Skip to main content

Navi a Venezia, le istituzioni tornino a fare il loro mestiere. La versione di Paolo Costa

Le soluzioni ci sono, se ne discute dal 2004, ma per una ragione o per un’altra non ne è mai stata attuata neppure una“. Con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti, come conferma lo scontro di questa mattina nel Canale della Giudecca che solo fortuitamente non ha causato vittime. L’economista Paolo Costa può essere certamente considerato uno dei più principali conoscitori italiani dell’annoso problema del traffico delle grandi navi attraverso i i canali di Venezia. Un tema che Costa ha approfondito da ministro dei Lavori pubblici ai tempi del primo governo guidato da Romano Prodi, da sindaco del capoluogo veneto tra il 2000 e il 2005 e da presidente dell’Autorità portuale fino a un paio di anni fa.

Le alternative a che le navi passino davanti a San Marco – ha sottolineato l’economista – sono numerose. Alcune di queste attualmente sono anche al vaglio del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli ma una decisione in un senso o nell’altro non è mai stata presa. Non solo da questo governo – ha osservato Costa – ma neppure dai precedenti che pure avrebbero dovuto intervenire: “Nel 2004, da sindaco di Venezia, proposi al governo di non far girare più le navi passeggeri davanti San Marco ma di farle passare per la Bocca di Malamocco. Non se ne fece nulla“. Qualche anno più tardi, a inizio 2012, il tema torna di attualità dopo il naufragio al Giglio della Concordia. Costa in quel periodo presiedeva l’Autorità portuale di Venezia: “Il decreto a firma dei ministri Corrado Clini e Corrado Passera, datato 2 marzo 2012, stabilì che dovesse essere interrotto il traffico nel Canale della Giudecca non appena fosse stata trovata un’alternativa.  Questo accadeva il 2 marzo 2012. Pochi giorni dopo, il 13 marzo,l’Autorità portuale di Venezia, in accordo con il comune, il Magistrato alle acque e la Capitaneria di porto avanzò una soluzione che riprendeva quella del 2004“. Ma ancora niente, fino all’urto di oggi.

Un episodio, secondo Costa, fortemente esemplificativo di cosa non abbia funzionato in questi anni a livello di sistema Paese: “Il vero dramma è che i ministri delle Infrastrutture e Trasporti che si sono succeduti nel tempo non hanno trovato il modo di risolvere il problema, nonostante fosse noto e grave“. A dimostrazione dell’incapacità della politica di assumere decisioni complesse: “Intorno alla questione del traffico delle grandi navi a Venezia ruotano numerosi interessi e cos’ è la politica se non la capacità di metterli insieme e di trovare una sintesi?“. Peccato, però, che non sia stato fatto nulla di tutto ciò, per il problema delle navi a Venezia, ma non solo secondo Costa: “È la dannazione del nostro Paese in questo periodo storico: le istituzioni non riescono a fare il loro mestiere. Giorgio Ruffolo diceva che le istituzioni servono solo se prendono decisioni. Altrimenti, non possono essere considerate tali. Un ministero che per 7 anni, dal 2012 al 2019, non ha preso una decisione di sua competenza come dovrebbe essere chiamato? Semplice, un’istituzione che non funziona“. Una decisione sempre rinviata che – ha concluso Costa – ha inoltre impedito finora “di affrontare il problema macroscopico e molto più grave del funzionamento dell’intero porto di Venezia e della sua capacità di servire un’economia come quella che ha alle spalle“.


×

Iscriviti alla newsletter