei due marò di restare in Italia.

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