Sempre più a ferri corti Confindustria e i vertici del gruppo Sole 24 Ore. In viale dell’Astronomia, sede della confederazione presieduta da Vincenzo Boccia, si coglie un certo fastidio per il tira e molla dell’amministratore Gabriele Del Torchio che sta monetizzando la buonuscita. Sullo sfondo, restano le inchieste aperte da Consob e Procura di Milano dopo gli esposti sui conti del gruppo. Ma andiamo con ordine.
I COMPENSI DI DEL TORCHIO
Gli uomini più vicini a Boccia hanno fatto due conti. L’ex presidente del Sole, Giorgio Squinzi, aveva accordato a Del Torchio un contratto triennale con questi importi: 500 mila euro di stipendio base, 500 mila euro di bonus con la presentazione e l’approvazione del piano industriale, 500 mila euro in caso di attuazione del piano. E’ stata prevista anche la clausola per cui, se l’amministratore delegato non va via spontaneamente dall’azienda, ha diritto come buonuscita a tre anni di fisso. Quindi, siccome Del Torchio è entrato in via Monte Rosa, sede del gruppo, il 13 giugno 2016, per circa 4 mesi di gestione ha diritto a 1,5 milioni di euro.
I CONFRONTI
Sia in Confindustria che al Sole si fanno alcuni raffronti: per 6 anni come amministratore delegato, Donatella Treu, che fu nominata nel febbraio del 2010, ha ricevuto tre anni di fisso pari a circa 1,6 milioni. Stessa cifra all’incirca per i 4 mesi di Del Torchio. Una somma che l’azionista Confindustria non vuole sborsare. Preferendo, dunque, un’uscita volontaria da parte di Del Torchio. Ma al momento i bocciani non scorgono alcuna volontà da parte del capo azienda di lasciare il gruppo spontaneamente. Anche perché Del Torchio sente il sostegno dei cdr delle testate i quali gli riconoscono di aver iniziato a fare chiarezza e pulizia in alcune poste di bilancio che hanno condotto anche a far emergere una perdita nei primi sei mesi dell’anno pari a 49,8 milioni di euro. Operazioni contabili e svalutazioni che hanno fatto parlare i bocciani, invece, anche di un eccesso di drammatizzazione del bilancio del gruppo editoriale.
GLI SCENARI
D’altronde con in vista un aumento di capitale da circa 50 milioni (mentre nelle redazioni si paventano importi anche più alti) non può non esserci una sintonia totale tra l’azionista di maggioranza (Confindustria controlla con circa il 67% il gruppo editoriale) e l’amministratore delegato. Quindi – è la previsione che si coglie fra gli industriali più vicini a Boccia – sarà di sicuro nominato un nuovo amministratore e per il 14 novembre in prima convocazione (il 21 in seconda) ci sarà un nuovo consiglio di amministrazione.
I NOMI DEL PROSSIMO CDA
Confindustria ha depositato ieri ufficialmente la lista per il rinnovo del consiglio di amministrazione de Il Sole 24 Ore. Molti i banchieri e gli esperti di finanza. I nomi sono quelli di Giorgio Fossa, indicato anche come candidato presidente; l’ex dg Rai Luigi Gubitosi, Patrizia Micucci, numero uno in Italia di Société Générale che in passato ha seguito alcune operazioni come Parmalat-Lactalis con il marito, Fabio Cané, banchiere di Intesa Sanpaolo, la professoressa Luiss, Livia Salvini, in qualità di amministratori indipendenti. Poi ci sono l’imprenditore calabrese della liquirizia Pina Amarelli, il direttore generale di Confindustria Marcella Panucci, Massimo Tononi in uscita dalla presidenza di Mps, il presidente di Bnl Luigi Abete, gli imprenditori Edoardo Garrone e Carlo Robiglio, e Francesca Di Girolamo, vice direttore dell’area risorse umane e formazione di Confindustria.
LA LINEA DI BOCCIA
La linea confindustriale, come sottolineato da Boccia in incontri informali, è all’incirca questa: l’azionista deve fare l’azionista (cosa che in un passato anche recente non è avvenuto, come secondo Boccia ha ammesso anche lo stesso Squinzi, ex presidente di Confindustria ed ex presidente del Sole uscito in polemica dal cda con altri membri); l’amministratore delegato deve fare a tutti gli effetti il capo azienda (senza confusioni di ruoli ad esempio con il presidente, e non solo con il presidente); il direttore del quotidiano deve fare il direttore.
TEMPISTICA INCERTA
Fino a qualche giorno fa l’impostazione della Confindustria era quella di non intervenire sui vertici del quotidiano (si ricorderà che il direttore Roberto Napoletano è stato sfiduciato dalla redazione e che Boccia e il direttore generale di Confindustria Marcella Panucci incontrando i rappresentanti sindacali di alcune testate del gruppo avevano ribadito l’apprezzamento per il direttore confermandolo alla guida della testata) almeno fino al giorno del referendum costituzionale previsto per il 4 dicembre. Ora i piani potrebbero cambiare. E non sono escluse accelerazioni.
IL COMUNICATO E LE CRITICHE DEL 2011
Nel frattempo nelle redazioni continua il subbuglio. E’ datato 25 ottobre un comunicato del comitato di redazione in cui legge:
“Queste sono le ore più drammatiche nella storia del Sole 24 Ore. E quanto distanti dalla retorica di pochi mesi fa nelle celebrazioni per i 150 anni della testata. «L’ha detto il Sole» certo, ma adesso non vorremmo dovere scoprire «L’hanno fatto al Sole», tra indagini giudiziarie e inchieste amministrative. Sia le une sia le altre avranno il loro corso, ma i giornalisti e tutti i lavoratori del gruppo (gli impiegati, i poligrafici, i grafici) non possono che sottolineare con forza di essere altro dallo sfacelo dei conti (sicuro, purtroppo) e da quanto, non ce lo auguriamo, ovvio, potrà emergere di rilevante in ogni sede”.
In fondo al comunicato si allega l’intervento del cdr all’assemblea degli azionisti del Sole tenuta nel 2011 e si leggono di perdite di poco inferiori rispetto a quella emersa con la semestrale del 2016 – firmata da Del Torchio – che ha fatto registrare 49,8 milioni di euro di perdite. Ecco cosa diceva e scriveva il cdr sul bilancio 2011 del gruppo: “Per il secondo anno consecutivo, infatti, siamo qui a esprimere il nostro parere su un bilancio pesantemente in rosso. Il 2010, che doveva essere l’anno del rilancio dopo il disastroso 2009, si è chiuso al contrario con una perdita di 40 milioni di euro: il Gruppo ha così bruciato 92 milioni in due anni”.
I NUOVI TIMORI
Nelle redazioni del Sole, coloro che da tempo spulciano i conti fanno emergere altri interrogativi. Uno sul marchio e uno sugli avviamenti. Sul marchio, rivalutato in tempi recenti alzando così il patrimonio, il timore è che non possa valere quello che è stato indicato, specie dopo otto anni di perdite. Anche per gli avviamenti delle testate si rischierebbe di rivederli al ribasso, per lo stesso motivo, otto anni di perdite, e poi per la revisione della diffusione.
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LA LINEA DI BOCCIA DOPO L’AVVIO DELL’INCHIESTA DELLA PROCURA SUL SOLE
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