“Nella lettera che Papa Francesco mi ha indirizzato per offrire alcune linee orientative per la preparazione del prossimo Giubileo sono presenti tematiche che tendono a fare della speranza il cuore pulsante dell’Anno Santo. Inutile negare, tuttavia, che il Giubileo 2025 porterà con sé l’esperienza limitatrice della pandemia che per due anni ha imposto dei ritmi particolari alla vita delle singole persone e dei popoli. E in questi giorni, quell’esperienza si aggrava con la violenza della guerra sotto casa. Tutti abbiamo sperimentato la fragilità, perché il covid ha fatto irruzione in maniera inaspettata. E ora nessuno si sente al sicuro sotto lo spettro di una nuova inaspettata guerra”.
Ad affermarlo è stato mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione e organizzatore del prossimo Anno Santo, nel corso della sua lectio magistralis, ospite della Link Campus University.
Alla presenza del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giuseppe Moles, del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e di rappresentanti del mondo delle istituzioni e dell’università, il presule ha poi ricordato che “Roma non è una città qualunque. Non lo è mai stata e non potrà mai esserlo. Nel bene e nel male, essa rimarrà una città unica al mondo. È unica per la sua storia e la sua vocazione – ha sottolineato mons. Fisichella – Un disegno misterioso, ma reale, pone questa città al cuore del mondo. Essa è crocevia di tutta una serie di rapporti che vanno dall’arte alla diplomazia, dalla cultura al commercio, dalla politica alla religione. Porta in sé la gloria dell’antico impero romano e il degrado della metropoli odierna”.
Una città nella quale, ha poi aggiunto, “la sintesi che i secoli hanno composto riesce a far convivere l’antico e il moderno, il pagano e il cristiano, senza che uno viva all’ombra dell’altro. Non sempre tutto è ben riuscito; alcune giustapposizioni sono ancora visibili in diversi monumenti che portano impresso il segno della violenza subita. Eppure, Roma – ha concluso Fisichella – non lascia intravedere i segni della divisione; preferisce far emergere la grandezza della continuità, permettendo che lo sguardo di chi la visita si soffermi più sulla bellezza di ciò che il passato ha realizzato piuttosto che concentrarsi sul degrado che spesso affiora”.
(Testo Askanews)
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