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Cosa insegna il caso della nave militare iraniana made in Italy. Parla Brodsky

Il caso del cargo italiano che sarebbe diventato una nave da guerra dei Pasdaran ha acceso il dibattito sui prodotti dual-use. Due diligence e conoscenza dell’acquirente possono proteggere le aziende, spiega Jason Brodsky dell’organizzazione no-profit e bipartisan United Against Nuclear Iran, che si batte affinché Teheran non raggiunga l’arma atomica

Sul caso della nave-traghetto costruita in Italia (con ombre cinesi) nel 1992 che sarebbe diventato una nave da guerra dei Pasdaran iraniani (Irgc) armata con droni, elicotteri e missili da crociera si sono accesi anche i riflettori degli Stati Uniti.

PROPAGANDA (ANCHE) INTERNA

La presentazione da parte dei Pasdaran della nave da guerra Shahid Roudaki ha elementi di propaganda nazionali e internazionali, spiega a Formiche.net Jason Brodsky, policy director dell’United Against Nuclear Iran (Uani), organizzazione no-profit e bipartisan (il ceo è l’ex ambasciatore di rito repubblicano Mark Wallace mentre il presidente è l’ex senatore democratico Joe Lieberman) che si batte affinché Teheran non raggiunga l’arma atomica. A livello internazionale l’intento evidente è quello di una dimostrazione di forza in un periodo di debolezza del regime, dei suoi servizi d’intelligence e delle sue forze armate. A livello nazionale, invece, Brodsky nota che “l’annuncio è stato fatto solo pochi giorni prima della commemorazione della Giornata della Marina in Iran. Potrebbe essere stato inteso, in parte, come un modo per competere con la Marina di Artesh” (cioè il servizio “regolare” delle forze armate iraniane).

IL PERICOLO DUAL-USE

Nel caso della nave-traghetto italiana Brodsky pone l’accento sulla questione dual-use (prodotti che possono avere utilizzi sia civili sia militari), attorno alla quale l’onorevole Antonio Zennaro, membro del Copasir, ha presentato un’interrogazione al governo. “Questo caso”, spiega l’esperto, “dimostra i rischi di fare affari con l’Iran. Il regime impiega abitualmente società di facciata per mascherare l’utente finale iraniano. Di conseguenza, un venditore italiano può finire per fare affari inconsapevolmente con organizzazioni sotto sanzioni come l’Irgc”. E non è un caso isolato. “L’Iran ha già utilizzato tali tattiche in Europa”, continua Brodsky. “Le agenzie di intelligence in Germania segnalano regolarmente casi in cui l’Iran si impegna in transazioni evasive per acquistare beni dual-use”. Come affrontare questi rischi? “La due diligence rafforzata e persino la pratica del Know-Your-Customer’s-Customer sono strumenti importanti che gli europei possono utilizzare”, risponde l’esperto.

IL FUTURO DEL NUCLEARE IRANIANO

Abbiamo chiesto a Brodsky anche quale impatto potrebbe avere l’omicidio mirato di Mohsen Fakhrizadeh, lo scienziato Pasdaran ritenuto il padre dei programmi nucleari di Teheran. Secondo l’esperto si tratta di “una battuta d’arresto per la ‘conoscenza istituzionale’ dell’Iran sull’arma nucleare, e in questo senso può aiutare l’amministrazione Biden e i suoi alleati a costruirsi una leva contro il regime. Ma questo non significa che il programma nucleare iraniano sia scomparso insieme alla morte di Fakhrizadeh. Si lascia alle spalle una burocrazia e una rete radicate che probabilmente gli sopravviveranno”.

COSA CAMBIERÀ CON BIDEN

“Per l’Unione europea e la futura amministrazione Biden, la morte di Fakhrizadeh è un ulteriore promemoria delle preoccupanti attività dell’Organizzazione per l’innovazione e la ricerca difensive”, continua Brodsky con riferimento all’ente fondato proprio da Fakhrizadeh e coinvolto nella corsa alle armi nucleari (e per questo sotto sanzioni statunitensi). Joe Biden ha ribadito al New York Times l’impegno a rientrare nell’accordo nucleare Jcpoa nel caso in cui Teheran tornasse a rispettare rigorosamente i patti. Ma si è anche lasciato scappare che dopo i recenti sviluppi “sarà difficile”. In ogni caso, spiega Brodsky, l’ultima parola sull’impegno con l’Occidente spetterà alla guida suprema Ali Khamenei, visto che, nota l’esperto, il presidente Hassan Rouhani è “un’anatra zoppa” e probabilmente “dovrà subire ancora più pressioni da parte degli intransigenti” l’assassinio dello scienziato.

IL DOSSIER HEZBOLLAH

A settembre, l’ambasciatore statunitense Nathan Sales, coordinatore dell’antiterrorismo, aveva rivelato che ingenti quantità di esplosivo (nitrato d’ammonio) di proprietà di Hezbollah, proxy sciita di Teheran, erano stati scoperti o distrutti in Francia, Grecia ed Europa. Su questo fronte Brodsky spera che “l’amministrazione Biden sfrutti lo slancio dell’amministrazione Trump e continui il suo importante lavoro per convincere sempre più Paesi dell’Unione europea a inserire nella lista nera l’intera organizzazione Hezbollah” superando la “distinzione fittizia” tra il ramo politico e quello militare. “Che persino i leader di Hezbollah rifiutano”.

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