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Con un Dpcm al mese, Draghi mette un freno alla Cina nel 5G. L’ultimo caso

A colpi di prescrizioni, il premier Draghi sta mettendo paletti alle aziende cinesi nella rete di quinta generazione. L’ultimo caso riguarda l’architettura di rete di Fastweb e i fornitori Huawei e Zte

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha utilizzato i poteri speciali previsti dalla normativa cosiddetta Golden power per imporre prescrizioni sulla rete Fastweb. In particolare, si legge nel dettaglio del decreto del 5 agosto trasmesso alle Camere il 15 settembre,in relazione alla notifica della società Fastweb Spa concernente concernente le modifiche dell’architettura di rete ad aggiornamento software delle CPE dei fornitori Huawei, ZTE e Askey”.

Al ritmo di un decreto al mese, il presidente Draghi sta mettendo paletti sulla realizzazione della rete 5G imponendo prescrizioni alle forniture delle aziende cinesi, Huawei e ZTE, accusate dall’intelligence statunitense di spionaggio per conto del governo di Pechino, messe al bando dalla Federal communication commission e definite una “minaccia” per la sicurezza nazionale dal Copasir nell’ormai celebre rapporto sul 5G di fine 2019.

A marzo sono state imposte “prescrizioni” alla fornitura in relazione “alla notifica della società Fastweb Spa avente ad oggetto l’acquisto di CPE 5G Askey e ZTE e di servizi professionali quali supporto alla validazione, training, supporto tecnico tramite TAC”.

Ad aprile le Camere hanno ricevuto nota di un decreto 25 marzo 2021 riguardante “prescrizioni” su un contratto di fornitura di elementi hardware e software per il completamento del progetto di architettura di rete 5G SA da parte di Huawei e ZTE.

A maggio sono stati utilizzati i poteri speciali “con prescrizione, per la società Vodafone Italia Spa concernente la fornitura di beni e servizi necessari per la costruzione e l’aggiornamento delle reti di accesso radiomobile 5G della società Vodafone Italia S.p.a”.

A giugno altre prescrizioni. Questa volta in ordine alla notifica di Fastweb sull’acquisto di un aggiornamento e dei correlati servizi professionali da Huawei legati ai servizi 5G Stand Alone.

A luglio, dover aver incassato il plauso del segretario di Stato americano Antony Blinken per il riallineamento atlantico, da Palazzo Chigi sono stati utilizzati i poteri speciali, sempre con prescrizioni, sempre su una notifica Fastweb. Questa volta, però, per “l’acquisto di beni o servizi per la realizzazione di reti di comunicazione elettronica basate sulla tecnologia 5G ai fini dell’implementazione di core SA (Stand-Alone) basata sull’architettura SBA (Service Based Architecture) di un fornitore europeo, in linea con gli standard definiti dal 3GPP”.

L’Italia continua a procedere con le prescrizioni sulla rete 5G. Come emerge dalla Relazione al Parlamento sull’esercizio dei poteri speciali nel 2020 firmata dal sottosegretario di Stato Roberto Garofoli, l’anno scorso soltanto un veto è stato applicato in materia di 5G: quello, datato 23 ottobre 2020, quando a Palazzo Chigi c’era Giuseppe Conte, su un contratto fra Fastweb e la cinese Huawei. La ragione? “L’assenza di un piano di diversificazione dei fornitori, coerente con i principi e le linee guida elaborati a livello internazionale e dell’Unione europea”. L’altro veto ha riguardato l’acquisto da parte di Shenzen Invenland Hodings del 70% di Lpe spa, piccola azienda italiana di Baranzate specializzata nella produzione dei chip.

Lo stesso documento spiega che delle 40 notifiche oggetto di esercizio dei poteri speciali, poco meno della metà, ossia 17, hanno riguardato la tecnologia 5G. “Questo perché la presenza di fattori di vulnerabilità, nonché la complessità tecnica delle notifiche, ha portato il governo a imporre alcune prescrizioni alle società notificanti, allo scopo di salvaguardare l’integrità e la sicurezza delle reti nonché dei dati che vi transitano”, si legge.


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