Poco dopo che il Muezzin ha fatto la sua preghiera diffusa dagli altoparlanti e il sole di un tramonto rosso fuoco si è tuffato nel mare di fronte alle lapidi bianche del cimitero cristiano di Hammamet, l’Italia politica, per la prima volta rappresentata dal ministro degli Esteri di un governo guidato da un premier di centrosinistra, si reca a rendere omaggio alla tomba di Bettino Craxi. È accaduto ieri 19 gennaio, giorno del diciassettesimo anniversario della scomparsa dello statista socialista, lontano dall’Italia, negli infiniti giorni dell’abbandono, ad Hammamet.
Il tabù si rompe quando Angelino Alfano, che di centrosinistra non è ma è il titolare della Farnesina e il leader del Nuovo Centrodestra, alleato decisivo del Pd – di cui il capo del governo Paolo Gentiloni è tra i fondatori – varca poco dopo le 18 l’ingresso del piccolo cimitero, luogo simbolo della fine della nostra Prima Repubblica, sotto la Medina, affacciato sul mare. Abbraccia, il ministro degli Esteri italiano, la signora Anna, vedova di Bettino, e i figli dell’ex premier e leader del Psi, Bobo e Stefania Craxi, ex sottosegretario agli Esteri del governo Berlusconi, presidente della Fondazione dedicata alla memoria del padre. È stata lei, Stefania, l’artefice della svolta. Come ha già dichiarato in un’intervista a Il Corriere della sera, venuta a sapere della visita di Alfano in Tunisia lo ha invitato a rendere omaggio alla tomba del padre, “con il quale dopo 17 anni l’Italia deve fare i conti”. E “Alfano ha subito volentieri accettato, prendendosi anche qualche attacco su Facebook”, racconta la Craxi a Formiche.net.
“Ciao Stefania, ciao Bobo, buonasera signora Anna, le devo portare un messaggio del Presidente Essebsi (Capo di Stato tunisino ndr)” , così esordisce al suo arrivo il ministro degli Esteri che si stringe alla famiglia Craxi. Resta accanto a loro, commosso, per alcuni minuti in silenzio di fronte alla lapide dove campeggia, per volontà dello statista socialista, la scritta: “La libertà equivale alla mia vita”. Intorno i garofani rossi, simbolo del Psi di Bettino. E tanti militanti ed ex dirigenti socialisti che ogni anno il 19 gennaio volano in Tunisia con la Fondazione Craxi. Al cimitero cristiano di Hammamet, di fronte al quale c’è quello islamico, si erano già recati altri ministri ed esponenti di governo come Renato Brunetta, Franco Frattini e Maurizio Sacconi, però tutti rappresentanti degli esecutivi di Silvio Berlusconi che ha sempre difeso la memoria del suo “amico Bettino”. E che anche ieri ha inviato “a Stefania” un messaggio dove dice: “Sono con voi con il cuore. È difficile pensare che siano passati diciassette anni da quando ci ha lasciati e molti di più da quando un colpo di Stato lo ha privato del suo ruolo politico e della possibilità di vivere da uomo libero nel suo Paese”. Berlusconi ricorda che “la grandezza di Craxi è stata quella di porsi per primo il problema di un profondo rinnovamento del sistema politico italiano, di una modernizzazione indispensabile”. E ancora, scrive il leader di Forza Italia: “Craxi era un uomo di sinistra che ha provato a dimostrare che esiste una sinistra senza soggezione ai comunisti, senza nostalgie utopistiche, senza giustizialismo”. Stefania ringrazia Berlusconi per “le belle parole e le significative riflessioni sulle pagine oscure che portarono alla fine della Prima Repubblica, un vero e proprio colpo di Stato, che ancora oggi inquina la vita politica e istituzionale del nostro Paese”. Affrontarle “non è un mero esercizio storico, ma missione necessaria per chi si pone il problema del domani”.
Lo stesso concetto della sfida di Craxi alla sinistra comunista, sottolineato da Berlusconi, lo ripete Alfano, ex delfino del Cav, ex segretario nazionale del Pdl, il fondatore di Ncd che poi abbandonò “Silvio” per proseguire sulla strada delle larghe intese con il Pd. Chiede Formiche.net al ministro degli Esteri se la “svolta” della sua visita a Hammamet possa significare l’inizio di una revisione da parte del Pd di Matteo Renzi, suo principale alleato e azionista di maggioranza del governo Gentiloni, del giudizio su Craxi, fino ad abbattere il muro della damnatio memoriae a sinistra nei confronti dello statista socialista. Alfano così risponde a Formiche.net: “Quando Craxi era primo ministro io ero alle scuole medie, appartengo quindi a una generazione che si può permettere di esprimere un giudizio sugli esiti della sua vicenda politica dal punto di vista delle sue lungimiranti intuizioni. Che vanno dalle libertà religiose (rinnovo del Concordato Stato-Chiesa ndr), alle vicende con l’Est dell’Europa, dove Craxi difese i dissidenti sovietici, all’integrazione europea, a tutto quanto ha caratterizzato la sua visione sul Medio Oriente e il Mediteranno, ma anche la modernizzazione della nostre istituzioni statali e le sue scelte sulle questioni economiche, come il decreto di S. Valentino sulla scala mobile. Ecco, queste sono tutte cose che dimostrano che lui aveva visto lungo”.
Prosegue Alfano, nel colloquio con Fomiche.net: “Craxi aveva visto lungo sulla necessità di una sinistra italiana riformatrice che non fosse sotto il cappello del Partito comunista italiano. Quindi, sulle questioni di fondo, lui ebbe una direzione di marcia che la Storia dimostrò poi essere vera”. Conclude il nostro ministro degli Esteri: “Non esiste damnatio memoriae per coloro che hanno il riconoscimento dalla Storia della correttezza delle proprie intuizioni”. Bobo Craxi giudica il gesto di Alfano “nobile e coraggioso”. Osserva l’ex sottosegretario agli Esteri del governo D’Alema: “È un gesto che impegna il governo, perché il ministro degli Esteri è la punta di diamante di un esecutivo. In Italia ormai è iniziata una revisione. Gli italiani rimpiangono gli statisti della Prima Repubblica”. Racconta Anna Craxi a Formiche.net, facendo una raro strappo al suo noto riserbo: “Non facciamo in tempo a mettere il registro delle presenze davanti alla tomba che si riempie subito. Abbiamo registrato quasi 20.000 firme ogni anno, molti italiani scrivono: Bettino, con te non saremmo messi così male. Ma io ho visto anche tante firme e frasi di turisti stranieri, tedeschi, inglesi…”. Ora le presenze sono un po’ calate, dopo il terrorismo internazionale che ha colpito la Tunisia e la continua a lambire.
Spiega Stefania: “Non dimenticheremo mai quello che la Tunisia ha fatto per mio padre e per la mia famiglia. Oggi quel popolo che seppe dare una lezione di coraggio e di libertà nel rispetto delle leggi e del diritto internazionale, vive una fase difficile e travagliata della sua storia millenaria ed ha bisogno che l’Italia, l’Europa e le istituzioni internazionali aiutino con la forza dei fatti e non delle parole questa giovane democrazia, argine del caos libico”. Di questo hanno parlato il presidente tunisino Caid Essebsi e il ministro Alfano. Che prima di tornare in Italia ha sostato per un tè alla menta al Caffè del Moro, alla Medina, accanto a Stefania e Bobo, sotto il ritratto di Craxi, vestito con la sahariana degli anni dell’esilio.
Sotto quel ritratto, che raffigura Craxi con espressione addolorata e pensosa e lo sguardo rivolto al di là del mare, verso l’Italia, c’era il tavolo di Bettino. Il convitato di pietra della nostra politica. Con la sua memoria l’Italia, anche quella dei governi a maggioranza di centrosinistra, come la visita di Alfano ha dimostrato, deve fare i conti.