Skip to main content

Draghi tra legame atlantico e autonomia strategica europea. Il focus di Formiche.net

L’arrivo di Joe Biden e Mario Draghi sulla scena globale ridisegna la strategia europea nei rapporti transatlantici. Ma la prima rivoluzione è interna alla Ue, con l’Italia che deve tornare ad avere un ruolo di primo piano insieme a Francia e Germania. Analisi, commenti e scenari sul nuovo assetto geopolitico

Nel Consiglio europeo che si è chiuso ieri, l’Italia di Draghi ha potuto misurarsi con le sfide geopolitiche che l’attendono nei prossimi mesi. Da una parte la dottrina dell’autonomia strategica europea propugnata da Macron, dall’altra un rafforzamento del legame con gli Stati Uniti che passa per una rinnovata fiducia nella Nato come punto di incontro tra partner transatlantici. E proprio i cambi della guardia a Washington e Roma permettono di conciliare questi due fronti apparentemente antitetici.

Draghi ha ribadito che il rafforzamento dell’Unione europea deve procedere in complementarietà con la Nato. Per questo, le due organizzazioni rafforzeranno la collaborazione su mobilità militare, minacce ibride, sicurezza cyber e vicinato (compreso il cosiddetto fronte sud). L’Ue sarà più autonoma per rafforzare il fronte euro-atlantico, approfittando anche della nuova amministrazione di Joe Biden.

Sull’atlantismo che torna protagonista con il governo Draghi, e su come potrà tenere insieme un rinnovato impegno europeo con lo stretto legame con la nuova Amministrazione, Formiche.net ha dedicato vari approfondimenti.

PANARARI: L’ATLANTISMO DI DRAGHI È UNA FILOSOFIA POLITICA A TUTTI GLI EFFETTI

“L’atlantismo, insieme all’europeismo e all’ambientalismo, fornirà la stella polare della navigazione dell’esecutivo di Mario Draghi. Un “governo di salute pubblica” anche sotto questo profilo, dopo gli sbandamenti a corrente alternata in politica estera dei governi Conte 1 e 2, che hanno lasciato trasparire degli orientamenti a volte pro-Cina e a volte pro-Russia, destando preoccupazione nei policy-makers e negli addetti ai lavori”. Questo ha scritto Massimiliano Panarari, professore di sociologia, su Formiche.net

“Il tramonto di un’Amministrazione statunitense neo-isolazionista e “sovranista”, e la sua sostituzione con una di segno liberal, ha rappresentato una finestra di opportunità per un riallineamento del nostro Paese rispetto al suo sistema genetico di relazioni internazionali. E Draghi costituisce l’interprete esemplare di questa fine della stagione di disallineamento, all’insegna di una visione di euro-atlantismo.

L’atlantismo di Draghi è, dunque, anche una filosofia politica a tutti gli effetti, che innerva la sua visione di tecnico-politico (e non di “tecnocrate puro”, come lo dipinge una certa vulgata antipatizzante). E che offre un punto di caduta – certo, tutt’altro che scontato – per la maggioranza che sosterrà il suo governo (specie quanto maggiormente larga si rivelerà).

Una concezione dell’Occidente e delle sue acquisizioni (dal razionalismo alla centralità della scienza e della tecnologia, dall’idea di progresso a quella di coesione sociale) che è anche una netta e chiara vision della politica.”

CARACCIOLO: DRAGHI DOVRÀ SISTEMARE I RAPPORTI IN EUROPA E POI ATTIVARE I SUOI LEGAMI ATLANTICI

Per Lucio Caracciolo, direttore di “Limes”, quello atlantico è l’unico legame forte che possiamo permetterci.

“Draghi ha due piedi nel mondo atlantico, un solido rapporto con gli americani ma anche con i francesi e i tedeschi. Con Berlino non ci saranno intoppi finché prevarrà la linea Merkel, che poi è quella del nuovo capo della Cdu Armin Laschet. Diverso se la Germania dovesse slittare su posizioni nazionaliste, o perfino anti-italiane. Per recuperare terreno dobbiamo muoverci bene in Europa. Capire dove vogliono andare francesi e tedeschi, rafforzare il triangolo con Parigi e Berlino. È nel nostro come nel loro interesse.”

STEFANINI: TRA DRAGHI E BIDEN C’È UNA CORRISPONDENZA QUASI PERFETTA

L’ambasciatore Stefano Stefanini, già rappresentante permanente dell’Italia alla Nato, ha sottolineato l’unità di intenti dei nuovi leader a Roma eWashington: “dai vaccini ai cambiamenti climatici, c’è una corrispondenza quasi perfetta”. Tre passaggi sono fondamentali per l’Italia. “Il Global Health Summit in programma il prossimo 21 maggio a Roma, la co-presidenza italiana del Cop-26 di Glasgow sul Clima, e infine la presidenza italiana del G20.  Con questi tre appuntamenti, una leadership tedesca che rimarrà in sordina fino a dopo le elezioni di settembre e un premier italiano con un grande peso specifico possiamo rimetterci in gioco ai tavoli internazionali che contano”.

MANCIULLI: ANCORAGGIO EURO-ATLANTICO

Secondo Manciulli, presidente di Europa Atlantica, “non si può non ascoltare l’appello del capo dello Stato di fronte a una situazione così straordinaria, per l’Italia e per il mondo”. E così “occorre unire tutte le forze che democraticamente credono a una certa idea delle istituzioni e di legame euro-atlantico, che in questo momento è di certo importante ribadire”. Mario Draghi, ha aggiunto, “rispecchia in pieno questo orizzonte”. D’altra parte, “al di là dei singoli episodi, a prescindere da chi la governa, l’Italia non può che avere un ancoraggio euro-atlantico”. Con Draghi, ha notato Manciulli, “questa tendenza si rafforza, per un Paese che sa bene da che parte stare nel contesto internazionale, a cominciare dal capo dello Stato”.

VARVELLI: IL PROFILO GIUSTO

Draghi è l’uomo giusto per affrontare le varie sfide internazionali. “Il mondo in cui ha gestito la crisi economica nel 2012 rende chiaro che può essere l’uomo giusto per porsi come referente importante per l’Europa, e anche per gli Stati Uniti, luoghi presenti nella sua vita, formativa e professionale”, ha detto Arturo Varvelli, direttore dell’ufficio romano dell’European Council on Foreign Relations (Ecfr). In altre parole, “Draghi incarna le due principali direttrici di ancoraggio della politica estera italiana”, ha aggiunto l’esperto. Certo, c’è anche l’altro lato della medaglia, “il solito sospetto con cui viene vista l’Italia per i cambi frequenti di governo e l’instabilità cronica della sua politica”.


×

Iscriviti alla newsletter