Il colosso dei semiconduttori guidato da Jensen Huang ha toccato quota 4.000 miliardi di capitalizzazione, diventando la prima compagnia a raggiungere questo traguardo. Ci è riuscita grazie all’accelerazione sull’intelligenza artificiale, con le Big Tech che si riforniscono dei suoi servizi per rimanere competitivi. E il futuro appare sempre più promettente
La prima volta non si scorda mai, specialmente se l’obiettivo non era mai stato raggiunto da nessun altro. Nvidia segna l’ennesimo record, diventando la prima azienda a toccare i 4.000 miliardi di capitalizzazione. Per dare un’idea, è la cifra che si può ottenere sommando la capitalizzazione delle 216 aziende più piccole del Dow Jones.
Il successo di Nvidia è dovuto, ovviamente, alla corsa all’intelligenza artificiale. I suoi strumenti sono i migliori sul mercati, non per niente tra i suoi clienti figurano colossi Alphabet, Amazon, Apple, Meta e Microsoft. La spinta all’IA, richiesta anche dalla Casa Bianca, fa sì che le Big Tech si rivolgano sempre più spesso all’azienda di Jensen Huang, leader indiscussa del mercato dei semiconduttori. Secondo alcuni analisti, il rimbalzo è fisiologico dopo la partenza a rilento – si fa per dire – di inizio anno dovuta all’avvento del chatbot cinese Deepseek. Ma è un fatto innegabile che l’azienda stia crescendo a una velocità incredibile: il primo trilione lo ha raggiunto appena due anni fa.
“Dobbiamo ricordare che Nvidia, fin dalla sua nascita nel fast foo Denny’s, è guidata dal 1993 dalla stessa persona, l’ex campione di ping pong Huang, un manager tecnicamente molto competente e con grande capacità commerciale e comunicativa, oltre a un’esperienza chiaramente superiore a chiunque altro stia sulla piazza”. A dirlo a Formiche.net è Alessandro Aresu, consigliere scientifico di Limes e grande conoscitore dell’azienda statunitense. Tanto che, nel suo libro Geopolitica dell’intelligenza artificiale edito da Feltrinelli, la mette al centro. “Ho raccontato la storia di questo settore e della competizione tra Stati Uniti e Cina attraverso Nvidia, avendo iniziato a studiare l’azienda nel 2022, per il mio libro precedente che ha descritto nel dettaglio l’industria dei semiconduttori e in particolare Tsmc e Asml”, spiega. “Nvidia ha previsto gli sviluppi commerciali di quello che chiamiamo oggi intelligenza artificiale meglio di chiunque altro, costruendo una straordinaria supply chain, incentrata sulle molteplici capacità di Taiwan ma anche su molti altri campioni internazionali”.
Un lunga filiera che comprende centinaia di imprese, “che devono collaborare su tutte le attuali e le prossime sfide e si è affiancata all’enorme vantaggio di Nvidia con la piattaforma Cuda, su cui il lavoro è cominciato più di venti anni fa”. Inoltre, aggiunge Aresu, l’azienda “ha anche costruito un grande e ambizioso laboratorio scientifico, almeno fin da quando dal 2009 ha assunto come chief scientist Bill Dally, uno dei migliori informatici americani”.
Tutto questo ha reso Nvidia la potenza qual è oggi. Dove sarà nel futuro più prossimo è un punto di domanda a cui una risposta certa ancora non esiste. La sua capacità infatti “può rallentare solo quando caleranno in modo netto – non attraverso rumor, gossip o tweet, ma nella ealtà – gli investimenti dei grandi giganti digitali, o quando tutti gli altri grandi attori arriveranno al punto in cui è Google oggi, cioè meno dipendenti dalle capacità di Nvidia. Se ciò non avviene, Nvidia sale. Se invece il rallentamento ci sarà, la sua ascesa è a rischio”.
Per Bloomberg dovrebbe essere vera la prima opzione. Le Big Tech spenderanno in media all’incirca 350 miliardi ciascuna ogni anno negli strumenti di Nvidia. Se così non sarà, assicura Aresu, Huang avrà già studiato qualche via di uscita. “È consapevole di questo rischio. Così come di quello commerciale, per cui investe già da anni in grandi tendenze che vuole sfruttare al meglio: la guida autonoma (che peraltro è supervisionata da anni da un grande ricercatore italiano, Marco Pavone), le scienze della vita e ovviamente la robotica”.
Per quanto concerne invece i problemi legati alla politica, mai come oggi altalenante, “la sua linea resterà elogiare al massimo Donald Trump e la sua azione per avere in cambio la possibilità di vendere nel mercato cinese i suoi prodotti, anche se adattati. Su quest’ultima tema”, conclude Aresu. “Huang continuerà a essere sfidato da un’ala più fortemente anti-cinese nell’amministrazione statunitense, anche se ha dimostrato di avere capacità di muoversi in un’arena politica in passato inedita per lui”.