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Paola Severino alla guida della Scuola Nazionale dell’amministrazione in 50 foto (di Pizzi)

Paola Severino e Marta Dassù
Paola Severino e Marta Dassù

Il presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, su proposta del ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha nominato la professoressa Paola Severino presidente della Scuola Nazionale dell’amministrazione (Sna). L’incarico durerà 4 anni e sarà svolto a titolo gratuito.

“Saluto con grande soddisfazione la nomina della professoressa Paola Severino alla presidenza della Scuola Nazionale dell’Amministrazione. È la persona giusta al posto giusto, nel momento giusto: con il suo elevatissimo profilo accademico e istituzionale, la sua reputazione internazionale, le sue competenze e la sua sensibilità potrà far compiere alla Sna il salto di qualità che la riforma della Pubblica amministrazione e un grande Paese come il nostro richiedono. La nostra scommessa sul capitale umano pubblico ha da oggi una marcia in più. Buon lavoro!”, ha fatto sapere in una nota il ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta.

La professoressa Severino è nata a Napoli il 22 ottobre del 1944. Docente e vicepresidente della Luiss Guido Carli, è presidente del Comitato scientifico del Piano nazionale di ripresa e resilienza istituito presso il ministero dell’Università e delle Ricerca e co-presidente del comitato Scientifico e Rappresentante dei cittadini italiani per la Conferenza sul futuro d’Europa.

È stata la prima donna ministra della Giustizia del governo Monti, va orgogliosa della riforma della geografia giudiziaria con la quale ha chiuso 31 fra tribunali e procure, 677 uffici di giudice di pace e 220 sezioni distaccate. Consulente di società, banche, associazioni di categoria. Nel 2001 vinse la classifica dei manager pubblici più ricchi, in cui era finita come vicepresidente della magistratura militare: 3,3 miliardi di lire. Prima donna nella storia, ricoprì quell’incarico dal 1997 al 2001. Nel 2012, con un imponibile netto superiore a sette milioni di euro, è il ministro più ricco. Nessun “imbarazzo” perché “guadagnare non è un peccato se lo si fa lecitamente, producendo altra ricchezza e pagando le tasse”.

In ambito forense, è tra gli avvocati penalisti più noti in Italia. Ha difeso Prodi nel processo Cirio. Ma anche Giovanni Acampora, legale della Fininvest, poi coinvolto nel processo Imi-Sir. Fra i suoi clienti figurano l’Eni e il gruppo di Francesco Gaetano Caltagirone. E pure l’Unione delle comunità ebraiche, che ha rappresentato contro Erich Priebke. A fine giugno del 2002 ha recitato al festival di Spoleto il processo a Charlotte Corday, l’assassina di Jean Paul Marat. Lei interpretava l’avvocato difensore. Antonio Di Pietro la pubblica accusa. Ha difeso anche Cesare Geronzi nel processo per il crac della Cirio e l’ex segretario generale del Quirinale Gaetano Gifuni nell’indagine sui fondi per la gestione della tenuta di Castelporziano.

È stata rappresentante speciale della Presidenza Osce per la lotta alla corruzione. Fa parte del Consiglio dell’Ordine “Al merito della Repubblica italiana” ed è stata insignita nel 2016 dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce. Tra gli incarichi e i riconoscimenti internazionali ricevuti: è stata nominata dal Presidente della Repubblica Francese Emmanuel Macron Chevalier de la Légion d’Honneur e insignita della medaglia d’oro Shahamir Shahamiryan della Repubblica di Armenia.

Gli italiani l’hanno vista mentre stringeva la mano al capo dello Stato con la sinistra. Ed è questa una triste storia personale: la malattia, il braccio destro sempre più inabile, infine l’amputazione in tempi recenti. Sposata con Paolo Di Benedetto, ex commissario Consob (fino a marzo 2010). Ha una figlia, Eleonora, avvocato come lei e due nipoti. Ama i viaggi, i musei e il teatro.

Tutte le foto di Umberto Pizzi.

(c) Umberto Pizzi – Riproduzione riservata

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