Il presidente emiratino bin Zayed ha incontrato il francese Macron a Parigi, con cui ha chiuso accordi di cooperazione sia sull’energia che su altri dossier strategici. Tra i due Paesi ci sono ottime relazioni, che la Francia sfrutta per proiettarsi in Medio Oriente
Quando il presidente emiratino Mohammed bin Zayed è arrivato ieri, lunedì 18 luglio, a Parigi erano 38 gradi, vicini al picco di 41 previsto per oggi pomeriggio alle 16: a quell’ora la capitale francese sarà più calda del deserto del Sahara – come dice la BBC.
La visita di bin Zayed ha due generi di interessi: il primo è strettamente connesso alla questione energetica, perché in mezzo a questa ondata di calore il fabbisogno aumenta, accendere condizionatori – e dunque bruciare energia – diventa in molte situazioni vitale. La Francia come altri luoghi in Europa saranno soggetti a temperature record, a cui comunque seguirà un inverno: i consumi energetici sono parte del presente quanto di un immediato futuro.
C’è da fare seguito – e fronte – alla volontà di sganciarsi dalla dipendenza russa: una scelta guidata dalla rappresaglia europea contro l’invasione russa dell’Ucraina, che però per ora tiene ancora Mosca in vantaggio. Non è un caso se la presenza dell’emiratino da Emmanuel Macron si abbina a quella del presidente del Consiglio, Mario Draghi, ad Algeri, mentre a Baku – capitale del fornitore gasifero azero – c’era la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen per siglare nuovi accordi.
La Germania teme che Mosca non riapra il gasdotto Nord Steam 1 quando le operazioni dopo la manutenzione programmata dovrebbero riprendere giovedì – Gazprom, il gestore, sta già ventilando ipotesi di chiusura per cause di forza maggiore, come da copione. La Russia ha già ridotto o interrotto i flussi di gas verso una dozzina di Paesi dell’Ue, e i leader, tra cui Macron, hanno avvertito che Mosca potrebbe chiudere i rubinetti prima dell’inverno, quando il consumo di gas aumenta. Il Cremlino nega di usare il gas come arma contro l’Europa, ma i fatti dicono altro.
Serve fare provviste, assicurarsi forniture alternative adesso prima di dover ricorrere a complicate richieste, come i razionamenti, alle proprie collettività – richieste che per altro verrebbero cavalcate dalle componenti russofile, spinte dalla propaganda del Cremlino, per creare destabilizzazioni. I Paesi europei sperano di superare quello che potrebbe essere un inverno difficile diversificando le fonti di gas, ma non escludono di adottare misure come l’abbassamento del termostato.
Insieme all’aspetto solo apparentemente commerciale si muove la sfera politica internazionale. È il secondo genere di interesse, di valore continuo all’altro, che porta Macron a invitare “mon ami” bin Zayed – abbracciandolo sul tappeto rosso dell’Eliseo. I due Paesi, che hanno siglato una serie di nuove partnership strategiche tra cui una contro l’estremismo islamico e un’altra proprio sul “futuro dell’energia” (così la chiamano), sono sostanzialmente allineati su diversi dossier internazionali.
Francia ed Emirati stanno affrontando insieme questioni di sicurezza precarie, come la Libia e il Libano. Proprio l’anno scorso la Francia ha concesso la sua più grande vendita all’estero di aerei da guerra Rafale agli Emirati, arrivata poco prima che la nazione araba del Golfo mettesse in attesa un accordo con gli Stati Uniti per i caccia F35.
La visita a Parigi di MBZ (acronimo con cui viene internazionalmente indicato l’emiratino), arriva dopo che il sovrano di Abu Dhabi aveva incontrato, a Jeddah, Joe Biden, nell’ambito del viaggio mediorientale del presidente statunitense. Macron cerca spazi, vede la regione come un ambiente di proiezione internazionale e prova a sfruttare quello che viene percepito dai leader locali come un parziale ritiro americano.
La scelta della Francia come prima visita ufficiale del presidente emiratino è “una scelta consapevole”, ha detto il suo consigliere diplomatico Anwar Gargash, che sottolinea le relazioni “forti” e “storiche” tra le due nazioni. Non è solo la prima visita di MBZ (eletto presidente degli Emirati il 14 maggio, dopo la morte del padre, Sheikh Khalifa), ma è anche la prima visita in Francia di un presidente emiratino dal 1991.
Il viaggio francese e l’annuncio di una partnership mirata a individuare progetti di investimento congiunti negli Emirati o altrove nei settori dell’idrogeno, delle energie rinnovabili e dell’energia nucleare, rafforza la presenza emiratina in Europa, arrivando in un momento sensibile. Inoltre si allinea con le nuove iniziative globali di Abu Dhabi, che ha recentemente firmato accordi di partenariato con India e Indonesia, o quelli nell’ambito dell’I2U2 e le attività lungo il Mar Rosso, sfruttando il contesto internazionale (crisi delle supply chain, impatto sul mercato alimentare ed energetico della guerra russa in Ucraina).