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Educazione, sicurezza nazionale e resilienza democratica. Tre pilastri per il governo dell’AI

Di Valerio De Luca

Educare oggi significa preparare il sistema Paese ad affrontare le sfide presenti e quelle del mondo che verrà.
Significa costruire anticorpi cognitivi, promuovere una nuova alleanza tra istituzioni, accademia e impresa, e rafforzare la coesione democratica attraverso la cultura. La sicurezza del futuro non dipenderà soltanto da droni, algoritmi o intelligence tecnica. Dipenderà, soprattutto, dalla qualità delle persone che sapremo formare. L’intervento di Valerio De Luca, direttore Spes academy

Crisi della sicurezza e mutazione degli scenari cognitivi

Nell’attuale scenario globale caratterizzato da crescente complessità, accelerazione tecnologica e nuove minacce ibride, la sicurezza nazionale non può più essere interpretata esclusivamente attraverso le tradizionali lenti militari ed economiche.

L’emergere della dimensione cognitiva del conflitto, unita alla diffusione di sistemi di intelligenza artificiale, impone una riconsiderazione strutturale del ruolo dell’educazione, delle politiche formative e dell’informazione come elementi fondamentali per la resilienza democratica.

In questo contesto, l’alfabetizzazione e l’AI Literacy, introdotta come obbligo dall’art. 4 dell’AI Act, non costituiscono semplici strumenti pedagogici, ma vere e proprie infrastrutture cognitive che condizionano la formazione del capitale e la trasmissione di competenze qualificate, necessarie per competere al livello europeo e internazionale.

La vulnerabilità di una cittadinanza priva di strumenti critici e informativi adeguati costituisce una debolezza sistemica, potenzialmente sfruttabile da attori ostili attraverso campagne di disinformazione, polarizzazione sociale e delegittimazione delle istituzioni

Pedagogia dell’intelligenza critica e resilienza democratica

Alla luce di tali trasformazioni, l’educazione assume una funzione strategica che trascende il mero ambito della trasmissione di conoscenze.

La proposta di una pedagogia dell’intelligenza critica — come promossa dalla Spes Academy — si fonda sull’idea che la formazione debba dotare i cittadini non solo di competenze, ma di strumenti di lettura del mondo complesso e interconnesso in cui vivono.

Insegnare a decodificare la propaganda, comprendere le dinamiche geopolitiche dell’informazione e riconoscere i meccanismi della manipolazione cognitiva rappresenta oggi un presidio democratico fondamentale.

In tale prospettiva, la scuola, l’università e le istituzioni culturali diventano attori primari della sicurezza nazionale. Non solo come luoghi di trasmissione del sapere, ma come spazi di costruzione della resilienza civica. Le Scuole di alta formazione, in particolare, sono chiamate ad assumere una responsabilità inedita: formare le classi dirigenti non solo in termini tecnici o gestionali, ma anche e soprattutto in termini di consapevolezza strategica e visione sistemica.

Intelligence economica e nuova sicurezza integrata

In coerenza con questa visione sistemica, Spes Academy ha recentemente inaugurato il corso di alta formazione in Intelligence economica e interesse nazionale, inaugurato lo scorso 19 giugno da una Lectio Magistralis del Prefetto Vittorio Rizzi con il duplice obiettivo: da un lato, fornire strumenti analitici per comprendere le dinamiche dell’interesse nazionale in un contesto di frammentazione geopolitica ed economica; dall’altro, promuovere l’utilizzo dell’intelligence come metodo interdisciplinare di interpretazione della realtà.

L’intelligence, infatti, non può più essere relegata al dominio della sicurezza tradizionale, ma deve diventare una pratica di lettura del cambiamento, una lente di anticipazione strategica, un sapere diffuso nella cultura della decisione pubblica.

In quest’ottica, l’intelligenza collettiva è tanto più efficace quanto più è partecipata, condivisa, radicata in una cultura diffusa del rischio e della complessità.

Governare la tecnologia

Il rapido sviluppo dell’intelligenza artificiale rappresenta una delle sfide più complesse del nostro tempo. La capacità delle tecnologie di IA di elaborare grandi moli di dati, generare contenuti e automatizzare decisioni strategiche, ha effetti dirompenti sulle strutture del lavoro, sulle dinamiche democratiche e sulle relazioni internazionali. Tuttavia, è fondamentale ricordare che l’IA, per quanto sofisticata, non è un’intelligenza autonoma: è una macchina mimetica, che replica pattern cognitivi umani, ma priva di etica, intenzionalità o finalità proprie.

Il problema non è la tecnologia in sé, ma il governo dei suoi processi. La vera sfida consiste nel formare persone capaci di comprenderla, istituzioni in grado di regolarla, e sistemi democratici sufficientemente maturi da valorizzarla senza esserne sopraffatti.

Da qui nasce l’impegno della Spes Academy nella creazione del Comitato per la Data Governance e la AI Compliance (DGAIC), coordinato dal Prof. Oreste Pollicino, Università Bocconi, con l’obiettivo di promuovere una piattaforma multilivello di raccordo tra imprese, ricerca e policy-maker per una corretta attuazione dell’AI Act europeo.

In questo contesto, diventa strategico introdurre e sviluppare, lungo tutto l’arco formativo, una robusta AI Literacy: un’alfabetizzazione critica all’intelligenza artificiale intesa non solo come abilità tecnica, ma come competenza trasversale per comprendere, valutare e utilizzare consapevolmente le tecnologie algoritmiche.

L’AI Literacy è oggi una leva fondamentale per la competitività sistemica del Paese, poiché consente alle persone di adattarsi alle trasformazioni del lavoro, alle imprese di innovare in modo responsabile, alle istituzioni di legiferare in modo informato e coerente con i valori democratici.

Senza un capitale umano capace di interpretare il funzionamento, i limiti e le implicazioni dell’IA, l’Italia rischia di restare non solo marginale nella competizione tecnologica, ma vulnerabile sul piano della sicurezza nazionale.

Al contrario, una popolazione dotata di AI Literacy diffusa è in grado di potenziare i processi produttivi, arricchire il capitale sociale, rafforzare l’autonomia strategica e democratizzare l’accesso alle opportunità della trasformazione digitale.

Per concludere, educare oggi significa preparare il sistema Paese ad affrontare le sfide presenti e quelle del mondo che verrà.
Significa costruire anticorpi cognitivi, promuovere una nuova alleanza tra istituzioni, accademia e impresa, e rafforzare la coesione democratica attraverso la cultura.

La sicurezza del futuro non dipenderà soltanto da droni, algoritmi o intelligence tecnica. Dipenderà, soprattutto, dalla qualità delle persone che sapremo formare.

Per questo, difendere la democrazia passa anche dal saper comprendere — e governare — l’intelligenza delle macchine. Con intelligenza umana, e visione politica.


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