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Reclutamento e formazione nella Pubblica amministrazione? Alcuni consigli al ministro Bongiorno

Il 14 maggio, in occasione delle iniziative del Forum Pa, il ministro della Funzione Pubblica Giulia Bongiorno ha dichiarato che (a) si prevede nei prossimi anni la necessità di sostituire circa 500mila pubblici dipendenti e che (b) per sostituirli si sta pensando ad una iniziativa che coinvolga le università.

COME FUNZIONA OGGI L’INGRESSO NELLE AMMINISTRAZIONI

Speriamo che sia la volta buona e che il reclutamento venga affidato non al meccanismo erratico e scoordinato dei concorsi. Erratico, perché i concorsi vengono banditi non a scadenze prestabilite ma su decisione delle singole amministrazioni, in tal modo impedendo una gestione programmata del turn over (in Italia il reclutamento nella Pubblica amministrazione avviene tradizionalmente a singhiozzo, con assunzioni in massa concentrate in periodi brevissimi cui fanno seguito lunghi periodi di non assunzioni). Il meccanismo dei concorsi è inoltre scoordinato perché ogni amministrazione si gestisce i suoi concorsi, con duplicazione di costi (i cercatori di impiego partecipano a più concorsi) e carenza di professionalità (i concorsi vengono gestiti non da specialisti nella selezione). Il fatto che il ministro della Funzione Pubblica abbia come traguardo l’opportunità di collegare il reclutamento all’università è una buona cosa. Non è chiaro se il collegamento tra reclutamento e formazione (non solo universitaria) sia concepito in maniera corretta.

Qui è l’occasione di pensare alla formazione duale detta anche in alternanza. Si tratta, se si vuole, del modello tedesco di formazione/reclutamento, quel modello cui si riconosce il merito fondamentale dell’efficacia dell’economia teutonica.

L’ESEMPIO TEDESCO

Mi permetto qui di richiamare brevemente le linee fondamentali di questo sistema. Ogni Land ha una o due (dipende dalla dimensione del Land) “Università di Tecnica Amministrativa” cui è demandato il reclutamento dei quadri dell’amministrazione. Queste Università utilizzano docenti prevalentemente provenienti dalla pratica dell’amministrazione. L’insegnamento avviene con il metodo dell’alternanza, di solito 3 mesi in aula cui seguono tre o quattro mesi di tirocinio pratico, ogni volta in una amministrazione diversa.

L’insegnamento in aula e il tirocinio (Prakticum) sono ben coordinati, così come è pianificato il sentiero dei tirocini nelle varie amministrazioni (Land, comune, amministrazione federale, notariato). Gli insegnanti, che provengono tutti dal mondo della pratica cui devono ritornare per lo meno periodicamente, vengono formati dal punto di vista didattico (sulle tecniche dell’andragogia, cioè dell’insegnamento agli adulti). I tutor sono egualmente oggetto di formazione. Un bravo direttore di un ufficio di urbanistica non è necessariamente un bravo tutor. Di solito i bravi quadri e dirigenti apprezzano la formazione didattica che ricevono perché essa permette loro di esplicitare le competenze che hanno maturato nel tempo ma che posseggono solo in maniera implicita.

L’accesso a queste Università di Tecnica Amministrativa è a numero chiuso. Di solito si ammettono all’entrata un 10% di studenti in più rispetto al turnover previsto, questo per scontare gli abbandoni e, soprattutto, i fallimenti durante il percorso di studi. Una volta terminato il corso di studi, i laureati entrano in una lista di idoneità. Le amministrazioni possono reclutarli direttamente senza alcuna formalità.

Va segnalato che dopo i primi tre semestri gli studenti devono superare una prova abbastanza pesante. Superata questa prova vengono considerati amtiert, cioè “funzionari” e ricevono una remunerazione minima ma che è superiore al contributo che da noi ricevono talvolta i tirocinanti.

I costi di questa formazione vengono tutti sostenuti dagli enti che reclutano i personaggi formati in questo modo. I tedeschi sono convinti che questo sistema, oltre a garantire funzionari giovani e di alta qualità, sia molto economico. Esso permette di reclutare dei funzionari che, dal primo giorno dopo l’assunzione, sono già in grado di operare autonomamente e non hanno bisogno di nessun affiancamento per imparare ad operare in pratica. Qui vanno fatte ancora due osservazioni.

PERCHÉ IL SISTEMA TEDESCO È UN RIFERIMENTO VALIDO PER LA NOSTRA PA

La prima osservazione riguarda il fatto che questo metodo è molto più efficace del sistema Ena che Macron vuole smantellare. E questo per due motivi. Innanzitutto perché riguarda tutti i quadri (equivalenti ai nostri funzionari) dell’amministrazione e non soltanto l’alta dirigenza. Poi perché permette di reclutare personale notevolmente più giovane degli enarchi. Il laureato tedesco entra in servizio subito dopo la laurea a 23 o 24 anni, mentre l’enarca entra in servizio dopo essersi laureato e aver superato il corso dell’Ena a circa 28 anni.

La seconda osservazione riguarda il fatto che questo metodo non è usato solo per i quadri (cui corrisponde un livello di studi universitari) ma anche per i livelli inferiori, quelli che nel nostro livello locale sono il livello C. Qui il metodo in alternanza è realizzato con dei “licei” di scienze amministrative. Il modello è lo stesso: numero chiuso e selezione all’entrata, docenti provenienti dalla pratica, formazione in alternanza. Qui l’alternanza tra aula e Praktikum non avviene a semestri ma a giorni della settimana, due o tre giorni in aula e tre o due giorni sul posto di lavoro. Il coordinamento tra aula e Praktikum è molto marcato. Anche qui il diplomato viene direttamente reclutato senza ulteriori formalità.

Mi auguro che il ministro Bongiorno voglia approfondire queste esperienze tedesche, non tanto per importarle passivamente quanto per avere un punto di riferimento e approfittare delle esperienze maturate altrove.

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