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Comunitario e patriottico. Pronto a raccogliere l’indignazione e la rabbia popolari per tradurle nel sogno di un nuovo grande rassemblement conservatore e moderato.

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È il profilo che Angelino Alfano vuole conferire al Nuovo Centro-destra, giunto oggi al primo appuntamento pubblico nella cornice degli Studios cinematografici di Via Tiburtina a Roma, gremiti di 10mila persone.

Un progetto agli albori ma animato dall’ambizione di aggregare e guidare l’alleanza alternativa al fronte progressista. E che per questa ragione non innalza barricate ma costruisce ponti rivolti ai “fratelli separati” di Forza Italia e alla galassia in fermento della destra.

Forte dell’adesione di 1.200 amministratori locali, 100 consiglieri regionali e 7 parlamentari europei, NCD ha eletto presidente Renato Schifani e ha in programma per marzo 2014 la sua Assemblea costituente. “Riformista radicale” come lo definisce Gaetano Quagliariello, si prefigge la creazione di migliaia di circoli in tutta Italia e vuole essere, spiega Maurizio Lupi, “aperto e radicato nel territorio dopo una stagione che ha tradito le promesse di democrazia interna nel centro-destra”.

IL PARTITO DISEGNATO DA ALFANO

Annunciato dalle immagini del film “Ogni maledetta domenica” in cui l’allenatore Al Pacino arringa la squadra di football prima del rientro in campo e da un omaggio a Nelson Mandela, Angelino Alfano richiama il valore del “fare squadra assumendo un rischio per un cammino collettivo e solidale vincente” come tratto distintivo di “una grande forza in grado di dar voce a moderati, riformisti, liberali e alla loro voglia di cambiamento”. Saluta “con il sorriso, senza acredine e con speranza nel futuro coloro che non credevano in noi e le cassandre che davano per spacciato il centro-destra”. Ringrazia chi ne ha apprezzato “il coraggio per la decisione giusta e dolorosissima di non aderire alla nuova Forza Italia degli estremismi e dei salti nel buio”. Verso cui però il rapporto rimane complesso e multiforme, a riprova della passione e dell’intensità di una lunga militanza.

L’APPLAUSO PER SILVIO

Perché il vice-premier ricorda quando nel 1994 scelse di entrare nella prima Forza Italia “aderendo al sogno di una rivoluzione liberale incarnata dalla leadership di Silvio Berlusconi – cui la platea tributa un applauso “molto gradito” dal responsabile dell’Interno – che seppe interpretare l’idea di un centro-destra riformatore in una dinamica politica bipolare”. Più che una rottura l’ex “delfino” del Popolo della libertà sembra voler ricostruire un legame di continuità con quella stagione. È richiamandosi alla costruzione di un “centro-destra rinnovato” che chiede “non di prendere una tessera di partito bensì di aderire a un movimento vasto. Il cui primo obiettivo sarà liberare il Mezzogiorno dal ricatto della criminalità organizzata, perché nei nostri circoli non vi sarà spazio per mafiosi, ‘ndranghetisti e camorristi, e a prevalere sarà il merito e il lavoro delle persone sul territorio”. Perno, con la partecipazione digitale su tutte le scelte cruciali, dell’organizzazione federalista del NCD.

I VALORI PORTANTI DEL NUOVO CENTRO-DESTRA

Marcati in senso conservatore, liberale e cattolico-popolare i principi fondanti del Nuovo Centro-destra. A partire dal rispetto integrale per la vita, dal concepimento e alla morte naturale “che nessun Parlamento può togliere né interrompere”. E della famiglia formata da un uomo e una donna che vogliono fare figli “accanto al rispetto enorme per le forme di affettività di chiunque”. Per tutelare i diritti personali di chi ne è protagonista, il capo del Viminale è favorevole a cambiamenti mirati del Codice civile”.

LA LIBERTA’ SECONDO ALFANO E SCHIFANI

La concezione antropologica della forza nata dalle ceneri del PDL è fondata sulla “libertà individuale intangibile e naturale, preesistente allo Stato che la deve riconoscere e non elargire”. Ne scaturisce una visione politica imperniata sul binomio “meno Stato burocratico-più società”, tesa a valorizzare le comunità che si auto-organizzano grazie alla sussidiarietà “meglio, con fiducia reciproca e a costi più bassi rispetto alla pubblica amministrazione”. Valori tipici dell’economia sociale di mercato rivendicata dal vice-premier contro “le idolatrie dello Stato onnipresente, del mercato auto-sufficiente e della moneta unica”.

LE PRIORITA’ DEL VICEPREMIER

Forte di questo bagaglio ideale Angelino Alfano vuole portare a compimento entro il 2014 e con la sinistra al governo un complesso di riforme profonde. Nel campo istituzionale l’obiettivo primario è il superamento del bicameralismo paritario con l’attribuzione a una sola Camera del potere di fiducia, e “una riforma elettorale in grado di far scegliere ai cittadini deputato e senatore guardandoli nel volto e selezionandoli con autentiche primarie”.

AVANTI CON IL SINDACO D’ITALIA

Espressione che sembra preludere alla condivisione per un meccanismo di voto maggioritario di collegio, propugnato dalla prima Forza Italia. Ma che si traduce in una sorprendente apertura al modello del “sindaco d’Italia” proposto da Matteo Renzi. Costruito su regole proporzionali, preferenze, sbarramenti e premio di governabilità ancorato all’investitura popolare del vertice dell’esecutivo, presenta molte affinità con il “doppio turno di lista” avanzato da Luciano Violante, fatto proprio dal Partito democratico e recentemente respinto in Commissione Affari costituzionali del Senato.

IL DOSSIER FISCALE

L’altro fronte di impegno del Nuovo Centro-destra, che riecheggia parzialmente il lessico utilizzato dal Cavaliere, è “la lotta contro l’oppressione fiscale e burocratica che soffoca la nostra economia”. Offensiva che per il responsabile dell’interno implica il taglio della spesa pubblica improduttiva e delle agevolazioni inutili per ridurre le tasse come l’IRAP e per favorire una fiscalità di vantaggio per le famiglie che scelgono di avere figli. La tutela di aziende e negozi italiani dalla “concorrenza sleale dei commercianti e degli imprenditori cinesi”. Il ricorso al “contrasto di interessi” e alla facoltà di scaricare dalla dichiarazione dei redditi molte spese per affrontare l’evasione tributaria. La rimozione di un Patto di stabilità interno che “penalizza i comuni più virtuosi per ripagare il passivo delle amministrazioni locali irresponsabili e l’affermazione dei costi standard per tutti i comparti pubblici e non solo per la sanità”. L’abrogazione delle conferenze dei servizi per realizzare le opere pubbliche, puntando su autorizzazioni fondate sul silenzio-assenso e sui controlli a posteriori di professionisti sul rispetto della legalità.

LA SFIDA AL PD SU LAVORO, GIUSTIZIA ED EUROPA

La cornice è “un’Europa che va radicalmente cambiata e ricondotta a poche missioni fondamentali: difesa comune, moneta con Banca centrale prestatrice di ultima istanza, politica estera e diplomazia europea, governo comunitario della frontiera mediterranea. Tutte le altre competenze spettano agli Stati nazionali”.

Ma la vera “rivoluzione liberale”, rimarca l’ex segretario del Pdl, è nel mercato del lavoro. Semplificare le regole per le assunzioni e affidare al rapporto tra imprenditore e lavoratore la definizione del migliore rapporto occupazionale è la sfida lanciata alla leadership del Pd: “Se accoglierà tale impostazione riformatrice, ripetendo quanto già attuato dalla SPD in Germania dieci anni fa ed emancipandosi dai veti della CGIL, noi forniremo il nostro appoggio convinto”.

Tuttavia nei confronti del Nazareno prevale lo scetticismo. Rivendicano la profonda diversità rispetto “a una sinistra che finora ha appaltato la riforma del lavoro alla CGIL, del fisco all’Agenzia delle Entrate, della giustizia all’ANM”, Alfano guarda al 2015, “quando potremo portare a termine l’azione innovatrice vincendo le elezioni politiche”. Esorta Renzi a rompere “il paradosso di una carcerazione preventiva lunga per persone riconosciute innocenti e di una pena definitiva che non viene scontata dai veri colpevoli dei reati”. E ricorda come “gli interventi per tutelare la dignità e promuovere il lavoro nel pianeta carceri debbano essere affiancati alla costruzione di nuovi penitenziari”.

La scommessa berlusconiana di Alfano

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