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Spazio e cybersicurezza. Agli Stati generali l’Europa prepara il futuro della sicurezza

Agli Stati generali della Difesa, dello Spazio e della Sicurezza, istituzioni, vertici militari e industria hanno discusso le sfide dell’autonomia strategica europea. È emersa l’urgenza di coordinare investimenti, ricerca e capacità industriali per una difesa integrata e resiliente, con lo spazio e la cybersicurezza indicati come settori chiave per sicurezza e innovazione

Al centro Esa-Esrin di Frascati si sono svolti gli Stati generali della Difesa, dello Spazio e della Sicurezza, organizzati dal Parlamento europeo e dalla Commissione europea in collaborazione con l’Agenzia spaziale europea. L’evento ha riunito rappresentanti istituzionali, vertici militari e industriali per discutere le sfide legate all’autonomia strategica europea nei settori della difesa, dello spazio e della cybersicurezza.

Le istituzioni europee tra autonomia strategica e sicurezza collettiva

“Non basta investire di più, bisogna investire in maniera coordinata”, ha affermato Carlo Corazza, capo dell’Ufficio del Parlamento europeo in Italia. Nel messaggio della presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, si è ribadito che “se l’instabilità degli ultimi anni ha insegnato qualcosa è che bisogna investire sulla sicurezza collettiva”, sottolineando che “più fondi da soli non bastano a renderci più sicuri” senza una visione di lungo periodo.

Claudio Casini, capo della Rappresentanza della Commissione europea in Italia, ha richiamato l’attenzione sul fatto che difesa e sicurezza non sono più temi settoriali ma “priorità cruciali per l’Europa”, indispensabili affinché l’Unione rimanga “quell’area di libertà e democrazia che è stata negli ultimi 80 anni”.

Il commissario europeo per la Difesa e lo Spazio Andrius Kubilius ha sottolineato che “l’Europa è tra i migliori al mondo nell’industria della difesa e dello spazio” e che dispone di “un grande potere intellettuale”, ma ha avvertito che “la Russia abusa dello spazio per condurre la sua guerra, mentre l’Ucraina ha bisogno dello spazio per difendersi”. Ha aggiunto che anche l’Unione europea è “sotto attacco attraverso forme ibride di guerra” e che “l’accesso allo spazio è critico per l’Europa: non possiamo permetterci di lasciarlo ai nemici dell’Europa”.

Il direttore generale dell’Esa Josef Aschbacher ha invitato l’Europa “a essere audace”, ricordando che “l’autonomia nello spazio e nella difesa è ormai una delle priorità del nostro continente”. Ha osservato che “Stati Uniti e Cina contano i lanci spaziali a decine, noi non siamo ancora nello stesso campionato” e che “l’Italia è una nazione spaziale molto forte”. Ha inoltre sottolineato la necessità di federare i sistemi per renderli più efficienti: “la nostra visione è lunga e strutturata”.

Qui Difesa

Il presidente del Comitato militare della Nato, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, ha definito l’incontro “un crocevia strategico”, ribadendo che “spazio, difesa e cybersicurezza sono i cardini della nostra sicurezza collettiva”. Ha richiamato l’urgenza delle scelte: “il tempo della riflessione è finito, il tempo delle scelte è adesso”. Secondo Cavo Dragone, “senza padroneggiare lo spazio non ci sono capacità di allerta precoce, di anticipazione delle minacce e di risposta collettiva”, mentre “il cyberspazio è la linea del fronte della battaglia quotidiana”. Ha insistito sulla complementarità tra Nato e Unione europea: “La Nato porta la visione strategica militare e la postura operativa, l’Ue la capacità regolatoria, di investimento e la base industriale”.

Il Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, il generale Antonio Conserva, ha sottolineato che “dobbiamo essere credibili attraverso la prontezza operativa in tutti i domini, anche nei nuovi domini”. Non si parte da zero, ha osservato, ma occorre “catalizzare gli sforzi di industria, ricerca e istituzioni” per arrivare a “una difesa europea integrata e interoperabile”. “Gli investimenti saranno il motore”, ha aggiunto, indicando lo spazio come ambito prioritario.

Sul piano politico, l’eurodeputato Salvatore De Meo ha rimarcato che “l’investimento nella difesa non è solo in armamenti”, ma deve comprendere anche la dimensione diplomatica. Nicola Procaccini ha ribadito che il rafforzamento del pilastro europeo della Nato dovrà avvenire in coordinamento con gli alleati americani, coinvolgendo pienamente gli Stati Uniti.

Dal fronte industriale, l’amministratore delegato di Fincantieri Pierroberto Folgiero ha evidenziato che “una nave non è più solo una nave, ma un sistema complesso che guiderà verso la robotizzazione e verso nuove frontiere di innovazione offerte dallo sviluppo senza equipaggio”. Ha richiamato l’importanza del dominio subacqueo, anche rispetto a minacce come il cyber mining, sottolineando che “la cantieristica italiana è pronta a collaborare”.

Domitilla Benigni, amministratrice delegata e direttrice operativa di Elt Group, ha sottolineato che “il settore cyber ed elettronico è oggi un’industria strategica” e che “l’Europa è sotto attacco cibernetico”. Queste tecnologie, ha spiegato, “sono abilitatori per proteggere i cittadini” e devono essere sviluppate a livello europeo “valorizzando i campioni nazionali per non creare duplicazioni”. “Non esiste un Paese che possa fare tutto da sola”, ha aggiunto, ricordando che “le competenze sono parte della sovranità nazionale” e che il rafforzamento europeo può e deve fungere da catalizzatore per ricerca, innovazione e competitività.

Qui Spazio

Il ruolo dello spazio come ambito strategico per la sicurezza e l’industria europea è stato ribadito dai principali attori nazionali. Adolfo Urso, ministro per le Imprese e il Made in Italy, ha sottolineato “l’importanza della connessione tra le industrie spaziali” e ha richiamato il rapporto presentato dal ministero al Parlamento sull’industria europea. Urso ha evidenziato il problema della frammentazione industriale europea e ha definito il dominio aerospaziale “una nuova frontiera per la sicurezza internazionale”. Ha aggiunto che “lo spazio oggi è prima di tutto difesa: difesa dallo spazio e difesa dello spazio”, ricordando che l’Italia, come terza nazione, ha già lanciato propri satelliti, e che “lo spazio non è più il luogo dell’incontro: rischia di diventare il luogo della lotta”. Il ministro ha concluso affermando che l’Italia è pronta a “fare la propria parte come Paese protagonista nell’economia dello spazio”.

Teodoro Valente, presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), ha richiamato la dimensione dual use dello spazio, collegando progetti civili e militari: “Il nostro contributo alla combinazione spazio-difesa è importante, ma non nasce ora”, ricordando il lancio del primo satellite della costellazione Cosmo-Skymed nel 2007, sviluppato congiuntamente da Asi e ministero della Difesa, e aggiungendo che il programma è ora alla seconda generazione. Valente ha sottolineato la collaborazione con l’agenzia nazionale per la cybersicurezza e l’importanza di sviluppare capacità di resilienza per i satelliti a fini civili e militari, contribuendo agli obiettivi europei.

Dal fronte industriale, Giampiero Di Paolo, amministratore delegato di Thales Alenia Space Italia, ha indicato come “fondamentale la prossima conferenza ministeriale europea sullo spazio” e ha ricordato il ruolo dei due principali vettori europei, Vega e Ariane. Ha citato Cosmo-Skymed e Sicral-2 come esempi di applicazioni dual use e cooperazione internazionale, sottolineando il nuovo radar multispettrale previsto per il 2026 e ribadendo che “l’unico modo per affrontare le sfide è l’Europa e la cooperazione”.

Gabriele Pieralli, amministratore delegato di Telespazio, ha evidenziato la leadership europea nel settore della navigazione satellitare e ha indicato il Centro del Fucino come modello replicabile, affermando che “basandoci sull’esempio di Galileo, abbiamo tutte le competenze per avere l’ambizione di rafforzare e consolidare la sicurezza e l’autonomia strategica europea”.

Giulio Ranzo, amministratore delegato di Avio, ha commentato le critiche sulla competitività europea rispetto a SpaceX, osservando che “spesso si sente dire che SpaceX sia più competitivo di noi. Falso”. Ha precisato che la differenza risiede nelle dimensioni e negli investimenti, mentre la tecnologia è comparabile: “Noi aziende siamo pressate sulla competitività, ma come istituzioni bisogna capire che la tecnologia di sovranità non è a basso costo”.

 


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