Con grande disappunto della Cina, i governi giapponesi e olandesi sarebbero sul punto di allinearsi alle restrizioni imposte da Washington sulla tecnologia per i chip. Nell’occhio del ciclone, Asml e Tokyo Electron
Dopo mesi di trattative e incontri bilaterali, l’ultimo quello avvenuto il 17 gennaio tra il premier olandese Mark Rutte e il presidente Joe Biden, Stati Uniti e Olanda (insieme al Giappone) starebbero per raggiungere un accordo sul nuovo round di restrizione all’export di tecnologie critiche per l’industria dei semiconduttori varato lo scorso ottobre da Washington.
Fin ad ora esitanti nell’aderirvi, per le possibili ripercussioni politiche e commerciali, i governi di Olanda e Giappone potrebbero così dare un colpo ferale alle speranze (nel breve-medio periodo) della Cina di produrre chip avanzati senza le tecnologie e i macchinari necessari. Secondo Bloomberg, un accordo definitivo potrebbe essere messo nero su bianco già entro la fine di gennaio.
Gli Stati Uniti sono la patria dei più grandi produttori di chip, mentre l’Olanda ospita Asml Holding Nv, azienda leader che controlla il mercato dei macchinari Euv, a litografia ultravioletta, tecnologia essenziale per l’incisione dei transistori sui wafer di silicio utilizzati nelle fonderie più all’avanguardia. L’altro tassello fondamentale, Tokyo Electron, è diretto rivale delle aziende americane nella fornitura di componenti come Applied Materials, Lam Research Group e Kla Corporation. Senza l’accesso ai prodotti di queste società (che controllano oltre il 90% del mercato), le ambizioni della Cina nel comparto dei semiconduttori potrebbero essere fortemente compromesse.
I macchinari di Asml sono un asset industriale strategico. Senza di essi, è praticamente impossibile sfondare il muro dei 7 nanometri, ritenuto lo step oltre al quale è possibile fabbricare i chip logici per l’intelligenza artificiale e il supercalcolo. Tuttavia, secondo quanto previsto nella nuova lista del Bureau of Industry and Security (Bis), le restrizioni alle vendite di tecnologia americana vanno applicate anche ai semiconduttori più maturi, sopra i 14 nanometri.
Già nel 2019 l’azienda olandese aveva sospeso le forniture di macchinari di ultima generazione alla Cina. Ora, gli apparati federali americani vogliono estendere l’embargo anche all’equipaggiamento precedente, in uso da più di un decennio. Si tratta di un dentro o fuori per la società con sede a Veldhoven, un approccio che non è piaciuto agli alleati e alle cancellerie europee sin dall’inizio dell’offensiva tecnologica nei confronti di Huawei. Ora che l’amministrazione statunitense ha deciso di giocare a carte scoperte per soffocare l’industria dei chip cinese, la fedeltà geopolitica diventa un ulteriore elemento di pressione per il decoupling lungo la filiera.
Il governo olandese aveva infatti manifestato alcuni dubbi. Il ministro del Commercio, Liesje Schreinemacher ha confermato che l’Olanda “non avrebbe replicato le misure ameircane”, mentre il ministro del’Economia, Micky Adriaanses ha aggiunto che il Paese doveva prima guardare “ai suoi interessi economici”, richiedendo gli Usa di fornire quantomeno rassicurazioni su come rimediare all’eventuale introduzione delle nuove restrizioni.
Tuttavia, una recente testimonianza ottenuto dal quotidiano olandese Het Financieele Dagblad svela l’interessante posizione del ministro della Difesa, che nel 2020 aveva consigliato al governo di non esportare tecnologia così critica e sensibile per la sicurezza nazionale e degli alleati Nato. “Dalla prospettiva degli interessi militari e di sicurezza nel medio-lungo periodo è importante […] che ad ASML non sia consentita alcuna licenza per l’esportazione di macchinari Euv alla Cina e che questa tecnologia unica sia protetta il più possibile”.
Dal punto di vista economico, Asml è ben posizionata sul mercato asiatico. Secondo dati raccolti da Refinitiv Data, nel solo 2021 l’Asia Pacifico contava per ben l’87.5% delle vendite dell’azienda olandese, con quasi il 15% del mercato in Cina (al terzo posto). Secondo le ultime stime, si tratterebbe di 1,9 miliardi di dollari di potenziali perdite se le restrizioni venissero estese al colosso dei chip olandese. Una decisione che avrebbe sicuramente impatti importanti nel core business dell’azienda, ovvero la produzione di macchinari Euv (dal costo esorbitante di 200 milioni di dollari ciascuno) che rappresenta più del 33% di tutte le vendite dell’azienda, seguite dalla tecnologia DUV (circa il 27%).
La maggior parte delle vendite di Asml è infatti legata ai produttori di chip (foundry) che sono quasi del tutto concentrati nella regione, con Taiwan che rappresenta il mercato di riferimento (il 39% circa delle vendite nel 2021), seguito dalla Corea del Sud. I clienti di Asml sono inoltre principalmente produttori di chip Dram e Nand, con quasi la metà degli introiti che fanno riferimento a quei segmenti. Intel, Tsmc e Samsung rappresentano da soli più di due terzi delle vendite dell’azienda.
L’esposizione dell’azienda, dunque, è elevatissima per quanto riguarda i rischi geopolitici. Legati non solo alle potenziali e sempre più probabili restrizioni al mercato cinese, ma anche per shock esogeni che possano coinvolgere la sua base commerciale nella regione considerata la crescente assertività della Cina nello Stretto e nel Mar Cinese Meridionale.
Le aspettative dell’azienda per il prossimo quadrimestre, comunque, rimangono solide, con circa 6,37 miliardi di entrate, e per il medio termine con una crescita del 25% entro il 2025. Secondo le stime della dirigenza, le restrizioni statunitensi potrebbero impattare solo il 5% degli ordini complessivi della società (circa 38 miliardi di euro). L’incertezza potrebbe comunque impattare anche la supply chain europea, dal momento che importanti fornitori come Carl Zeiss (l’unico fornitore di lenti e specchi di altissima precisione), Trumpf GmbH (laser) e Vdl sono tra i principali partner di Asml per la produzione di macchinari Euv.
La giapponese Tokyo Electron, con più di 16 miliardi di entrate nel solo 2021 e altro importante player nel mercato della tecnologia Euv, ha nella Cina il suo principale mercato di riferimento, con quasi un terzo delle sue vendite. L’azienda nipponica non ha infatti lesinato critiche per l’eventuale introduzione delle restrizioni. Infatti, in una delle ultime previsioni la società ha riportato una potenziale perdita del 24% per via dei tagli alla spesa dei chipmakers globali e in particolare delle restrizioni imposte dall’amministrazione Biden. Al contrario, Asml sarebbe quasi certa di poter rimpiazzare il mercato cinese con ordini da altre regioni, considerando anche il potenziale per nuovi impianti di produzione (fab capacity) negli Stati Uniti e in Europa per ridurre la dipendenza da Taiwan. L’accordo comunque dipenderà dalla capacità dei funzionari americani di rassicurare gli omologhi olandesi e giapponesi sulle prospettive per una maggiore cooperazione e integrazione commerciale delle rispettive aziende.
Al di là delle ripercussioni sulle società, l’allineamento tra Usa, Olanda e Giappone potrebbe ridurre considerevolmente le aspettative di crescita dell’industria cinese dei semiconduttori e di affrancamento dalla dipendenza alla tecnologia di matrice euro-americana. Asml, in particolare, rimane un nodo insostituibile e difficilmente replicabile. Le speranze di aggirare le restrizioni risiederanno nella capacità di sviluppare internamente la tecnologia Euv: seppur la licenza ottenuta di Huawei possa sembrare un primo passo a riguardo, la mancanza di altre componentistiche cruciali – oltre al necessario know how manageriale e ingegneristico – resterà a lungo un collo di bottiglia.