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Tutti i paletti (e i dubbi) del G7 su Libra di Facebook

Per le “stable coin” come Libra – la moneta digitale che Facebook e altre aziende intendono lanciare entro il prossimo anno – ci sono una serie di “preoccupazioni” a livello di regole e di sistema che vanno risolte prima che possano essere sviluppate, e che riguardano le “ripercussioni sulla sovranità monetaria” e “il funzionamento del sistema monetario internazionale”.
È questo il messaggio che nella sua dichiarazione finale il G7 Finanze riunitosi ieri e oggi a Chantilly, in Francia, ha indirizzato al termine del summit al colosso di Menlo Park e alle altre compagnie coinvolte nel progetto della cripto-attività.

I PALETTI DEL G7

Nelle indicazioni messe a punto nel documento elaborato dal gruppo di lavoro guidato da Benoit Coeure e che saranno finalizzate per il G7 finanziario di ottobre, si evidenziano tutti i dubbi e i paletti correlati alle stable coin (ovvero rappresentazioni in unità di misura digitali di un ‘basket’ pre-esistente di valori esterni, ad esempio depositi in valute tradizionali o obbligazioni).

I PUNTI CHIAVE

Quattro i punti chiave sulla questione, propedeutici a una possibile approvazione da parte dei regolatori. In primo luogo, è “imperativo che le autorità vigilino per definire i rischi e le implicazioni per il sistema finanziario globale”, da valutare in base al “rispetto degli standard regolari più rigorosi” e alla disponibilità a “essere soggetti a una supervisione” profonda e costante. Ma le stablecoin, Libra compresa, dovranno dimostrare anche “una solida base legale” in ognuna delle nazioni in cui opereranno, “illustrando in modo chiaro gli impegni” verso chi deterrà queste cripto-attività, nonché i rischi che il loro uso comporta. Altre condizioni richieste, infine, sono la “solidità” nella gestione operativa e nella difesa dagli attacchi informatici, e una gestione degli asset ‘collaterali’ (i già citati corrispondenti depositi in valute reali) “sicura, prudente, trasparente e coerente con gli impegni” presi nei confronti degli utenti.

LA POSIZIONE ITALIANA

Dopo i rilievi già fatti qualche settimana fa dal presidente della Consob Paolo Savona sul Sole 24 Ore (“Se le banche perdono il controllo dei sistemi di pagamento sono finite”, sul tema, al termine del vertice, si è espresso anche il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che ha riconosciuto come la stable coin di Facebook sia “la prima valuta globale con un possibile mantenimento di stabilità nel valore”, ma restano “rischi di tanti tipi” anche legati alla tecnologia. Sul piano internazionale, ha rimarcato, “alcuni pensano che si debbano fare grandi progressi in materia di efficienza dei pagamenti cross border” e questa “proposta privata sicuramente” ha “un potenziale”. Restano comunque “altri rischi” come quello di una ‘sovranità limitata’ o della ‘fiducia’ sulla valuta digitale. Un altro rischio, ha poi detto, è legato al fatto “che questa valuta è chiaramente mantenuta stabile nei confronti di un basket di monete, ma ci sono tanti Paesi che non controllano il paniere di valute” destinato a mantenere stabile il valore del cripto-asset “e a questo punto ci sarebbero dei problemi di democrazia”. Gli altri aspetti da tenere presente sono: “riciclaggio, evasione fiscale, terrorismo, privacy e cyber risk”. Tutte le problematiche, ha concluso, verranno affrontate “con grande attenzione a un livello politico e istituzionale nel G7, durante il quale verrà prodotto un rapporto, ma in collegamento col G20 – perché chiaramente questo copre uno spazio più ampio – e dal Financial Stability Board”.

OPPORTUNITÀ E RISCHI

I timori espressi in ambito G7 (e recentemente anche dalla Fed e dal Congresso americano) sono in parte condivisi degli esperti, che evidenziano opportunità e rischi legati a uno sviluppo incontrollato delle stable coin. Con Libra – ha spiegato a Formiche.net il professor Ernesto Damiani, presidente del Cini, il Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica – Facebook “ha fatto una scommessa: creare un proprio ambito economico in cui può sia operare direttamente come fornitore di servizi, generando ricavi senza costi finanziari per gestire i pagamenti, sia estrarre valore dal funzionamento stesso del sistema attraverso il costo per transazione”. Il progetto, ha aggiunto, potrebbe avere risvolti positivi, soprattutto per gli utenti, perché “sui social network” viene “finalmente attivato un flusso di valore che è potenzialmente indipendente dall’harvesting dei comportamenti e dal marketing mirato”. Tuttavia, ha rimarcato, allo stesso tempo questo processo rappresenta un campanello d’allarme per la politica ma soprattutto per le banche, che non possono “combatterlo frontalmente”, ma debbono “invece parteciparvi da protagonisti, per tutelare se stesse e la propria clientela”.



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