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A chi toglie il sonno l’attivismo Usa sul gas?

Durante la fase di transizione dai combustibili fossili alle fonti energetiche rinnovabili, è chiaro a tutti che domanda e prezzo di gas naturale aumenteranno, impattando sul lasso di tempo durante il quale quel gas potrà essere sfruttato

Il numero di piattaforme di gas e oil trivellate dal players Usa Exxon è aumentato da 6 a 500 nella settimana appena trascorsa. Il livello più alto dall’aprile 2020. Pur essendo un minimo indicatore di utili futuri, è comunque un segno di strategie e volontà sul dossier energetico che inquieta gli avversari (Cina e Russia). Inoltre Exxon, dopo la trivellazione programmata a Cipro per il 3 dicembre, è in trattative per costruire il quarto impianto di produzione petrolifera per la Guyana.

EXXON

L’amministratore delegato di Exxon Mobil Corp ha dichiarato lo scorso mercoledì che la società riuscirà a raddoppiare gli utili e il flusso di cassa dalle operazioni, aggiungendo che i consumatori e i governi devono decidere come il mondo passerà a combustibili più puliti. Si tratta di un risultato oggettivo che non fa piacere agli avversari, soprattutto a quelli che hanno interessi nelle medesime aree dove opera il gigante Usa.

I profitti di Exxon, come quelli di Chevron, salgono per un motivo specifico: l’aumento dei prezzi del petrolio e del gas da un lato e la ricompensa degli azionisti a causa della crescente pressione sui combustibili fossili dall’altro. Non c’è, quindi, solo il semplice aumento di volumi di oil o gas sul tavolo, come accade in altri scenari ma una combinazione (tattica) di fattori e mosse. Exxon Mobil è la principale società di petrolio e gas integrata, il che la rende un paradigma. I ricavi di Exxon Mobil hanno osservato un tasso di crescita medio dell’8%, da 208 miliardi di dollari del 2016 a 264 miliardi del 2019.

NUMERI

I quattro segmenti operativi di Exxon Mobil, Upstream, Downstream, Chemical, Corporate & Other, contribuiscono rispettivamente al 9%, 80%, 10% e 1% dei ricavi totali. Come è noto la pandemia ha influito sul calo dei ricavi, con anche una contrazione dell’8% della base patrimoniale totale a causa delle svalutazioni del 2020. Da poco Exxon Mobil ha annunciato la propria volontà di provare a catturare il carbonio dalle sue raffinerie vicino a Houston, in Texas. Per questa ragione ha detto alla CNBC che cercherà di ridurre a produzione di combustibili fossili fino al 2025, a seconda delle condizioni di mercato. Ulteriori cambiamenti potrebbero arrivare mentre i regolatori di tutto il mondo si concentrano sul clima, ma si tratta di un passo incoraggiante messo in preventivo dal player maggiore degli Stati Uniti.

QUI CIPRO

Tra due settimane Exxon sarà impegnata a perforare nella Zee cipriota, nello stesso fazzoletto di acque dove mezzi militari di Francia, Italia, Gran Bretagna, Israele ed Egitto hanno preso parte all’ esercitazione “Nemesis”: si è trattato di provare operazioni di ricerca e soccorso, evacuazione medica e antinquinamento con uno scenario immaginario che vede le forze cipriote impiegate a liberare una piattaforma petrolifera e una nave di supporto caduta nelle mani dei terroristi. In quelle stesse acque il governo di Cipro ha autorizzato un consorzio formato dalle compagnie energetiche Eni e Total. Secondo Ankara le aree in cui si è svolta l’esercitazione rientrano nelle acque che i turco-ciprioti rivendicano come proprie e hanno autorizzato la Turkish Petroleum Company (TPAO) a condurre la propria ricerca di idrocarburi.

Nel 2018 in quell’area navi militari turche hanno impedito alla nave da perforazione Saipem dell’Eni di effettuare perforazioni esplorative in un’area che Cipro aveva concesso in licenza alla società italiana, ma rivendicata anche dai turco-ciprioti.

SCENARI

La presenza nel Mediterraneo orientale dei maggiori players petroliferi, compresa Exxon, è l’elemento che caratterizza le contromosse dei grandi avversari degli Usa. Pechino e Mosca (con l’aggiunta di Ankara) sono pienamente consapevoli che, visto il prezzo del gas naturale in costante aumento, l’Europa necessita come l’aria di altri modi per ridurre al minimo la sua dipendenza dal gas russo. Per cui durante la fase di transizione dai combustibili fossili alle fonti energetiche rinnovabili, è chiaro a tutti che domanda e prezzo di gas naturale aumenteranno, impattando sul lasso di tempo durante il quale quel gas potrà essere sfruttato.

Per questa ragione è ormai protofanico, tanto al di qua quanto al di là dell’Atlantico, che la Turchia non ha intenzione di abbandonare il suo comportamento nel Mediterraneo orientale, mostrando al mondo una propria interpretazione (unica) del diritto internazionale, ovvero adattata alle proprie esigenze.

@FDepalo


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