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Pubblichiamo l’articolo di Marcello Bussi uscito sull’ultimo numero del settimanale Milano Finanza

Sull’Unione bancaria è stata trovata un’intesa di massima, ma ci vorrà una nuova riunione dell’Eurogruppo e dell’Ecofin, rispettivamente martedì e mercoledì prossimo, per raggiungere l’accordo finale.

MOLTO LAVORO DA FARE
Al termine della maratona negoziale di due giorni fa, durata fino a tarda notte, il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni ha detto che resta ancora da fare «parecchio lavoro sul piano giuridico e sui dettagli legali». Come al solito, la Germania non vuole pagare il conto, cosa inevitabile in caso di mutualizzazione del fondo comune per i salvataggi bancari. In base all’accordo di massima raggiunto all’Ecofin, sarà costituito un fondo unico di risoluzione con il potere di proporre la ricapitalizzazione o la liquidazione delle banche, le cui proposte dovranno essere approvate dalla Commissione europea o, se respinte, dalla maggioranza degli Stati partecipanti all’Unione bancaria.

FRA 10 ANNI
Il fondo unico di risoluzione verrà costituito nell’arco di 10 anni. Tale fondo comune sarà dotato di 55 miliardi di euro, finanziati dal sistema bancario. Nella fase di transizione, la copertura finanziaria sarà però fornita da una rete di fondi nazionali e un trattato intergovernativo stabilirà le forme di cooperazione.

LA POLITICA DEI PICCOLI PASSI
Si prevede che questa sia gradualmente rafforzata durante la fase di costituzione del fondo comune, ma, come hanno osservato gli economisti di Intesa Sanpaolo, «ci vorrà un decennio perché venga rescisso il legame tra crisi bancarie e aumento del debito pubblico». Quando si dice la politica dei piccoli passi. In caso di liquidazione di una banca, è previsto che paghino prima gli azionisti, poi i detentori di debito junior (gli strumenti ibridi), quindi i detentori di titoli senior unsecured, e infine i depositi sopra 100 mila euro. Dopodiché interverrà il Fondo unico di risoluzione. L’Ecofin ha deciso di anticipare al 2016 dal 2018 l’entrata in vigore di questo meccanismo. Saccomanni ha detto che l’Unione bancaria farà sì che «un’impresa competitiva dell’Italia del Nord paghi lo stesso tasso d’interesse dell’impresa competitiva della Baviera».

LE CRITICHE A DRAGHI
Nel frattempo, però, George Fahrenschon, il presidente dell’associazione delle casse di risparmio tedesche (su cui continuerà a vigilare la Bundesbank e non la Bce), ha criticato Mario Draghi perché ignora le preoccupazioni della Germania sui tassi d’interesse. Che sono a un livello talmente basso che, secondo Fahrenschon, «scoraggiano» sia le banche tedesche dal concedere prestiti alle imprese sia i cittadini a risparmiare. A irritare il capo dell’associazione delle Sparkasse era stata la risposta di Draghi alle critiche tedesche arrivate dopo la decisione di tagliare i tassi allo 0,25%: «I consiglieri Bce non sono tedeschi, né francesi né italiani, ma agiscono come europei investiti da un mandato europeo». Di certo i dirigenti delle Sparkasse si sentono più tedeschi che europei.

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