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Giuseppe Conte e Alessandro Profumo a lezione di Intelligenza Artificiale. Foto di Pizzi

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“Lo sviluppo dell’Intelligenza artificiale è una questione di assoluto rilievo e di carattere strategico per l’azione di governo in virtù della prospettiva di progresso e crescita”. È un Giuseppe Conte giurista e un po’ filosofo quello intervenuto oggi alla Camera per partecipare alla conferenza che la Fondazione Leonardo – Civiltà delle Macchine ha organizzato per uno “Statuto etico e giuridico per l’Intelligenza artificiale”. Con lui, dopo l’evento di ieri e i lavori delle quattro tavole rotonde di esperti e accademici, sono intervenuti il presidente di Leonardo Gianni De Gennaro e il fisico Federico Faggin, inventore del microchip e del touch screen. In platea tutti i protagonisti dei lavori insieme al presidente della Fondazione Luciano Violante e all’ad di Leonardo Alessandro Profumo.

UN INTERVENTO FILOSOFICO

Conte cita il filosofo tedesco Günther Anders sull’uomo antiquato che, diventando subalterno alle macchine da lui create, ne avverte il dislivello rispetto ai propri mezzi fino a sentirsi inadeguato e perdendo centralità. Cita anche Martin Heidegger sul “rischio di sviluppo acefalo della tecnica” e Johann Wolfgang von Goethe sull’apprendista stregone come esempio da evitare per rilanciare la formazione all’innovazione nell’era digitale. Un intervento di circa mezz’ora nonostante la fitta agenda di governo, tra il consiglio dei ministri di ieri sullo stato di emergenza a Venezia e l’incontro odierno con i vertici ArcelorMittal per provare a sciogliere il nodo dell’ex Ilva di Taranto. Eppure c’è voluto essere Conte, perché “tra i compiti del responsabile dell’azione di governo c’è anche quello di dare prospettiva per provare a definire il Paese che vogliamo” (leggi l’articolo completo).

(c) Umberto Pizzi – Riproduzione riservata


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