Skip to main content

Corsa alla liquidità. Btp Italia, Covid bond e prestiti garantiti. A che punto siamo?

In assenza di certezze su Mes e sugli altri strumenti di interventi europei, lo Stato comincia a fare cassa e si prepara a finanziare tutte le misure del governo per fare fronte all’emergenza coronavirus.

Il Tesoro ha aggiornato le Linee guida della gestione del debito pubblico 2020 che erano ferme a una situazione di crisi economica (si veda su Formiche.net Il governo galleggia. La sfida resta quella dei mercati del 11-1-2020) ma non nelle proporzioni di oggi. Il dipartimento del ministero dell’Economia guidato da Roberto Gualtieri “intende intende gestire le esigenze di finanziamento aggiuntivo per l’anno 2020”. Quindi il decreto Cura Italia (quello liquidità e a costo zero) e dl di aprile.

Sempre su questo fronte la Cassa depositi e prestiti ha collocato un social bond senior, di fatto l’emissione di un Covid Bond da un miliardo di euro complessivi (500 milioni con scadenza tre anni e altri 500 con scadenza sette anni) per finanziare le misure per l’emergenza legata all’epidemia. Tra gli strumenti in dirittura d’arrivo, c’è una riedizione dei Btp Italia “che sarà proposto attraverso le modalità standard utilizzate finora”. Quindi nel corso dell’anno i risparmiatori possono aspettarsi una nuova emissione di Btp Italia con durata 4, 6 o 8 anni, rendimenti legati all’inflazione e un premio fedeltà per chi non cederà il titolo fino alla scadenza.

Poi ci sarà un “nuovo strumento di tipo nominale” che lo stesso dipartimento del Tesoro definisce “particolarmente semplice e privo di meccanismi di indicizzazione, specificamente dedicato agli investitori retail, che potrà essere proposto in più occasioni durante l’anno”. Quindi un titolo a rendimento fisso, legato all’emergenza virus, che potrà essere offerto a più riprese, ogni volta che ci sarà la necessità di finanziare la spesa pubblica per l’emergenza sanitaria ed economica da pandemia.

Le misure prese dal governo sono al momento quasi completamente in deficit. C’è il primo decreto di marzo, il Cura Italia, che vale 25 miliardi quasi tutti da finanziare. Poi il decreto liquidità che in realtà è a costo zero. Ma è in arrivo il decreto di aprile e si prevede un costo da 40 miliardi, completamente in deficit.

Sulla necessità di fare misure di spesa più coraggiose rispetto al decreto liquidità ieri si sono fatti sentire l’economista Pasquale Lucio Scandizzo dell’Università di Tor Vergata e l’ex ministro dell’Economia Giovanni Tria che in un intervento su Formiche.net hanno chiesto, oltre ai prestiti garantiti, un “diretto risarcimento alle imprese delle mancate entrate per il periodo di totale o parziale lockdown”. Quindi un trasferimento di debito dalle aziende in difficoltà allo stato. Ricetta costosa, ma anche l’unico modo, secondo l’economista e ex ministro, in grado di mantenere in vita aziende che rischiano la chiusura.

La necessità di trovare risorse per finanziare le misure anti crisi sarà uno dei temi dei prossimi mesi. Tra le proposte che sono state fatte c’è il contributo di solidarietà a carico dei redditi sopra gli 80 mila euro (Graziano Delrio del Pd), un prestito “di guerra” remunerato con crediti di imposta. Poi, appunto i titoli di stato destinati alle famiglie. Ma anche quest’ultima ricetta non piace a tutti. Il capo della vigilanza di Banca d’Italia Paolo Angelini teme ad esempio che “uno spostamento massiccio di questa liquidità dai depositi bancari ai titoli di Stato”, possa “creare problemi sul fronte del passivo delle banche”. Spostare risparmi delle famiglie sui covid bond rischia di penalizzare la patrimonializzazione delle banche.



×

Iscriviti alla newsletter