Il nuovo Pentagono di Donald Trump intende tentare un’impresa storica: rivoluzionare il complesso e stratificato sistema di acquisizioni della Difesa Usa. Fuori le lungaggini burocratiche e dentro con rapidità e approcci che ricordano quelli del settore privato. L’obiettivo è accelerare le forniture in patria e all’estero, con lo sguardo puntato su Pechino e i suoi crescenti ritmi produttivi
Gli Usa procedono spediti nel rilancio della loro base industriale della Difesa. In un discorso ai vertici delle Forze armate e delle più importanti aziende del settore, il segretario alla Difesa, Pete Hegseth, ha annunciato una delle riforme più ambiziose degli ultimi decenni per i programmi di procurement del Pentagono. L’obiettivo è quello di rendere il sistema di acquisizione della difesa statunitense più agile, rapido e in sintonia con i ritmi tecnologici odierni. “Speed to delivery” è lo slogan che guida un’iniziativa che ambisce a ribaltare un impianto amministrativo che da anni è criticato per lentezza e inefficienza. Il Dipartimento della Difesa – rinominato Dipartimento della Guerra da un ordine esecutivo di Trump ma non ancora confermato dal Congresso – entrerà ora in un processo di riforma profonda per quanto riguarda l’ormai ex Defense Acquisition System. “Il (nuovo) Warfighting Acquisition System ridurrà drasticamente i tempi, migliorerà e amplierà la base industriale della difesa, aumenterà la concorrenza e darà ai responsabili degli appalti la possibilità di assumersi rischi e fare compromessi”, ha sintetizzato Hegseth.
I pilastri della riforma
Il piano di Hegseth – ricavabile anche da un memo interno diffuso prima del discorso – punta, in sostanza, a spostare il baricentro dell’acquisizione di sistemi e armamenti dal perfezionismo alla velocità, adottando un modello più vicino a quello dell’industria privata. Il cuore della trasformazione sarà la creazione dei Portfolio acquisition executives (Pae), figure dotate di poteri diretti su interi settori di programma, chiamate a sostituire i tradizionali Program executive offices (Peo). Questo taglio verticale della catena di comando dovrebbe ridurre il numero di passaggi burocratici, accorciare i tempi decisionali e garantire rapidità nelle consegne.
In parallelo, le nuove linee guida del DoD indicano un cambio di paradigma riguardante l’uso di tecnologie commerciali pronte all’impiego (commercial-off-the-shelf), che da ora diventerà la regola e non più l’eccezione. Si tratta di un’ulteriore rottura rispetto alla tradizione, specialmente per un apparato come quello del Pentagono che storicamente privilegiato il controllo e la prudenza rispetto al rischio e alla rapidità. Un altro elemento centrale riguarda gli incentivi temporali nei contratti, con premi per le consegne anticipate e penalità per i ritardi, anche tramite l’introduzione di una “scorecard” che monitorerà i tempi di esecuzione.
Inoltre, il sistema di vendite militari estere (Foreign military sales) verrà riorganizzato sotto la supervisione diretta della sezione acquisizioni, per velocizzare le forniture agli Alleati. Su questo, Hegseth ha ulteriormente ribadito che tale accelerazione permetterà di capitalizzare sull’incremento della domanda di armamenti statunitensi da parte dei partner. “Non vogliono comprare russo, non vogliono comprare italiano, non vogliono comprare francese: vogliono comprare americano, ma non vogliono aspettare dieci anni per farlo”.
Una rivoluzione culturale prima ancora che amministrativa
Le riforme che sono state annunciate puntano direttamente ad alterare profondamente la cultura organizzativa del Pentagono. Se da un lato il sistema di procurement della Difesa americana viene accusato da tempo di essere caduto nella trappola dell’iper-burocratizzazione, va anche detto che snellire le procedure del più grande sistema amministrativo del mondo presenta le sue criticità. Meno controlli possono infatti tradursi in errori o inefficienze operative che altri dispositivi militari hanno imparato a caro prezzo. Tuttavia, Hegseth stesso ha riconosciuto che “la velocità non deve significare superficialità”, ma ha aggiunto che, secondo lui, l’attuale lentezza rappresenta un pericolo maggiore. Dall’altro lato, tale spinta evidenzia la preoccupazione di Washington per il crescente dislivello con i ritmi di produzione dei rivali sistemici degli Usa – Cina in primis –, giudicato ormai non più ammissibile. Se ben implementato, il processo potrebbe avere successo nel velocizzare le consegne e aprire spazi di inserimento per le start-up tech, che portano in dote un approccio radicalmente diverso e improntato alla rapidità rispetto agli storici contractor del Pentagono. Ma diversi commentatori americani avvertono: “Ogni amministrazione americana degli ultimi trent’anni ha provato a semplificare l’acquisizione. Nessuna ha davvero vinto contro la burocrazia del Pentagono”. Ora si tratta di passare dalle parole ai fatti. Nei prossimi 60 giorni, il Dipartimento della Difesa dovrà pubblicare le linee guida operative e, entro 180 giorni, la prima valutazione dei nuovi tempi di consegna.
















