Nel cuore della crescente complessità logistica aeroportuale, lo scalo di Fiumicino lancia una nuova visione per la gestione del traffico merci, fondata su trasparenza, misurabilità e collaborazione. La prima edizione della Carta dei servizi merci punta a migliorare la trasparenza e favorire una collaborazione più efficace tra tutti gli operatori della filiera. La riflessione di Ivan Bassato, Chief Aviation Officer di Adr, comparsa sul numero di giugno di Airpress
In uno scenario in cui la logistica globale si fa ogni giorno più complessa e interconnessa, la gestione del traffico merci negli aeroporti non può più essere affrontata soltanto come una questione operativa. La velocità, l’affidabilità e la qualità dei servizi diventano criteri strategici per definire la competitività di uno scalo, influenzando direttamente le scelte degli operatori e la capacità di un sistema economico di attrarre investimenti. La sfida non riguarda solo le infrastrutture ma il modo in cui queste vengono messe a sistema, rese trasparenti, valutate e migliorate in ottica di lungo periodo. In questo contesto, l’aeroporto di Fiumicino sta cercando di proporre una nuova visione della gestione merci, fondata su principi di misurabilità, responsabilità e collaborazione. Non si tratta solo di dotarsi delle migliori tecnologie o di ampliare la capacità operativa – sebbene anche questi siano aspetti fondamentali – ma di costruire un modello di relazione più maturo con tutti gli attori della filiera.
La pubblicazione della prima edizione della Carta dei servizi merci rappresenta un passaggio significativo in questo senso. Non è un punto di arrivo, né un esercizio formale, ma un primo strumento attraverso cui rendere leggibili e condivisi i parametri di qualità che definiscono l’esperienza operativa all’interno della Cargo city di Fiumicino. Si tratta di un documento redatto secondo le indicazioni dell’Enac, che non solo descrive in modo chiaro i servizi offerti e le infrastrutture disponibili, ma introduce anche un sistema articolato di indicatori – sia oggettivi che percepiti – con cui monitorare e valutare il livello complessivo delle performance. L’intento è quello di avviare un percorso di miglioramento continuo, costruito insieme agli operatori, fondato su dati misurabili e obiettivi trasparenti.
Il piano prevede tre anni di osservazione e progressivo consolidamento. Il primo anno, in corso, è dedicato al rilievo dello stato attuale dei servizi. Seguiranno due anni di definizione e verifica degli obiettivi di miglioramento, fino all’entrata a regime del sistema. Non si tratta dunque di dichiarare obiettivi in astratto, ma di costruire una baseline condivisa, su cui fondare un’evoluzione sostenibile e credibile del servizio.
Nel frattempo la Cargo city, che si estende su un’area di oltre 200mila metri quadri ed è collocata nella parte sud-orientale del sedime aeroportuale di Fiumicino, ha continuato a crescere anche in termini di traffico: nel 2024 sono transitate circa 266mila tonnellate di merce, con un incremento del 44% rispetto all’anno precedente e del 42% rispetto al 2019. Dati che confermano il ruolo del principale aeroporto italiano come nodo centrale per il traffico merci, non solo su scala nazionale, ma anche nel più ampio sistema logistico euromediterraneo. Una crescita che non può essere gestita senza un approccio strutturato alla qualità. In questo senso, la Carta è anche una risposta al bisogno — sempre più urgente — di dotarsi di strumenti di governance integrata, che consentano di coordinare in modo efficace una molteplicità di soggetti, ciascuno con esigenze e responsabilità diverse.
La qualità in ambito cargo non può più essere intesa soltanto come l’assenza di disservizi, ma come la capacità di garantire, in modo continuativo, standard elevati in tutte le fasi del processo: dall’accessibilità al terminal alla puntualità delle operazioni, dalla sicurezza al trattamento delle merci speciali, fino agli aspetti relazionali e informativi. I 31 indicatori previsti dalla Carta – suddivisi tra qualità erogata e qualità percepita – toccano esattamente questi punti, restituendo un’immagine complessa ma misurabile del sistema. È proprio in questa capacità di misurare e condividere le prestazioni che si gioca la possibilità di fare della Cargo city non solo una somma di servizi, ma una vera e propria community logistica. L’esperienza mostra che solo dove esiste un linguaggio comune tra gestore aeroportuale, operatori, autorità e utenti è possibile affrontare con efficacia le sfide poste dalla digitalizzazione, dalla sostenibilità e dalla crescente domanda di flessibilità del mercato.
La Carta dei servizi merci, in questo senso, è un punto di partenza, non di arrivo. Il suo valore non risiede tanto nella sua forma, quanto nella funzione che intende assolvere: quella di abilitare una nuova cultura della qualità, orientata al miglioramento continuo e al dialogo costante con tutti gli stakeholder. In un sistema come quello aeroportuale, in cui la cooperazione tra attori diversi è condizione essenziale per il funzionamento, strumenti come questo rappresentano un passo necessario verso una gestione più matura, trasparente e condivisa.
Aeroporti di Roma continuerà a investire in questa direzione, convinta che la competitività di uno scalo passi non solo per ciò che si vede – le infrastrutture, gli spazi, i numeri – ma soprattutto per ciò che si costruisce nel tempo: fiducia, affidabili, capacità di ascolto e co-progettazione. La qualità, oggi, è una responsabilità condivisa. Ed è solo misurandola che possiamo migliorare davvero.