Si è parlato soprattutto del ruolo delle regioni nell’architettura della riforma costituzionale, ieri – alla Galleria Alberto Sordi, a Roma – all’Aperithink organizzato da Formiche con Enrico Costa. Il ministro per gli Affari regionali e le autonomie del governo guidato da Matteo Renzi – ed esponente di spicco del Nuovo Centrodestra – ha sottolineato punti di forza e di debolezza dell’attuale sistema e indicato quali sono gli elementi principali del testo varato dal Parlamento, sul quale gli italiani si esprimeranno nel referendum confermativo del prossimo ottobre.
Nel dibattito animato dal fondatore di Formiche Paolo Messa, Costa si è soffermato su un aspetto della riforma – spesso sottovaluto nel dibattito giornalistico – ma capace, invece, di incidere in profondità sui rapporti tra lo Stato e le Regioni. Si tratta del nuovo articolo 116 comma 3 della Costituzione, il quale stabilisce che forme più incisive di autonomia possano essere attribuite alle Regioni ordinarie che siano in “equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio“. Novità rilevante – ha affermato il ministro – perché prevede che lo Stato “possa devolvere alcune sue funzioni alle Regioni ma solo a condizione che siano virtuose“. “Verso questa soluzione – ha rilevato ancora Costa a titolo di esempio – “sembra interessata a muoversi la Lombardia“.
Secondo Costa, negli ultimi anni le Regioni sono state protagoniste “di un grande sforzo” al fine di “trovare un’omogeneità nei rapporti con lo Stato“. Tuttavia – ha spiegato – è “l’attuale assetto costituzionale a creare confusione dal punto di vista delle competenze“. Aspetto sul quale interviene la riforma firmata da Maria Elena Boschi che modifica, infatti, l’articolo 117 della Costituzione sulla ripartizione delle funzioni tra Stato ed enti regionali.
Dal punto di vista politico, Costa ha difeso l’operato del governo di cui fa parte (“ha fatto più cose liberali di quante non ne abbiano fatte molti altri“) e dichiarato che “il bilancio di quest’esperienza – molto positivo – dovrà essere tratto con il referendum costituzionale“. Sulla legge elettorale – che molti nel suo partito, ma anche nel Pd, vorrebbero modificare – non si è sbilanciato. Un messaggio però, anche su questo versante, lo ha inviato: “L’importante è prenderli i voti e per riuscirci è necessario avere un’identità forte e strutturata“. “Questa è la nostra sfida“, ha concluso.
Ecco le foto dell’iniziativa firmate da Umberto Pizzi.
(Foto di Umberto Pizzi/Riproduzione riservata)