La perquisizione all’abitazione di Andriy Yermak, figura centrale nella macchina presidenziale ucraina, segna un salto di livello nell’inchiesta anticorruzione che sta scuotendo Kyiv. Il caso rischia di indebolire Zelensky in un momento di fragilità interna e di forti pressioni internazionali per accelerare i negoziati di pace
Mentre i negoziati sul conflitto vanno avanti a rilento, l’inchiesta anticorruzione hce sucot eil governo ucraino procede senza indugi. Le autorità anticorruzione hanno perquisito l’abitazione di Andriy Yermak, il potente capo di gabinetto del presidente Volodymyr Zelensky (e figura centrale nei negoziati di pace con Washington). L’operazione, condotta all’alba di venerdì da circa una dozzina di agenti nel quartiere governativo altamente protetto di Kyiv, rappresenta una nuova e clamorosa svolta nell’inchiesta che sta scuotendo gli equilibri al vertice del potere ucraino.
La perquisizione arriva in un momento estremamente delicato per Zelensky, impegnato a convincere i partner occidentali della determinazione di Kyiv nel contrasto alla corruzione mentre il presidente statunitense Donald Trump intensifica la pressione affinché l’Ucraina accetti un accordo di pace. L’indagine ha già provocato la destituzione di vari funzionari di alto livello, nonchè l’emissione di un mandato di arresto per l’ex socio in affari del presidente Timur Mindich, considerato dalle autorità come la chiave di volta di un sistema di appropriazione indebita e riciclaggio di circa 100 milioni di dollari, e il coinvolgimento di diversi ex ministri.
Preoccupazioni crescenti arrivano anche dagli alleati occidentali, che vedono nell’esplosione del caso un ulteriore fattore di instabilità mentre Kiev chiede un sostegno finanziario e militare continuo. In questo quadro, la posizione di Yermak è particolarmente sensibile: considerato il collaboratore più influente del presidente, spesso descritto come un decisore parallelo, plasma dossier interni, guida la diplomazia informale, interviene nella scelta dei ministri e prende parte alle decisioni militari. Come ha sintetizzato in passato l’ex capo di gabinetto presidenziale Oleh Rybachuk, “parlare di Zelensky significa parlare di Yermak. Parlare di Yermak significa parlare di Zelensky”.
Tre parlamentari del partito di governo hanno affermato che la perquisizione potrebbe innescare nuove richieste di allontanare Yermak e condizionare i colloqui di pace in corso. Secondo uno di loro, “la pressione si è accumulata nella società e ora può esplodere in qualsiasi momento”. Un altro deputato ha ipotizzato che l’inchiesta possa aumentare le pressioni affinché Zelensky accetti più rapidamente un compromesso negoziale. Gli stessi parlamentari, pur evidenziando la delicatezza politica del caso, sostengono il lavoro del Nabu e della Sapo, le due principali agenzie anticorruzione ucraine, ritenendo essenziale dimostrare l’indipendenza degli organismi investigativi: “Nessuno deve essere al di sopra di ogni sospetto, perché è una questione di sicurezza nazionale”, ha dichiarato Oleksandr Merezhko, presidente della commissione Esteri del parlamento ucraino.
Le due agenzie hanno confermato ufficialmente che la perquisizione è parte dell’indagine in corso. Una fonte informata ha aggiunto che gli investigatori si stanno preparando a notificare a Yermak un “avviso di sospetto”, passo preliminare all’eventuale formulazione di accuse formali. Da parte sua, Yermak ha dichiarato sui social media che gli investigatori hanno avuto pieno accesso alla sua abitazione e che i suoi avvocati stanno collaborando senza riserve.
Nel quadro della stessa inchiesta è stato interrogato anche Rustem Umerov, membro della delegazione negoziale ucraina e segretario del Consiglio di Sicurezza e Difesa Nazionale, ascoltato al rientro da colloqui con gli Stati Uniti a Ginevra ma non destinatario di alcuna accusa. L’indagine riguarda presunte tangenti provenienti da appalti per la costruzione di fortificazioni volte a proteggere infrastrutture energetiche dagli intensificati attacchi missilistici e droni russi, responsabili negli ultimi mesi di blackout diffusi.
Zelensky, che la scorsa estate aveva tentato di ridurre l’indipendenza delle autorità anticorruzione salvo poi fare marcia indietro dopo forti proteste popolari, nei giorni scorsi avrebbe respinto richieste interne di rimuovere Yermak dal suo incarico. Diversi deputati riferiscono che Yermak è divenuto allo stesso tempo indispensabile e un comodo parafulmine: stabilendo un controllo capillare attorno al presidente, avrebbe permesso a Zelensky di proteggersi dalle critiche. “Se cade lui, le critiche potrebbero ricadere sul presidente”, ha osservato un parlamentare.
















