Skip to main content

Finalmente, grazie ad una lodevole iniziativa della Sanpellegrino, l’idea del benessere soggettivo quale volano del benessere collettivo esce dal recinto degli addetti ai lavori per entrare a pieno titolo nel dibattito economico e sociale del Paese.

L’Osservatorio che l’azienda multinazionale bergamasca ha creato si muove appunto nel solco di quella ricerca della felicità che ha uno storico riscontro addirittura nella Dichiarazione d’Indipendenza americana del 1776.

Come ha ricordato lo stesso Presidente della società, Stefano Agostini, il cuore di questo progetto,che si muove in linea con il già consolidato rapporto Cnel-Istat sul Benessere Equo e Sostenibile (BES), è la valorizzazione della dimensione soggettiva dello stare bene, alla portata di tutti .

Alcuni specifici indicatori del BES, infatti,confermano l’ assonanza tra il Rapporto Cnel-Istat e l’iniziativa di Sanpellegrino. Basti pensare all’indice di stato fisico e psicologico, che si avvicina molto al pilastro del controllo dello stress individuato dall’Osservatorio, oppure all’indicatore sull’eccesso di peso, a quello sulla sedentarietà,che si legano naturalmente al pilastri della corretta alimentazione.

L’incrocio tra indicatori e pilastri ci consegna una fotografia preoccupante della società italiana. Si nota infatti che la quota di italiani che indica alti livelli di soddisfazione per la propria vita nel complesso è diminuita nel 2012 precipitando al 35,2%, nonostante un leggero incremento registrato tra il 2010 (43,4%) e il 2011 (45,8%).

Permane dunque una insoddisfazione per la situazione attuale, ma anche grande preoccupazione per il domani se si considera che la percentuale di coloro che esprimono un giudizio positivo sulle prospettive future si attesta al 24,6%.

In controtendenza invece la percezione sulla qualità del tempo libero che, con il 15,6% di chi se ne dichiara soddisfatto, si mantiene agli stessi livelli – anzi, con un leggero incremento –  rispetto al 2001 (15%).

Questi dati suonano come un campanello d’allarme: c’è molto da fare per avere un benessere soggettivo altamente ed ampiamente soddisfacente in Italia. Anche nel recente rapporto “How’s life” emerge che nel complesso il grado di soddisfazione degli italiani è ben sotto la media Ocse e distante non solo dalle nazioni del Nord Europa – tradizionalmente “avanti” in questa graduatoria – ma anche dai Paesi quali Spagna, Repubblica Ceca, Corea o Messico, solo per citarne alcuni. Il grado di soddisfazione della vita degli italiani è diminuito di circa il 12% tra il 2007 e il 2012. Solo la Grecia ha subito una flessione più dura (-20%). In Spagna, Paese spesso accomunato all’Italia, la popolazione ha tenuto meglio (-10%). L’Italia è così 29esima sui 34 Paesi censiti per la soddisfazione della vita.

Bob Kennedy disse che il Pil misura tutto meno che la felicità. Noi stiamo tentando almeno di capirla però, aldilà dei numeri, non possiamo fingere, o peggio illuderci, di ridurre tutto ad un mero dato statistico.

La felicità è solo un'emozione ?

Finalmente, grazie ad una lodevole iniziativa della Sanpellegrino, l’idea del benessere soggettivo quale volano del benessere collettivo esce dal recinto degli addetti ai lavori per entrare a pieno titolo nel dibattito economico e sociale del Paese. L’Osservatorio che l’azienda multinazionale bergamasca ha creato si muove appunto nel solco di quella ricerca della felicità che ha uno storico riscontro addirittura nella…

Europa e cambiamento climatico: un passo avanti e due indietro

Gli Stati Generali della Green Economy hanno permesso all’Italia di stringere un patto nazionale per uno sviluppo sostenibile ed hanno agganciato il nostro paese alle prospettive internazionali. Decisamente un passo in avanti. L’Europa che fa? Dopo essere stata innovatrice con la Strategia 20-20-20, ha rallentato la sua forza promotrice e ha nella sostanza smesso di essere motore della Green Economy,…

Dal Foglio al Fatto quotidiano, ecco il fronte anti-Napolitano

C’è qualcosa che sta curiosamente e progressivamente accomunando giornali che, per le loro aree culturali, sociali e politiche di riferimento, non dovrebbero essere più diversi: il Giornale e il Foglio da una parte e il Fatto Quotidiano e la Repubblica dall’altro. Ma al netto - quest’ultima - degli editoriali festivi del preoccupatissimo e sempre più inascoltato fondatore Eugenio Scalfari. Li…

Il ruolo dei curdi nel conflitto siriano

Pubblichiamo un articolo di Affari Internazionali Mentre nei corridoi di Ginevra ci si interroga sul futuro di una conferenza che risolva l'impasse siriana, una forza nascente guadagna lentamente terreno sul campo. Dal luglio scorso, i curdi siriani si battono per il controllo della regione settentrionale di Rojava, storico crocevia di scambi tra il porto turco di Alessandretta, la Siria e…

Vi prego: basta tecnici al Tesoro

Grazie all'autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo l'analisi di Edoardo Narduzzi apparsa su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi. L'ultimo documento rilasciato dall'Ocse lo conferma ancora una volta. I ministri tecnici continuano a fare previsioni sballate: secondo il ministro Saccomanni nel 2014 il pil italiano crescerà dell'1%, mentre l'organizzazione parigina prevede solo uno +0,6% con una domanda interna…

Genova scioperaiola, ecco le colpe di sindacalisti, manager e politici

La crisi di Amt - la municipalizzata dei trasporti che col suo sciopero sta mettendo Genova in ginocchio - non è piovuta dal cielo. Si è sviluppata tutta qui sulla terra, in conseguenza di scelte politiche coerentemente assunte a difesa del ruolo dei sindacati, i veri azionisti di controllo dell'azienda. Non si può capire la gravità di quello che sta…

De Mita consiglia Passera?

L'attivismo politico di Corrado Passera appare a tratti spasmodico: incontri, riunioni, partecipazioni a seminari e convegni, fra Roma, Milano e Torino. L'ATTIVISMO DI PASSERA L'ex banchiere di Intesa non si risparmia e non lesina a incontrare esponenti di associazioni e movimenti, sia della galassia liberale (con una preferenza per Fare capeggiato dall'economista Michele Boldrin) sia di quella popolare ed ex…

Kennedy, l'americano che sfidò De Gaulle

Storicamente le nazioni hanno tenuto fede alle alleanze perché le conseguenze che sa­rebbero potute derivare dall’abbandonare un alleato venivano considerate più rischio­se dell’adempimento dei propri obblighi. L'ERA NUCLEARE Nell’era nucleare questa regola non era ne­cessariamente valida; abbandonare un allea­to poteva comportare un eventuale disastro, ma incorrere in una guerra nucleare al suo fianco garantiva la catastrofe immediata. Per intensificare la…

L'Italia e gli investimenti esteri visti da Londra

Tra poche ore l’autista di una solerte compagnia privata mi accompagnerà all’aeroporto di Heathrow dopo una due giorni a Londra per definire i dettagli di alcuni progetti di investimento per il prossimo anno, precedentemente valutati per settimane con collaboratori e partners. Prima di rientrare in Italia, con l’aiuto di una ordinatissima assistente, decido di mettere un po’ d’ordine tra le carte e…

×

Iscriviti alla newsletter