“Fuori dal gregge. Il pensiero divergente che crea innovazione”. E’ questo il titolo dell’ultimo libro di Massimiliano Magrini – imprenditore, manager e venture capitalist, co-fondatore e managing partner di United Ventures – presentato ieri, lunedì 25 marzo, nella sede dell’Istituto per la Competitività (I-Com). L’evento ha visto la partecipazione del presidente dell’istituto Stefano da Empoli, del vicedirettore del Corriere della Sera Federico Fubini, del rettore dell’Università Federico II di Napoli e presidente Crui Gaetano Manfredi, del direttore generale di Confindustria Marcella Panucci e dell’amministratore delegato di Open Fiber Elisabetta Ripa. Il dibattito è stato moderato dal direttore della comunicazione I-Com Andrea Picardi.
Nel corso della presentazione i relatori hanno discusso di rivoluzione digitale, innovazione e venture capital. Ma anche di meritocrazia e formazione. Qual è il ruolo dello Stato in questa trasformazione? E quello dell’Unione Europea?
L’introduzione è stata affidata al presidente di I-Com Stefano da Empoli che ha sottolineato come uno tra gli elementi più interessanti di questo libro “risieda proprio nella doppia prospettiva che unisce da un lato molte citazioni di professionisti e accademici di varia natura e, dall’altro, le riflessioni che vengono dall’esperienza dell’autore. Una combinazione dunque tra teorico e operativo”.
Elisabetta Ripa ha parlato della sua esperienza di capo azienda e del suo impegno per favorire l’innovazione: “L’attività di Open Fiber rispecchia molto quelle che nel libro di Magrini vengono indicate come caratteristiche fondamentali dei soggetti che devono abilitare l’innovazione. Open Fiber colma un vuoto che tutti potevamo vedere con i nostri occhi. Sapevamo dell’assenza di infrastrutture abilitanti di questa rivoluzione digitale e che l’Italia è il fanalino di coda dell’Europa nel confronto internazionale”. Un impegno dello Stato è dunque necessario. E’ intervenuta poi Marcella Panucci secondo cui “nel libro si parla molto del ruolo dello Stato innovatore. Lo Stato può essere un investitore diretto nell’innovazione affinché ci sia quell’ecosistema che permetta alle imprese di innovare. E allora gli investimenti in ricerca e formazione sono assolutamente necessari”. Versione condivisa dal rettore Gaetano Manfredi che, dopo aver sottolineato la bassa soglia di investimenti del nostro Paese nel campo della formazione, ne ha riconosciuto l’importanza: “Indipendentemente da quelli che sono i modelli di innovazione, la base di partenza è un modello formativo che sia competitivo a livello globale. Da un lato c’è il tema dell’investimento – l’Italia investe poco in formazione superiore – dall’altro quello della modalità della formazione. Per innovare c’è bisogno di creare e la creatività si forma anche attraverso la contaminazione tra le competenze”. Federico Fubini ha riconosciuto l’importante ruolo svolto dal sistema universitario che, insieme agli investitori, “deve approfittare della forza della parte trainante del Paese per diffondere l’innovazione. Un tema molto importante per l’innovazione in Italia è quello della geografia economica: c’è una competizione tra talenti e una tra aree. Le aree ricche di talenti attirano altri talenti a scapito di altre zone del Paese”. Massimiliano Magrini ha ripreso la questione della geografia economica, trattata nel libro come uno dei temi fondamentali: “Insieme alla geografia economica, la capitalizzazione e il venture capital sono delle precondizioni affinché ci sia un ecosistema che possa far emergere quelle caratteristiche necessarie, ma non sufficienti, per un sistema innovativo”.
All’iniziativa era presente anche Umberto Pizzi. Ecco alcuni dei suoi scatti più significativi.
Foto di Umberto Pizzi/Riproduzione riservata