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Cingolani sfida gli ambientalisti “radical chic” e apre al nucleare

“Il mondo è pieno di ambientalisti oltranzisti che sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati”, dice il ministro della Transizione ecologica invitando a “guardare i numeri” e non chiudersi ideologicamente alle nuove tecnologie atomiche

Non considerare il nucleare è “da follI”. Parola di Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, che ha tenuto una lezione agli studenti della scuola di formazione politica “Meritare l’Europa” di Italia Viva a Ponte di Legno.

Questo perché in tema di nucleare, ha spiegato, “si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante. Ci sono Paesi che stanno investendo su questa tecnologia, non è matura, ma è prossima a essere matura. Se a un certo momento si verifica che i chili di rifiuto radioattivo sono pochissimi, la sicurezza elevata e il costo basso è da folli non considerare questa tecnologia”.

Poi l’affondo ai critici del nucleare: “Nell’interesse dei nostri figli è vietato ideologizzare qualsiasi tipo di tecnologia”, ha detto il ministro Cingolani. E ancora: “Il mondo è pieno di ambientalisti radical chic ed è pieno di ambientalisti oltranzisti, ideologici: loro sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati, se non facciamo qualcosa di sensato. Sono parte del problema”. E infine, l’invito ad affrontare il tema senza ideologie: “Se non guardate i numeri rischiate di farvi male come mai successo in precedenza”.

Il ministro Cingolani, che ha incassato il plauso del leader di Italia Viva ed ex presidente del Consiglio Matteo Renzi (speriamo porti le slide al presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe  Conte così avrà “ la possibilità di imparare qualcosa di nuovo e di rifletterci sopra”, ha detto), ha poi richiamato alla necessità di una transizione ecologica che “deve essere sostenibile”: “Non si può ridurre la CO2 chiudendo da domani le fabbriche di auto, mettendo sul lastrico milioni di famiglie”, ha avvertito.

Le sue parole hanno suscitato molte reazioni. C’è chi le ha accolte con favore – un esempio su tutti il quotidiano Libero diretto di Alessandro Sallusti che ha deciso di aprirci l’edizione odierna. E chi le ha criticate. Come Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde: “Cingolani insulta il mondo ecologista e ha aperto una campagna di paura contro la transizione ecologista, per fermare la modernizzazione e difendere gli interessi delle lobby del petrolio”, ha detto attaccando duramente il ministro.

Le cui dichiarazioni, però, raccontano un clima che sta cambiando.

Su Formiche.net Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, commentando la scelta di John Kerry come inviato del presidente statunitense Joe Biden per il clima, ne sottolineava la conversione al nucleare: ”come sta capitando da un po’ di anni fra gli ambientalisti americani, anche lui ne ha riconsiderato il ruolo nel percorso verso la decarbonizzazione”, notava l’esperto richiamando un intervento all’MIT del suo Massachusetts in cui spiegava che il nucleare è indispensabile per raggiungere gli obiettivi di Parigi.

Più recentemente, sempre su Formiche.net, Corrado Clini, già ministro dell’Ambiente, invitava il G20 Clima (tenutosi a fine luglio a Napoli) a inserire una valutazione sulle prospettive del nucleare. Secondo il rapporto “Net Zero 2050” dell’Agenzia internazionale dell’energia il nucleare, e in particolare quello di nuova generazione, è “fondamentale” per assicurare il backup a zero emissioni delle fonti rinnovabili sia nella transizione sia nel lungo termine, ricordava Clini.

Come evidenziato su queste pagine, la volontà politica e gli investimenti che la strategia europea Fit for 55 incanala verso le rinnovabili sono virtuosi. Tuttavia, molti esperti ritengono gli obiettivi assolutamente irrealizzabili senza ricorso a tecnologie “ponte” come gas e nucleare. Specie perché l’Europa intende alzare gradualmente il prezzo dell’energia “sporca” per disincentivarne l’uso, cosa che già grava sulle bollette elettriche. Il mercato del carbone europeo (dove viene stabilito il prezzo dei “permessi di inquinamento”) manda segnali chiarissimi: lunedì il costo di una tonnellata di CO2 ha sfiorato la cifra record di 61 euro.

Il clima sta cambiando. Anche quello industriale. Non resta che vedere se cambierà quello politico che sbloccare una situazione bloccata su posizioni anti nucleare dai referendum del 1987 e del 2011.



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