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Merci più gas, col piano Meloni l’Adriatico diventa geo-strategico

Il Mare connesso al Mediterraneo potrebbe assumere un peso straordinario se si concretizzasse il polo di Trieste come base della via del cotone: in quel caso le merci indiane si sommerebbero strategicamente alla rotta del gas che già con il Tap è punto fermo (in attesa del suo raddoppio e delle decisioni su EastMed)

Esattamente dieci anni fa il presidente di Cosco Cina Wei Jiafu e l’allora premier greco Antonis Samaras inaguravano il molo numero 3 del porto greco del Pireo, privatizzato dal colosso cinese. Nasceva un polo di smistamento globale nel bel mezzo del Mediterraneo, con una serie di implicazioni geopolitiche legate al commercio, alla difesa e all’energia. Oggi dopo due lustri la risposta dell’occidente può essere individuata nel mare Adriatico, dove già sono in essere infrastrutture energetiche strategiche, come il gasdotto Tap, a cui potrebbe sommarsi il porto di Trieste come punto di arrivo della Via del Cotone. Ecco perché è il combinato disposto di merci & gas a poter rappresentare un jolly per l’Italia.

Merci & gas

Perché merci & gas rappresentano un tandem decisivo? Intanto perché, dopo fatti recenti come la guerra in Ucraina e nuove emergenze come la crisi energetica e quella del grano, il Mediterraneo è tornato centrale, connesso idealmente all’Indo Pacifico, sempre più area di interesse mondiale. I riverberi delle frizioni tra super players si osservano plasticamente nel vecchio continente, bagnato da un lago salato tornato fondamentale per una serie di questioni connesse, come i migranti, la Libia, le penetrazioni cinesi, il fronte sud, le manovre Nato e le scoperte copiose di gas a cavallo tra Cipro, Israele, Grecia. E’ quello un settore complicato ma dirimente, che orienta alleanze e partnership e in cui il Governo Meloni si sta districando con grande attenzione.

Da lì nascono le nuove prospettive energetiche: all’inizio fu il Tap, pipeline che si è rivelata decisiva se rapportata all’emergenza energetica dello scorso anno. All’attuale capacità operativa da 10 miliardi di metri cubi l’anno, va sommata quella data da due stazioni di compressione per arrivare a 20 miliardi di metri cubi l’anno. Numeri significativi che impattano positivamente sulle economie dei paesi coinvolti. L’obiettivo del governo Meloni è essere regista di un nuovo assetto energetico: per cui dopo l’entrata in servizio del rigassificatore di Piombino, ci saranno Ravenna, di Gioia Tauro e Porto Torres, con ancora l’Adriatico protagonista per garantire il flusso tra nord e sud dell’Italia.

Dal Tap all’EastMed

Se il Tap è stato punto di partenza di una strategia lungimirante sull’asse Azerbaijan-Europa, la fase due dell’approvvigionamento energetico tra Medio Oriente e Mediterraneo si ritrova nel versante sud-orientale del vecchio continente, dove si trovano le scoperte più ingenti di sempre. Ci sono 200 miliardi di m³ nel giacimento Glavkos a Cipro, 200 a Calypso e 140 ad Afrodite: alla luce di questi numeri si evince che i giacimenti ciprioti e israeliani in teoria sarebbero sufficienti ad alimentare il gasdotto EastMed, progetto ideato da Depa e dall’italiana Poseidon, passaggio che è al centro delle interlocuzioni tra i governo di Italia e Israele, ma che ha riscontrato un non gradimento da parte della Turchia.

Questa la ragione che ne ha bloccato fino ad oggi la fase operativa, con la risposta di Cipro e Israele che si ritrova nella volontà di procedere alla costruzione di un mini gasdotto tra i due paesi al fine di non perdere l’occasione data dai giacimenti cià citati.

Delphi Forum

Del tema discuterà anche il Delphi Forum in occasione dell’evento “Nuovo Paesaggio Energetico nel Sud-Est Europa” presso il Willard Intercontinental Hotel di Washington D.C., non solo per mettere l’accento sulle nuove vie energetiche nell’Europa sud-orientale ma soprattutto sulle prospettive dei principali progetti di infrastrutture energetiche nella regione. Buona occasione per fare il punto sia del ruolo dell’Italia, dopo le parole di Jeoffrey Pyatt, Assistente del segretario di Stato degli Stati Uniti per le risorse energetiche, che delle prospettive di intreccio tra buone prassi del Tap (in vista del raddoppio) e occasioni (Zee Cipro-Israele). Pyatt prima di essere chiamato dall’amministrazione Biden, è stato Ambasciatore Usa a Kiev e ad Atene. In Grecia, tra le altre cose, è stato attento osservatore delle politiche energetiche legate al porto di Alexandroupolis e agli interconnettori.

 


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