Skip to main content

Italia come la Grecia? Perché un po’ peggio. Perché un po’ meglio

tsipras, Grecia, Macedonia mosca

Le promesse di fare di più per i cittadini, i conti che non tornano, il duro confronto con Bruxelles… Il déjà vu è inevitabile. Il quadro politico e finanziario dell’Italia ricorda quello della Grecia ai primi di tempi del governo di Alexis Tsipras. L’Italia, come ci tengono a precisare i leader del governo, non è la Grecia. Ma questo non è necessariamente un vantaggio.

Spiega il perché Mohamed A. El-Eria, editorialista, consulente economico di Allianz e autore di The Only Game in Town e When Markets Collide, in un articolo di opinione pubblicato da Bloomberg. “L’Italia è tornata sui radar pubblici e privati come potenziale fonte di economia sistemica e interruzioni finanziaria – scrive l’analista -. Ciò ha portato a suggerire che il Paese potrebbe diventare ‘una nuova Grecia’”.

Tra le somiglianze ci sono il debito: “Un mix fragile di passività pubbliche considerevoli rispetto al Pil, un sacco di emissioni di titoli di Stato collegati che risiedono nel sistema bancario nazionale e preoccupazioni di sostenibilità del debito a medio termine”, sottolinea El-Eria. Sull’economia reale, l’Italia – come la Grecia – presenta un modello di crescita che ha ripetutamente fallito nel produrre prosperità elevata e inclusiva. Rispetto all’economia resta evidente l’emergere di movimenti anti-establishment che non esitano a politicizzare la questione della zona euro.

Ci sono però differenze sostanziali tra i due casi, abbastanza significative da suggerire che gli investitori in Italia dovrebbero concentrarsi su altri fattori. Secondo l’analista di Bloomberg, a differenza della Grecia, l’Italia è una delle più grandi economie in Europa e un membro originale del progetto di integrazione economica europea. A causa delle sue dimensioni, il fabbisogno di finanziamento lordo in euro è considerevole rispetto alle reti di sicurezza regionali messe in atto per affrontare i paesi in difficoltà”. Così, una “tempesta perfetta finanziaria” in Italia rappresenta una fonte di rischio sistemico molto più ampia e duratura per la zona euro e il resto dell’economia globale.

Inoltre, “l’Italia non ha un disavanzo delle partite correnti (ha un surplus) e la durata media del suo debito in essere è più lunga”, scrive El-Eria. Il consulente spiega che “con un minor rischio di inadempienza finanziaria a breve termine, il principale fattore determinante di eventuali disagi risiede nelle dislocazioni originate dalla politica interna e regionale. Questo è il fattore più importante per gli investitori per monitorare da vicino”.

Come conclusione, l’analista ricorda che alla Grecia l’ha salvata dal default l’adeguamento del governo di Syriza alle regole europee, “nonostante avesse vinto sia le elezioni che il referendum con un’agenda politica contraria a quello che hanno fatto alla fine”. “La speranza di molti investitori – così come funzionari dell’Ue, funzionari della Bce e diversi responsabili delle politiche nelle capitali europee – è che il governo italiano eseguirà un atteggiamento analogo – scrive El-Eria –  anche se il rischio di default immediato è inferiore. In tal modo, Roma avrebbe bisogno di progettare un programma più completo volto a generare una crescita elevata, inclusiva e sostenibile”.



×

Iscriviti alla newsletter