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Cosa può succedere all’Europa senza gli Usa? Gli scenari di Iiss e Csis

La fine della pax statunitense potrebbe aprire un nuovo momento per il continente europeo, che fino all’arrivo di Washington aveva vissuto principalmente secondo dialettica di conflitto

“Gli Stati Uniti hanno diversi interessi che ancora permangono in Europa. Tra questi c’è la protezione della patria americana e la sicurezza del popolo americano dalle minacce provenienti dall’Europa, compresa la Russia; la promozione e l’espansione della prosperità economica; la realizzazione e la difesa dei valori democratici che sono alla base dello stile di vita americano; e la difesa e il sostegno degli alleati europei degli Stati Uniti. Mentre alcuni politici e opinionisti statunitensi hanno messo in dubbio il valore della Nato, gli interessi degli Stati Uniti in Europa rimangono significativi e duraturi”. Queste parole si possono leggere in apertura di un report, pubblicato nel marzo del 2024 dal Center for Strategic and International Studies, che sostiene il rafforzamento della presenza militare degli Stati Uniti lungo il fianco orientale dell’Alleanza Atlantica. I tecnici firmatari di questo documento rilevano infatti che l’impegno militare di Washington in Europa deve rimanere a lungo termine e crescere in termini quantitativi (soprattutto dal punto di vista delle forze di terra, meno adatte al teatro pacifico rispetto a Marina ed Aviazione e quindi più utili se schierate nel Vecchio Continente) al fine di scoraggiare con efficacia un’eventuale aggressione russa.

Ma anziché a un rafforzamento della presenza statunitense in Europa, oggi gli altri alleati della Nato guardano (loro malgrado) allo scenario opposto. Se da una parte l’attuale presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ad oggi dovrebbe correre per la riconferma alle elezioni presidenziali del prossimo novembre, sarebbe incline a mantenere salda la presenza americana sul territorio europeo, l’eventualità di una vittoria di Donald Trump non permette di togliere dal tavolo l’opzione più drastica, ovvero quella di un pressoché totale abbandono degli alleati d’oltreoceano (se non una vera e propria fuoriuscita dalla struttura e militare e politica della Nato).

L’Europa si trova così ad affrontare la possibilità del disimpegno di quello che è stato il garante della sicurezza per gli ultimi ottant’anni, mentre ai suoi confini riemerge la stessa minaccia che in origine aveva portato alla creazione dell’Alleanza Atlantica. Benjamin Rhode, senior fellow dell’International Institute for Strategic Studies, riflette su quest’evenienza nel suo articolo pubblicato sull’ultimo numero di Survival, la rivista dell’Istituto. Dai tempi dell’impero romano fino alla seconda guerra mondiale nel continente europeo non c’è mai stato una potenza stabilmente egemone, se non per periodi di tempo estremamente brevi. Se da una parte questa realtà dei fatti ha contribuito allo sviluppo costante delle singole potenze europee, sviluppo che le ha portate a dominare il mondo durante l’età moderna, dall’altra esso ha reso la guerra una costante della vita europea, dentro e fuori il Vecchio Continente.

Dopo il 1945 la situazione è cambiata completamente. Da soggetto del sistema internazionale, l’Europa è divenuta mero oggetto della competizione tra le due grandi superpotenze extra-europee, ovvero Stati Uniti e Unione Sovietica. Ma mentre ad Est l’Armata Rossa svolgeva la funzione di un esercito di occupazione, ad Ovest la presenza militare di Washington garantiva la sicurezza degli alleati europei, favorendone allo stesso tempo la coesione: la dialettica tra i Paesi europei non era più conflittuale, ma era una dialettica d’integrazione, anche grazie alla presenza delle garanzie di sicurezza Usa.

Il grande dubbio che Rhode solleva riguarda la capacità dello status quo europeo di resistere ad un’evolversi del contesto, con il ritiro del grande egemone-protettore, e il possibile riaffermarsi di una potenza dai tratti aggressivi al confine del continente. Senza la pax americana, l’Europa riuscirà a rimanere unita e a sostituirsi a Washington come security provider? O piuttosto tornerà a frammentarsi come nei secoli precedenti, aprendo enormi praterie all’espansionismo russo?

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