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Chi c’era ai funerali di Roberto Calasso a Milano. Tutte le foto

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Massimo Cacciari
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Vittorio Sgarbi
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Vittorio Sgarbi
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Fleur Calasso Jaeggy
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Fleur Calasso Jaeggy
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Fleur Calasso Jaeggy
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Fleur Calasso Jaeggy
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Fleur Calasso Jaeggy
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Fleur Calasso Jaeggy
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Fleur Calasso Jaeggy
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Fleur Calasso Jaeggy
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Fleur Calasso Jaeggy
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Fleur Calasso Jaeggy, Massimo Cacciari
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Fleur Calasso Jaeggy, Massimo Cacciari
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Fleur Calasso Jaeggy, Elisabetta Sgarbi
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Fleur Calasso Jaeggy, Vittorio Sgarbi
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Fleur Calasso Jaeggy, Massimo Cacciari
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Fleur Calasso Jaeggy
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Fleur Calasso Jaeggy

Roberto Calasso era nato a Firenze il 30 maggio 1941 ed è morto a 80 anni, nei giorni in cui escono i suoi ultimi libri, “Bobi”, dedicato a Roberto Bazlen, con cui fondò l’Adelphi insieme a Luciano Foà e “Memè Scianca”, volume di ricordi autobiografici. Calasso è stato saggista, presidente e direttore editoriale di quella creatura mitica che lui chiamava “una somma di oggetti cartacei che messi insieme possono anche essere considerati come un unico libro”.

Ai funerali nella parrocchia di Santa Maria presso San Satiro, c’erano Massimo Cacciari, Tullio Pericoli, Giuseppe Trautteur (tutti autori e consulenti Adelphi), Vittorio ed Elisabetta Sgarbi, Andrée Ruth Shammah, i vertici della casa editrice. Gli amici hanno abbracciato la vedova Fleur Jaeggy, scrittrice svizzera che conobbe Calasso pubblicando con lui nel 1968.

Dopo i funerali, il feretro di Calasso è stato portato a Venezia per essere sepolto nel cimitero di San Michele, insieme a Igor Stravinskij, Franco Basaglia, Ezra Pound, Paolo Sarpi e al suo vecchio amico Iosif Brodskij.

Il nonno Ernesto Codignola fondò la casa editrice La Nuova Italia, e il cugino Matteo Codignola lo ha ricordato così a Repubblica:

“Era un uomo divertente, curioso, aperto. Sapeva ascoltare e non era mai prevedibile. Ricordo che moltissimi anni fa, a una giornalista che gli chiedeva di consigliare un libro per l’estate, rispose La mia vita con Dalí, di Amanda Lear. Non era una battuta: il libro era buonissimo – e certo avrebbe potuto pubblicarlo. Lo dico per far capire che molte delle idiosincrasie che gli vengono attribuite non esistono (…) La parola ‘riunione’ con lui non si poteva pronunciare. Istintivamente aggirava i cliché, anche quelli linguistici. A volte nei corridoi avvenivano siparietti divertenti in cui cercavamo tra noi perifrasi, inevitabilmente goffe, per evitare di pronunciarla. Di fatto, pur non nominandole, facevamo riunioni quasi quotidiane, in cui Roberto controllava tutto il processo produttivo. Era un editore vero, come non ce ne sono più. Discuteva ogni aspetto di ogni libro: il contratto di edizione ma anche la copertina, il colore, il risvolto. La scelta delle immagini era un gioco divertente e creativo”.

(Foto: Imagoeconomica)



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