Nel suo ultimo libro in uscita dal titolo “J.D.Vance, il vice sceriffo” (Anniluce), il direttore di open.online, Franco Bechis, ha chiesto alla presidente del Consiglio italiana e ai suoi due vice presidenti di raccontare le impressioni ricavate dopo aver incontrato il vicepresidente degli Stati Uniti. Qui l’estratto con le parole di Giorgia Meloni
Dalla conferenza di Monaco in cui ha scioccato l’Europa fino alle sue visite romane, i vertici del governo italiano, dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni ai due vicepresidenti Matteo Salvini e Antonio Tajani hanno imparato a conoscere e pesare il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D.Vance. E hanno raccontato le loro impressioni nell’appendice dell’instant book “J.D.Vance, il vice sceriffo”, che il direttore di open.online, Franco Bechis, ha scritto per “Anniluce”, la nuova casa editrice di libri lanciata da Enrico Mentana. Qui pubblichiamo, per gentile concessione dell’editore, un estratto dell’appendice che riporta le parole della presidente del Consiglio
«J.D. Vance è molto diverso dalle tante personalità che ho avuto la possibilità di incontrare nel mio percorso politico. Per spiegarlo, mi piace ricordare le prime parole che ha pronunciato nel nostro incontro a Palazzo Chigi. Vance ha descritto Roma come un “luogo che è stato costruito da persone che amano gli uomini e amano Dio”.
Non si tratta dell’abituale frase di circostanza per magnificare la storia di Roma, ma credo che queste poche parole, così forti nella loro semplicità, siano l’indicatore di un modo di concepire il mondo con al suo centro la fede e l’essere umano.
In questa occasione desidero anche tornare sul discorso che Vance ha pronunciato alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, che molti hanno trovato controverso e dai toni troppo forti nei confronti dell’Europa. Io vi ho invece visto una chiara sollecitazione alla riflessione di che cosa noi, come europei, intendiamo difendere, quando parliamo della nostra sicurezza. Si tratta di qualcosa di più profondo, si tratta di valori identitari, di democrazia, di libertà di parola. Ovvero dell’esigenza di avere bene a mente quali sono il ruolo e la missione storica dell’Europa e dell’occidente più in generale.
Credo poi che, se vogliamo contrastare una certa tendenza, secondo alcuni, all’isolazionismo americano, dobbiamo anche noi – come europei – saper ascoltare di più le critiche che ci vengono rivolte non solo dagli americani, pur sempre nella consapevolezza delle nostre idee, della nostra identità e delle nostre radici storiche.
Di Vance condivido quella visione di sviluppo economico e sociale del mondo che deve essere trainato non solo da quegli Stati che hanno un peso politico, economico e geografico, ma anche e soprattutto da quelle Nazioni che troveranno il modo di sfruttare la forza interiore, l’orgoglio e il senso di appartenenza dei propri membri.
Nel messaggio politico del vicepresidente degli Stati Uniti vi è l’invito a risollevare lo spirito americano per il bene della Nazione. Quello dell’identità di una Nazione e della forza del suo spirito è un tema universale, che credo debba servire come elemento di riflessione anche per noi in Europa. Si è discusso molto delle parole di Vance “odio dover salvare ancora gli Europei”. In una chat si usano toni che distorcono facilmente il pensiero reale che si ha. Accade perfino quando si parla di cari amici. Ovviamente reputo il rispetto tra alleati un elemento imprescindibile di ogni relazione costruttiva. In ogni caso tutti sanno che l’Italia è presente nel Mar Rosso, tanto da avere il comando tattico della missione Aspides, e difende da sola i suoi mercantili».