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Ilva e Tap, perché i manager stanno con Calenda

Non preoccupati, qualcosa di più. Perché per i manager industriali a Taranto si gioca molto più di una partita industriale. All’Ilva e alla sua crisi è legato a doppio filo il destino dell’Italia e anche la sua reputazione di Paese capitalista. E poco importa se nelle ultime ore si sta facendo strada l’ipotesi di un patto in extremis tra governo ed enti locali. Per Mario Cardoni (nella foto) direttore generale di Federmanager, conta solo una cosa. Il 9 gennaio i forni dell’Ilva non dovranno spegnersi, qualunque cosa succeda.

Cardoni, come vivono i manager industriali la crisi di Taranto?

Malissimo. Siamo preoccupati, preoccupatissimi. La politica si sta infilando ancora una volta in una situazione già di per se complicata… È davvero una situazione frustrante.

Frustrante?

Certo. Vede, oggi il settore dell’acciaio vive una congiuntura favorevole. Il rischio è che se l’Ilva chiude e poi riapre tale fase ciclica positiva sia già finita. E allora ci ritroveremmo con un’industria funzionante in una congiuntura cattiva…

Che idea si è fatta dei franco-indiani di Arcelor?

Che ce li dobbiamo tenere stretti. E questo per un motivo molto semplice. Ad oggi non mi pare ci siano in giro imprenditori italiani in grado di farsi carico dell’Ilva. Però penso anche un’altra cosa.

Prego…

Noi in Federmanager siamo molto preoccupati dal rispetto o meno delle regole Antitrust europee. Arcelor ancora non ci ha detto (Federmanager è parte del tavolo sindacale su Taranto, ndr) come intende garantire la produzione a Taranto e al contempo restare sotto il tetto del 40%. Perchè da questo si evince se la nuova proprietà vuole fare di Taranto un’eccellenza, oppure no. È un aspetto cruciale.

D’altronde c’è in ballo il destino di parecchi manager, che voi rappresentate…

Esattamente. Vogliamo, anzi pretendiamo, chiarezza dalla nuova proprietà.

State con Calenda o Emiliano?

Al 100% con Calenda.

Anche quando si infuria e dice che l’Italia è bloccata da mille ricorsi e cavilli?

Soprattutto quando fa così. Guardi che qui abbiamo un serio problema di credibilità, di reputazione sa?

Cioè?

Stiamo sempre a piangerci addosso che non riusciamo ad attrarre capitali. E poi, quando questi arrivano, gli mettiamo i bastoni tra le ruote. Non è una pazzia?

Arcelor ha chiesto più garanzie al governo, il quale dovrebbe mettere 2,2 miliardi…

Lo sa cos’è? Una dichiarazione di sfiducia al nostro Paese.

Lo chiedo anche a lei. Il Tap?

Gliela metto così. Secondo lei è giusto bloccare lo sviluppo del Paese per qualche ulivo? Io penso che gli italiani non abbiano capito una cosa.

Che cosa?

Che siamo obbligati a crescere. Parliamoci chiaro, ridurre il debito pubblico è un’utopia. L’unica cosa da fare è lavorare sul rapporto debito-Pil. Crescendo appunto.

Domani il premier Gentiloni farà il bilancio del suo governo nella conferenza di fine anno. Si aspetta che parlerà dell’Ilva?

Mi aspetto che lo faccia, sì.


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