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Propaganda russa, quanto siamo vaccinati? Il faro del Copasir

Il deputato responsabile Sicurezza del Pd e componente del Copasir Enrico Borghi annuncia una nuova proposta di indagine del comitato sulla propaganda russa (e non solo) sui vaccini e Sputnik V, a un anno dall’infodemia sulle mascherine. Intanto Draghi, Bonaccini e Breton gelano la “Campania di Russia” di De Luca

Un perfetto dejavu. Un anno fa il Copasir lavorava a un rapporto sull’ “infodemia” in Italia. Nel mezzo dell’emergenza sanitaria, tra aerei cargo pieni di mascherine da Shanghai e carri russi in marcia sulla Pontina, il comitato aveva suonato un campanello d’allarme. E, con un rapporto di trenta pagine, denunciato una campagna di disinformazione russa e cinese in Italia, tra cui un’ondata di bot filocinesi su twitter svelata da Formiche.net.

Un anno dopo rieccoci qui. La pandemia non è passata, e neppure le fake news. Solo che ora hanno un altro obiettivo: i vaccini. Enrico Borghi, deputato del Pd chiamato da Enrico Letta in segreteria come responsabile Sicurezza e componente del Copasir, riaccende una spia. “A un anno dalla infodemia lanciata contro l’Italia dall’estero, siamo ancora in presenza di disinformazione organizzata, stavolta sui vaccini?” si chiede su twitter. Poi lancia una nuova iniziativa: “È opportuno che il Copasir apra un focus sul tema. Lo proporremo”.

Il deputato dem, autore del rapporto del Copasir dell’anno scorso, posta un articolo di Formiche.net sull’ultimo colpo di coda della propaganda del Cremlino sul vaccino russo anti Covid-19 Sputnik V. Un articolo in bella vista sulla versione inglese di Russia Today, l’agenzia stampa più amata da Vladimir Putin, che dà voce alle (presunte) grida di dolore di alcuni piccoli centri in Lombardia e in Emilia-Romagna alla ricerca di un carico di dosi del farmaco russo.

Alla causa viene arruolato (suo malgrado) anche il premier Mario Draghi, di cui si riporta solo una parte delle dichiarazioni in conferenza stampa, quella in cui l’ex banchiere centrale avvisa che l’Italia farà da sé in caso di inerzia dell’Ue. Neanche un cenno alla reprimenda che Draghi ha riservato al governatore della Campania Vincenzo De Luca, che tramite una società partecipata della regione, Soresa, ha acquistato un lotto di vaccini Sputnik (con un contratto condizionato al via libera dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco).

La linea Draghi, che poi è quella del Commissario Ue a capo della task force vaccini, Thierry Breton, è di ben altro tenore: nessuno si muova prima dell’Ema. “Non voglio destabilizzare le nostre catene di produzione che sono concentrate al 100% sui vaccini già approvati”, ha chiuso oggi il francese.

A metterci una pietra su ci ha pensato il presidente della Conferenza Stato-Regioni e governatore dem dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, “nessuna regione può acquistare vaccini per conto proprio”, ha tuonato ospite a Mezz’Ora in più.

De Luca però è ancora “in guerra” e non molla la “Campania di Russia”: “Si può tranquillamente testarne l’efficacia in un mese, non in 6”. Neanche a dirlo, la notizia ha già fatto il giro della stampa russa, con ampie paginate su Sputnik e Russia Today.

Per non parlare del profilo ufficiale su twitter di Sputnik V, attivo ormai da un mese, con tanto di spunta blu e un fiume di post al giorno. Twitter non si è posto il problema di segnalarlo come profilo governativo, perché formalmente il rinomato Istituto Gamaleya che lo ha sviluppato è privato, anche se lo ha fatto insieme a due centri del Ministero della Difesa russo, il 33 e il 48, finiti sotto sanzioni Usa con l’accusa di “fabbricare armi di distruzioni di massa”.

Da mattina a sera il profilo fa propaganda per il vaccino russo, e ingaggia ogni giorno un duello a suon di tag con chi esprime perplessità, o anche solo cautela, per l’utilizzo di Sputnik V. L’ultima vittima illustre è il presidente Emmanuel Macron. Senza troppi giri monsieur Le President ha bastonato il vaccino di Mosca, “serve solo alla propaganda”, guadagnandosi un cinguettio stizzito di ritorno, “rendere i vaccini apolitici è la nostra migliore speranza”.

Due giorni prima il profilo ha rilanciato Matteo Salvini, il leader leghista intento a velocizzare le pratiche (anche) per il vaccino russo. Nella marea di retweet, ha notato sul Mattino Valentino Di Giacomo, spunta una marea di account no-vax, no-Ue, no-Usa, non dissimili da quelli già noti ai Servizi italiani quando fu svelata una campagna di troll russi per orientare il dibattito sulle elezioni del 2018. Anche su questi il comitato di Palazzo San Macuto accenderà un riflettore.



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