Che cosa rimane dei due giorni di Stefano Parisi? Innanzitutto un piccolo giacimento culturale, su cui riflettere ulteriormente. Ma soprattutto l’entusiasmo di quella piccola comunità che si è riunita nei capannoni spogli del Megawatt di Milano. E che non si disperderà, il giorno dopo. Per chi, come noi, ricorda la nascita di Forza Italia, molti anni fa, non può non cogliere le differenze. Segno che venti anni non sono passati invano.
Allora lo spettacolo allestito era all’americana. Sul palco della Fiera di Roma si alternavano coloro che, di lì a poco, sarebbero stati chiamati a svolgere funzioni di governo. Personaggi più o meno noti al grande pubblico, che ricevevano il loro primo battesimo di folla.
Oggi è tutto più difficile, ma l’entusiasmo di quella piccola comunità riunita a Milano rimane come un buon viatico per il futuro. Del resto qual’è l’alternativa? Come nel 1994 siamo, ancora una volta, di fronte ad uno scenario drammatico per le sorti della democrazia italiana. Non c’è più la gioiosa macchina da guerra di Achille Occhetto che marcia in solitario verso un radioso avvenire. Questa volta c’è la frammentazione delle elite da un lato e dall’altro l’espandersi delle forme di populismo – non sapremo come definirle meglio – che assediano le vecchie forme della politica. E non sapremo dire quale delle due alternative sia la più pericolosa.
E non tanto per la diversità delle posizioni politiche. Quanto per le maggiori incertezze del quadro complessivo della società italiana e del contesto internazionale. Allora l’Europa era ancora una speranza, oggi un drammatico problema. Queste differenze rendono ancora più significativo un meeting come quello di Milano. Che ha saputo raccogliere per due giorni una folla che, a Milano, non si vedeva da troppo tempo. Nemmeno quando c’era Silvio Berlusconi, in prima persona, a richiamare il popolo dei moderati.
Tutto risolto allora? No: solo l’inizio di una lunga marcia, che non sarà facile affrontare. Ma come diceva il Presidente Mao, essa non può che cominciare con un piccolo passo. E quel piccolo passo, a Milano, lo si è visto. Speriamo solo che lo abbiano percepito anche le altre anime che compongono il variegato mondo del vecchio centro destra, che devono scegliere: se essere ancora protagonisti di una rinascita nazionale o coltivare il loro orticello. Mentre alle porte del loro piccolo podere si addensano le nuvole di quel diluvio che distruggerà il poco grano finora messo in fascina.