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Il centrosinistra che non c’è più. L’opinione di Merlo

Il centrosinistra esiste nella misura in cui c’è un centro riformista e di governo che si allea con una sinistra altrettanto riformista e di governo. Una condizione che, da ormai molto tempo, è stata adesso del tutto archiviata. L’opinione di Giorgio Merlo

Credo si possa dire con relativa tranquillità e sicurezza senza tema di essere smentiti. E cioè, la coalizione di centrosinistra oggi non c’è più.

È stata sostituita, nel frattempo, dalla coalizione di sinistra e progressista. Tutt’altra cosa rispetto al passato. E questo per una ragione talmente semplice che non richiede neanche di essere approfondita.

Il centrosinistra esiste nella misura in cui c’è un centro riformista e di governo che si allea con una sinistra altrettanto riformista e di governo. Una condizione che, da ormai molto tempo, è stata adesso del tutto archiviata al punto che lo stratega del “campo largo”, Bettini, ha ritagliato per il futuro Centro nella coalizione una “tenda” sotto cui rifugiarsi. Ovvero, una sorta di accampamento che non deve disturbare il manovratore ma che, comunque sia, ha diritto di esistere anch’esso.

Tradotto per i non addetti ai lavori, una gentile concessione di un “diritto di tribuna”, cioè una manciata di seggi parlamentari, per giustificare che la coalizione della sinistra progressista è aperta a tutti e quindi è politicamente e culturalmente anche plurale. Punto. Al contempo, e specularmente, la medesima coalizione di sinistra e progressista ha quattro caposaldi costitutivi. E cioè, la sinistra radicale e massimalista di Schlein, la sinistra populista e demagogica di Conte, la sinistra estremista ed ideologica di Fratoianni/Bonelli/Salis.

Il tutto sotto l’egida del segretario generale della Cgil Landini. Punto. Il tutto sostenuto, e legittimamente, dal caravanserraglio della sinistra televisiva, giornalistica, editoriale, accademica, intellettuale ed artistica che storicamente è collocata a sinistra.

Viene da chiedersi, infine, e pur senza interferire nelle dinamiche concrete del ‘campo largo’, che è veramente un peccato che da quelle parti abbiano deciso di archiviare definitivamente quello che un tempo si chiamava semplicemente centrosinistra di governo. Cioè, per intendersi, quello nato nel 1996 con l’Ulivo. È un peccato perché proprio adesso poteva giocare un ruolo politico, culturale e programmatico importante per la salute del nostro sistema politico e anche per la qualità della nostra democrazia.


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