Il Consiglio Ue sancisce lo stop, graduale, ai contratti che ancora legano il Vecchio continente alle forniture dell’ex Urss. Ancora due anni e poi bisognerà fare a meno del metano di Gazprom. Il riassetto energetico italiano e il vantaggio francese, via nucleare
Brutte notizie per Vladimir Putin. In una Russia alle prese con un’economia sempre più friabile. L’Europa ha sganciato un altro siluro contro Mosca, preparando il terreno a un addio in modo definitivo al gas russo. Il Consiglio Ue, infatti, ha raggiunto un accordo sulla sua posizione negoziale per un regolamento che introdurrà un divieto, giuridicamente vincolante, e graduale sulle importazioni di gas naturale dalla Russia, sia tramite gasdotto che in forma liquefatta (il cosiddetto Gnl). La mossa, elemento centrale del piano RepowerEu, mira a porre fine alla dipendenza energetica da Mosca, dopo la strumentalizzazione delle forniture e le ripetute interruzioni che hanno scosso il mercato europeo.
Attenzione, l’accordo tra i ministri dell’energia odierno, non è un fulmine a ciel sereno. Tutto era un po’ nell’aria, anche se mancava la messa a terra. Sono due anni buoni, infatti, che i Paesi membri dell’Unione lavorano a un progressivo sganciamento dal gas russo. Chi prima, chi dopo, le grandi economie si sono date un gran da fare. La Francia non ha mai avuto problemi di sorta, potendo contare sul nucleare, mentre l’Italia, che l’atomo non lo ha ancora, ha dovuto mettere in atto un progressivo ma costante riassetto dello scacchiere, cercando nuove fonti specialmente in Africa e stringendo accordi con gli Stati Uniti per l’importazione di metano liquido. Più complesso il caso della Germania, sprovvista di nucleare, con poco gas e ancora appesa al carbone. Berlino potrebbe essere per questo motivo l’ultima a salutare Mosca.
La svolta, comunque, c’è tutta. “Un’Europa indipendente dal punto di vista energetico è un’Europa più forte e più sicura. Sebbene negli ultimi anni abbiamo lavorato duramente e spinto per eliminare il gas e il petrolio russi dall’Europa, non abbiamo ancora raggiunto l’obiettivo. Pertanto, è fondamentale che la presidenza danese si sia assicurata un sostegno schiacciante da parte dei ministri dell’energia europei per la legislazione che vieterà definitivamente l’ingresso di gas russo nell’Ue”, ha spiegato a valle del consiglio Lars Aagaard, ministro danese per il Clima, l’energia e le utility.
Quanto al testo concordato dai ministri dell’energia, esso conferma che le importazioni di gas russo saranno vietate a partire dal 1° gennaio 2026, pur prevedendo un periodo di transizione per i contratti già in essere. Nello specifico, i contratti a breve termine conclusi prima del 17 giugno 2025 potranno proseguire fino al 17 giugno 2026, mentre quelli a lungo termine avranno come scadenza ultima il 1° gennaio 2028, data in cui il bando diventerà totale e senza eccezioni. Qualsiasi modifica ai contratti esistenti sarà permessa solo per scopi operativi strettamente definiti e non potrà in alcun modo portare a un aumento dei volumi importati.
Per garantire che il divieto sia efficace e non venga aggirato, il Consiglio ha introdotto un regime di autorizzazione preventiva. Per il gas russo importato durante la fase transitoria, le aziende dovranno presentare la documentazione necessaria almeno un mese prima dell’ingresso nel territorio Ue. Per il gas di provenienza non russa, invece, le procedure sono state snellite: sarà sufficiente fornire una prova di origine almeno cinque giorni prima. Regole ferree anche per i carichi di Gnl misti: la documentazione dovrà specificare le quote esatte di gas russo e non russo, e solo a quest’ultimo sarà consentito l’ingresso. Game over.