Conversazione con la coordinatrice romana di Azione e candidata all’Assemblea Capitolina, Flavia De Gregorio: “Calenda è l’unico capace di riuscire a realizzare ciò che ha promesso”. Eventuale sostegno a Gualtieri al ballottaggio? “Nessun apparentamento, ma non ce ne sarà bisogno: al secondo turno andremo noi”
Non è finita finché non è finita. Anzi, la partita per il Campidoglio è più aperta che mai, almeno stando alle parole della coordinatrice romana di Azione e consigliera al primo municipio della Capitale, quello del centro storico, Flavia De Gregorio. “A Roma servono spiccate competenze manageriale e Carlo Calenda è l’unico che le abbia, l’unico capace di riuscire a realizzare ciò che ha promesso in campagna elettorale”, ha affermato in questa conversazione con Formiche.net De Gregorio, che si candida all’Assemblea Capitolina, in tandem con l’ex consigliere comunale Pd di lungo corso Dario Nanni, nella lista civica del leader di Azione.
De Gregorio, partiamo con una domanda un po’ fuori dai denti. Ma a Roma vi siete candidati autonomamente per contarvi e posizionarvi a livello nazionale oppure pensate sul serio di avere qualche chance?
Sembrerà forse scontato che lo dica io, ma sono convinta davvero che Carlo Calenda possa arrivare al ballottaggio. Sono dieci mesi che giriamo per la città e riscontriamo ogni giorno che passa più attenzione e più interesse da parte dei cittadini. Roma ha bisogno di una scossa e Calenda è il sindaco giusto per farlo.
Perché?
Il nostro slogan, non a caso, è “Scegli un sindaco, non un partito“: gli altri candidati appartengono tutti alle forze politiche che hanno contribuito a paralizzare Roma negli ultimi quindici anni. Ma per sfidare l’intreccio di interessi e cambiare la città bisogna essere indipendenti. E noi siamo gli unici a poterlo rivendicare.
Quindi ci credete davvero?
Certamente, glielo ripeto. La nostra è una candidatura per vincere. Se non fosse così, non avremmo fatto un lavoro di ascolto, di proposta e di studio tanto lungo e articolato. Abbiamo scritto un programma di oltre duemila pagine con approfondimenti municipio per municipio e quartiere per quartiere: con tutto il rispetto, ben altra cosa se paragonato ai documenti presentati dagli altri candidati.
È giusto essere fiduciosi ovviamente, ma se al ballottaggio dovessero arrivare Gualtieri e Michetti, voi fareste una dichiarazione pubblica a favore del candidato Pd o siglereste un apparentamento con lui?
Assolutamente no, non ci sarebbe alcuna indicazione di partito. In quel caso ciascuno di noi sceglierebbe in autonomia. Ma sono sicura che non succederà, al ballottaggio ci andremo noi.
Avete presentato una sola lista a sostegno di Calenda mentre gli altri candidati molte di più. Non è che vi siete dati da soli la zappa sui piedi? Le liste e i candidati consiglieri servono tradizionalmente ad allargare le basi del consenso.
Da questo punto di vista non abbiamo alcun ripensamento, anzi. La nostra è stata una scelta consapevole e di trasparenza di fronte agli elettori. Avere sei o sette liste è uno stratagemma che può forse consentire di raccogliere più voti, ma certamente rende molto più difficile governare la città. Noi abbiamo una sola lista, un programma coerente e dettagliato e un candidato sindaco nel quale tutti i candidati consiglieri si riconoscono al 100%. Non so chi altro possa affermare la stessa cosa.
Alla luce di queste considerazioni è giusto dire che fate affidamento quasi esclusivamente sul voto di opinione?
Ma no, non direi. Semplicemente abbiamo evitato la logica delle liste plurime, che poi in molti casi sono l’una il contrario dell’altra. Basta andare ad analizzare la composizione delle singole coalizioni per rendersi conto che dentro c’è di tutto e di più. Semplicemente, noi non siamo così. Il nostro modo di fare politica è diverso: è necessario dare risposte molto chiare ai cittadini e per farlo bisogna essere pienamente sulla stessa linea d’onda, in modo anche da evitare il gioco dei veti incrociati.
Da consigliera municipale eletta nella scorsa consiliatura a supporto della ormai quasi ex presidente del primo municipio Sabrina Alfonsi, le chiedo: perché i cosiddetti riformisti dovrebbero oggi votare Calenda e non Gualtieri?
Personalmente, ho fatto la scelta di aderire ad Azione e di candidarmi oggi con Calenda perché penso che il centrosinistra e il Pd non siano più in grado di dare una risposta adeguata ai cittadini, soprattutto a Roma. C’è troppa ideologia e troppo poco pragmatismo, di cui invece, per rimettere in piedi la capitale, ci sarebbe estremo bisogno. Servono poche chiacchiere e molti fatti.
Ma del progetto politico di Calenda per Roma, De Gregorio, che cosa la convince in particolare?
Mi convince soprattutto, ma non solo, la capacità di gestione che ha dimostrato in tutti i suoi precedenti ruoli. A Roma c’è un enorme problema di amministrazione, di allocazione delle risorse, di coordinamento, controllo e implementazione dei processi, di realizzazione dei progetti. Servono spiccate competenze manageriale e Calenda è l’unico che le abbia, l’unico capace di riuscire a realizzare ciò che ha promesso in campagna elettorale.
Nel caso doveste vincere nella corsa al Campidoglio, su cosa si impegnerebbe in particolare?
La mia personale ambizione è migliorare le politiche sociali e renderle finalmente efficienti in questa città. Penso agli sportelli anti-violenza, all’assistenza ai disabili e agli anziani, ai servizi per i più giovani. In questo senso il digitale deve essere un alleato prezioso mentre ad oggi mi pare sia qualcosa di praticamente sconosciuto alla macchina capitolina. La prossimità è fondamentale per ripristinare la fiducia dei romani nelle istituzioni cittadini. Se vinceremo, mi batterò per questo.
Ma come risponde a chi dice tutto questo finora si è faticato a farlo per via delle ristrettezze economiche in cui naviga storicamente la città?
Che non è vero, che i soldi ci sono. Il problema è altrove, nei processi, nella capacità di spesa, nell’organizzazione. E poi occorre anche essere bravi a ottenere finanziamenti da fuori, come i fondi europei o della regione Lazio. Mi pare tanto che a Roma prevalga ormai da troppo tempo la logica dello scaricabarile. Anche questa città può funzionare bene, semplicemente bisogna esserne in grado.
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