Un marzo così non lo si scorderà facilmente. Arriva il bilancio di Bankitalia sul primo mese di lockdown. “A marzo la produzione industriale avrebbe subito una contrazione pari a circa il 15%”, hanno spiegato il capo della Vigilanza di Bankitalia, Paolo Angelini, e il responsabile del servizio Stabilità finanziaria, Giorgio Gobbi, ascoltati in commissione di inchiesta sul sistema bancario, questa mattina. Un crollo verticale della produttività, che per un Paese che vive di manifattura, come il nostro, rappresenta un impatto violento sulla ricchezza nazionale, dunque sul Pil.
Gli indicatori ad alta frequenza “usati per l’analisi congiunturale concordano nel suggerire un calo dell’attività economica di proporzioni eccezionali in tutto il mondo. In Italia a marzo i consumi di elettricità e di gas nel settore industriale si sono ridotti di circa il 15% rispetto a un anno prima”.
Imprese ferme però non vuol dire solo crollo della produzione, ma anche liquidità che si assottiglia. Anche su questo Bankitalia ha lanciato un allarme. “Le nostre stime indicano che tra marzo e luglio il fabbisogno aggiuntivo di liquidità delle imprese possa raggiungere i 50 miliardi (Confindustria, pochi giorni fa ne aveva stimati 30, ndr). All’avvio dell’emergenza sanitaria l’economia italiana non si era ancora interamente ripresa dalla doppia recessione degli scorsi decenni ed era in sostanziale stagnazione. Pure in questo contesto, le condizioni finanziarie di famiglie e imprese erano complessivamente solide e le banche, che avevano superato una lunga fase di difficoltà, stavano rafforzando i propri bilanci”.
Di qui, un esplicito invito al governo. “È necessario assicurare un rapido dispiegamento degli strumenti di contrasto dell’emergenza approvati dal governo, ad esempio potrebbero essere considerate modalità di tracciamento dei finanziamenti erogati, quali l’obbligo di convogliare i finanziamenti con garanzia pubblica su conti dedicati”.
Per quanto riguarda il sistema bancario, secondo Bankitalia “i chiarimenti in materia di capitale consentono alle banche di tirare su risorse patrimoniali per un ammontare pari a quasi quattro punti percentuali di CET1 ratio (il rapporto tra il capitale di qualità primaria e le attività ponderate per il rischio). Il capitale così liberato dovrà essere utilizzato per sostenere l’economia mantenendo intatta la robustezza del sistema”.
Proprio ieri il Fondo monetario internazionale ha stimato per il nostro Paese un crollo del Pil del 9% nel 2020. Numeri che però l’economista Jean-Paul Fitoussi, intervistato da Formiche.net, ha invitato a prendere con le molle. Una cosa è certa: la politica deve smetterla di litigare, i soldi ci sono come spiegato chiaramente da un pool di economisti in un paper diffuso sempre oggi dalla School of European Political Economy della Luiss.