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Nell’Artico tra B1 americani e interessi cinesi

Le attenzioni all’Artico si legano alla possibilità che nelle prossime decadi quel quadrante diventi ancora più nevralgico. Le mosse degli Usa (e degli alleati), le intenzioni e gli interessi della Cina

Per la prima volta un bombardiere B-1 Lancer statunitense è atterrato all’interno del Cicolo polare artico. Per comprendere meglio la notizia serve un inquadramento: i B-1 sono bombardieri strategici che gli Stati Uniti inviano in missioni dal sapore poco militare e molto politico/geopolitico in giro per il mondo. Passano da Guam all’est europeo al Golfo, e recentemente quattro di questi (appartenenti al 7th Bomb Wing della Dyes Air Force Base in Texas) sono stati dispiegati nella Ørland Air Station, nella Norvegia meridionale.

Il messaggio dietro a certe attività è questo: gli Stati Uniti ci sono, sono più che presenti in certi quadranti – Indo Pacifico, Europa, Medio Oriente e Artico – e hanno capacità di proiettare la propria forza in modo rapido ed efficace. I destinatari sono i rivali strategici innanzitutto, come Russia e Cina, sempre più attenti al teatro artico (e altrove); ma anche gli alleati, che sentono quelle pressioni e quelle penetrazioni da parte delle potenze antagoniste (per esempio, nei giorni scorsi è uscita la notizia che la Difesa finlandese ha dovuto bloccare la Cina, che tramite un istituto di ricerca voleva prendere il controllo di un aeroporto sull’Artico

Le immagini della base di Bodø, dove un B-1 ha fatto scalo tecnico (portando con sé quel messaggio) si incrociano con quanto esce dalla Plenaria annuale del Parlamento cinese che ha approvato il 14° Piano quinquennale del Partito/Stato cinese, il progetto di sviluppo per il 2021-2015 (che però in questo caso si sovrappone con gli obiettivi strategici verso il 2035), secondo cui Pechino tra le varie cose intende essere presente tra le calotte polari, con interessa a costruire una “Via della seta polare”.

Secondo Reuters, nel piano si afferma che la Cina “parteciperà a una cooperazione pragmatica al Polo Nord” e “aumenterà la sua capacità di partecipare alla protezione e all’utilizzo del Polo Sud”. L’interesse alla regione artica si lega alla presenza di minerali particolari tanto quanto allo sblocco di quelle rotte grazie allo scioglimento dei ghiacci causato dal riscaldamento globale. Si stima che la via del nord tagli di 3000 miglia nautiche il collegamento Europa-Asia (attualmente vincolato ai passaggi talassocratici di Malacca, Bab al Mandab e Suez) – tradotto in termini temporali: spedizioni 11 giorni più rapide.

La Cina si definisce un paese vicino all’Artico (certamente opinabile, ndr) per giustificare queste sue attenzioni: un aspetto già polemizzato dall’ex segretario di Stato statunitense, Mike Pompeo. “La Cina è un paese vicino all’Artico. Ha partecipato agli affari della regione con un atteggiamento inclusivo, cooperativo e vantaggioso per tutti. Non è una cortesia estesa dai paesi artici ma un diritto sancito dalla legge internazionale che consente alla Cina di prendere parte agli affari regionali”, ha rivendicato il Global Times – un media che si occupa anche di diffondere in lingua inglese le linee strategico-programmatiche e le posizioni del Partito/Stato.

La linea sull’Artico non è una novità, fa parte del Libro bianco del 2018, ed è anche uno degli elementi su cui si basa la pragmatica partnership con la Russia (vedere gli investimenti nel Russian Yamal Liquified Natural Gas). Recentemente il Wall Street Journal ha raccontato come Stati Uniti e Canada stiano pianificando l’implementazione dei sistemi radar nel Nord proprio per monitorare costantemente questo quadrante. Una fregata della Royal Navy si unirà a una task force multinazionale nel Mare di Barents nei prossimi mesi, ha anticipato su queste colonne Gabriele Carrer raccontando la “Global Britain in a Competitive Age”, la nuova dottrina strategico-militare di Londra.

La Cina intanto ha annunciato una crescita del 6,8 per cento del budget per la difesa per il prossimo anno finanziario, che rappresenta un aumento dello 0,2 rispetto allo scorso anno mentre continua a modernizzare le sue forze armate. Fondi che serviranno anche per alimentare le missioni ai Poli, mentre – come raccontato a più ripresa da Gianluca Zapponini – il Partito/Stato ha da affrontare una crisi economico/finanziaria non secondaria e connessa al debito sia pubblico sia privato, emersa in modo più sensibile dal Congresso.

(Foto: Norwegian Military, il B-1 americano a Bodø)



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