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Boccardelli, De Giovanni, Ricci e Uricchio raccontano i “maleducati” di Caligiuri alla Luiss. Le foto

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Flavia Giacobbe, Mario Caligiuri, Roberto Ricci, Livia De Giovanni
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Paolo Boccardelli
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Paolo Boccardelli, Flavia Giacobbe, Mario Caligiuri, Roberto Ricci, Livia De Giovanni
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Mario Caligiuri
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Mario Caligiuri
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Livia De Giovanni
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Flavia Giacobbe, Mario Caligiuri, Roberto Ricci, Livia De Giovanni e Antonio Felice Uricchio
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Roberto Ricci
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Paolo Boccardelli

Quanto è vulnerabile una democrazia se il suo sistema educativo non forma il pensiero critico? Alla Luiss, durante la presentazione di Maleducati. Educazione, disinformazione e democrazia in Italia, saggio di Mario Caligiuri (Luiss University Press), il dibattito ha toccato i nodi del nostro tempo, partendo dalla disinformazione per collegarla all’educazione e alla democrazia. Non solo un problema mediatico, ma un fenomeno che affonda le radici nel sistema politico. Un’istruzione conformista e una narrazione pubblica distorta amplificano lo scarto tra realtà e percezione, rendendo le persone esposte a manipolazioni e condizionamenti.

Questi i temi della discussione con il rettore della Luiss Paolo Boccardelli, il presidente dell’Anvur Antonio Felice Uricchio, il presidente dell’Invalsi Roberto Ricci, il prorettore della Luiss Livia De Giovanni e lo stesso Caligiuri, moderati da Flavia Giacobbe, direttore della rivista Formiche.

Il punto centrale? In un’epoca di guerra cognitiva, il sapere è una risorsa strategica: proteggere la democrazia significa investire sull’educazione e sulle capacità di discernimento dei cittadini. Un’urgenza che non può più essere rimandata, nella fase della guerra delle intelligenze e dello scontro tra sistemi politici democratici e autoritari.

Nel corso dell’incontro è emersa una preoccupazione condivisa per il sistema educativo, sempre meno orientato a formare il pensiero critico. La circostanza è che oggi scuole e università sono in difficoltà poiché non hanno più il monopolio della trasmissione del sapere in quanto insidiati dai social, che di fatto oggi rappresentano l’agenzia educativa prevalente. Da qui all’avvento della “società della disinformazione”, come la definisce Caligiuri dal 2012, il passo è breve.

La narrazione della realtà diventa più influente della realtà stessa, generando un effetto scotoma: le persone selezionano inconsapevolmente le informazioni che confermano le loro convinzioni, escludendo il resto. In questo scenario si inserisce la guerra cognitiva, con l’informazione come arma strategica. Ma attenzione, dice Caligiuri: “la disinformazione non è quella degli altri” oppure le quasi sempre “innocue” fake news ma quella che viene prodotta all’interno degli stessi Stati dai rispettivi governi e dalle multinazionali, che trovano molto spesso nei media di élite degli acritici amplificatori.

Per Boccardelli il tema principale è sviluppare un pensiero critico fondamentale per affrontare la sfida con l’intelligenza artificiale, Uricchio ha ribadito la necessità di inquadrare le università come attori del cambiamento, Ricci ha ricordato come sia fondamentale per il futuro del Paese ridurre i divari sociali e territoriali, De Giovanni ha posto in evidenza l’importanza di comprendere la disinformazione per migliorare la qualità della democrazia. In definitiva, il testo di Caligiuri ha reso evidente che il tema politico centrale per le democrazie del XXI secolo è l’educazione.

(Foto: Luiss)


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