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5G made in Cina, Di Maio rassicura il Copasir ma l’allerta resta alta

I pericoli derivanti dall’adozione del 5G cinese evidenziati a più riprese nei ‘warning’ Usa e le ripercussioni economiche e geopolitiche ipotizzate a seguito dell’adesione italiana al memorandum d’intesa sulla nuova Via della Seta (nel quale sono rimaste le telecomunicazioni) sono i due argomenti principali affrontati oggi al Copasir – il Comitato parlamentare di vigilanza sull’intelligence – , che per l’occasione ha ascoltato il vice premier Luigi Di Maio. Un’audizione nella quale il leader dei pentastellati ha provato a rassicurare la commissione, spiegando quanto messo in atto dall’esecutivo (con Golden power rafforzata e certificazione di prodotti Ict), ma che ha spinto comunque Palazzo San Macuto a chiedere di non abbassare la guardia su questi temi.

GLI INCONTRI DEL COPASIR

Si è trattato del secondo appuntamento su questi temi tenuto dall’organo presieduto da Lorenzo Guerini con un esponente col governo, dopo l’audizione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha tenuto per sé la delega ai servizi servizi segreti.
Di Maio, in qualità di ministro dello Sviluppo economico, è invece il titolare del dossier riguardante l’eventuale ruolo di colossi della Repubblica Popolare come Huawei e Zte nello sviluppo delle reti superveloci di nuova generazione del Paese.

L’AUDIZIONE DI DI MAIO

Durante la seduta, durata un’ora e mezza, Di Maio ha provato a rassicurare i parlamentari del Comitato, rappresentando le azioni messe in campo dall’esecutivo. Per quanto riguarda il 5G (sul quale ha recentemente accesso i riflettori anche il Garante Privacy), Roma ha finora deciso di non escludere a priori le aziende della Repubblica popolare cinese (sospettate di potenziale spionaggio da parte di Washington, soprattutto a causa di un articolo della Legge nazionale sull’intelligence che le obbliga a collaborare con le autorità di Pechino).
Più di un mese fa, attraverso una nota del ministero dello Sviluppo economico, è stata smentita l’intenzione di precludere alle aziende cinesi lo sviluppo della nuova tecnologia in Italia. Il governo però, ha ricordato Di Maio, ha proceduto nel frattempo all’istituzione di un nuovo Centro di valutazione e certificazione nazionale (Cvcn) presso l’Iscti del Mise, e all’estensione del Golden power – la normativa sulle prerogative ‘speciali’ che lo Stato può usare a difesa degli assetti societari nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché per le attività di rilevanza strategica in ambiti come l’energia, i trasporti e le comunicazioni – allargata alla stipula di contratti o accordi aventi ad oggetto l’acquisto di beni o servizi relativi alla progettazione, alla realizzazione, alla manutenzione e alla gestione delle reti inerenti i servizi” delle reti 5G, quando posti in essere con soggetti esterni all’Unione europea (che nel frattempo, attraverso una Raccomandazione della Commissione, sta provando a definire un approccio comune a livello continentale rispetto ai dossier cinesi).

IL COMMENTO DI GUERINI

Parole, quelle del vicepremier, che hanno convinto a metà il Copasir. Al termine dell’audizione, infatti, il presidente del Comitato Guerini, ha sottolineato che la commissione “ha espresso la sua preoccupazione rispetto alla posizione Usa che ha messo in guardia i suoi alleati, Italia compresa, rispetto ai rischi rappresentati dall’ingesso delle aziende cinesi nella partita del 5G e Di Maio ha rassicurato sull’esito della sua recente missione a Washington”. E se da un lato le azioni dell’esecutivo rammentate da Di Maio avrebbero mostrato “un’attenzione più matura rispetto a quanto emerso in precedenti occasioni”, dall’altro, ha detto ancora Guerini, l’invito al governo è di “mantenere alta l’attenzione su un tema così delicato” come quello delle reti 5G, perché “la sicurezza del Paese – ha sottolineato – deve venire prima di qualsiasi tornaconto economico”.

I DOSSIER ITALIA-CINA

Entrambi i dossier analizzati durante l’audizione – ha più volte ricordato Formiche.netsono, con sfumature diverse, da tempo all’attenzione dei servizi segreti, che dei rischi connessi alla pervasività dell’elemento tecnologico e dei risvolti del progetto infrastrutturale e politico per collegare Pechino all’Eurasia hanno parlato anche nell’ultima relazione del Dis al Parlamento, presentata a fine febbraio dai vertici del dipartimento alla presenza dello stesso Conte. Tutti i suggerimenti, negli anni, non sembrano però aver trovato ascolto dagli esecutivi che si sono succeduti e lo stesso pare accadere oggi.

LE TELECAMERE SMART A ROMA

Il 5G non è, in ogni caso, l’unico dossier tech a far discutere in queste ore. Ieri, presentando la seconda edizione dell’E-Prix di Roma, la sindaca della Capitale Virginia Raggi ha annunciato che Huawei installerà “lungo il percorso delle telecamere ‘intelligenti’ che rimarranno anche dopo la corsa. Stiamo cercando”, ha aggiunto, “di moltiplicare queste installazioni su Roma, abbiamo iniziato con la zona del Colosseo e proseguiremo con San Lorenzo e piazza Vittorio”, nel quartiere Esquilino, nel centro della città. Altre, almeno 15, resteranno all’Eur dopo l’appuntamento sportivo. Una prospettiva, questa, che diversi esperti di sicurezza sentiti da questa testata ritengono doverosa di maggiori approfondimenti, dal momento che il sistema di videosorveglianza ‘smart’ – si è spiegato durante la conferenza stampa – sarà collegato con le banche dati delle forze dell’ordine e permetterà non solo di riprendere la zona e di elaborare i dati sui flussi di traffico, ma di riconoscere persone ed oggetti.

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