Il nuovo trattato firmato da Regno Unito e Germania introduce una clausola di mutua assistenza militare fuori dal perimetro Nato e punta sulla cooperazione industriale e tecnologica. L’intesa si affianca a quella recente tra Londra e Parigi, delineando un asse strategico informale tra i principali attori europei. Sullo sfondo prende corpo un approccio pragmatico alla difesa comune, fuori dai vincoli istituzionali dell’Ue
Il Regno Unito e la Germania hanno firmato, per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale, un accordo bilaterale di mutua difesa. Il Kensington Treaty, così viene chiamato, prevede infatti una clausola di assistenza militare reciproca in caso di aggressione, vincolante anche al di fuori del quadro Nato.
L’intesa si inserisce nel solco tracciato dalla Northwood Declaration, firmata tra Regno Unito e Francia poche settimane fa, incentrata sul coordinamento nucleare tra Parigi e Londra. Laddove l’intesa di Northwood articola la dimensione strategica, Kensington rafforza quella convenzionale e industriale.
La reazione russa non si è fatta attendere. La portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, ha definito l’accordo una “provocazione irresponsabile” alle porte della Federazione.
Cooperazione tecnologica e autonomia industriale
Oltre all’aspetto militare, il trattato anglo-tedesco prevede una stretta cooperazione industriale e tecnologica. Il cuore dell’intesa è lo sviluppo congiunto di un nuovo missile a lungo raggio, progettato per colmare le lacune europee nella capacità di proiezione. A questo si affiancano il rafforzamento della linea di produzione dei veicoli blindati Boxer e la realizzazione, a Leeds, di una fabbrica per la costruzione di droni, frutto della cooperazione tra Rheinmetall e l’industria britannica.
Londra stretta tra Manica e Atlantico
La serie di intese recentemente firmate dal governo di Londra, inclusa quella conclusa a maggio con l’Unione europea, attestano formalmente il ritorno del Regno Unito al centro delle dinamiche strategiche del continente. Dopo gli anni turbolenti del post-Brexit — e con una special relationship con gli Usa sempre più incerta —, Londra sceglie il terreno della sicurezza collettiva per riaffermare il proprio ruolo in Europa.
Un pilastro europeo che prende forma?
L’Europa non ha ancora una difesa comune, ma — al di là della cornice istituzionale dell’Ue — sta provando a costruire qualcosa che le somigli. Il triangolo strategico Parigi–Londra–Berlino, sebbene ancora informale, inizia ad assumere contorni strutturati. Le intese strette a Northwood e Kensington, se lette insieme, segnalano una sempre maggiore intraprendenza da parte dei Big europei, determinati a rilanciare le proprie capacità difensive, sia come deterrente nei confronti di Mosca sia come messaggio agli Usa di Donald Trump. In questo contesto — e riprendendo una formula cara agli esperti dell’integrazione europea —, sembra che i tre Paesi puntino a dare vita a un’Europa della Difesa a due velocità. Questo “modello” consiste nello scavalcare i vincoli formali posti da Trattati e istituzioni comuni (che comunque, causa Brexit, non potrebbero coinvolgere il Regno Unito) e accelerare su determinati dossier in accordo con i Paesi che la pensano allo stesso modo. Chi ne resterà fuori manterrà teoricamente in dote un certo privilegio d’azione individuale, ma rischierà anche, in futuro, di ritrovarsi non ammesso al tavolo delle decisioni più importanti.