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Caro Presidente, essere anti Salvini non basta per un governo. Firmato Ippolito

La nostra è una democrazia parlamentare. Lo sanno anche i bambini. L’espressione significa che il popolo è sovrano, essendo la sovranità stessa gestita dai parlamentari eletti. Se la democrazia diretta ha come rischio il plebiscito, la democrazia rappresentativa ha il suo male nel trasformismo.

Quest’ultimo produce uno scollamento tra potere e popolo, causando un dannoso conflitto tra democrazia e repubblica.

La trattativa pessima tra M5S e Pd per formare un nuovo governo e una nuova maggioranza politica è sotto gli occhi di tutti. L’unico collante, oltre l’ambizione personale e professionale dei protagonisti, è l’anti salvinismo.

Il vero salvacondotto è soprattutto il calendario imposto da Mattarella, e il ruolo di garanzia che egli è chiamato a svolgere.

Lo spaccato è veramente impopolare, specialmente perché tutti hanno capito che l’utopica discontinuità di Zingaretti si infrange contro il muro della sopravvivenza di deputati e senatori renziani e grillini, interessati solo a se stessi.

L’appello, quasi l’afflato di speranza, è che il Presidente della Repubblica tenga presente l’anomalia che si sta perpetrando davanti ai cittadini, una distorsione che invoca non tanto il suo compito di garante della Costituzione, quanto quello, ancora più rilevante, di supremo rappresentante dell’unità nazionale.

Il nascente governo, infatti, è un errore specialmente perché spaccherebbe l’Italia in due orizzontalmente, avendo tutto il centrodestra completamente contro, e verticalmente, amplificando il sinistro iato tra la gente comune e la politica politicata.

È vero che il Quirinale conduce i giochi e non decide, ma può comunque scegliere per ragioni morali di non avallare una soluzione che non ha alcuna credibilità sostanziale e alcun rapporto con la volontà popolare.

D’altronde, neutralità significa sempre oggettività. E neutralità vuole che si vada presto ad elezioni con un governo di garanzia. In questa funesta trattativa giallorossa vi è, infatti, la spettacolare esibizione mediatica di interessi opportunisti soggettivi, senza il minimo riferimento oggettivo al bene comune, che stanno facendo tanto male, anche soltanto così, alla nostra democrazia.

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