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Al riparo dalle ondate della prima crisi generata in Usa con i subprime nel 2008, il sistema bancario italiano è stato invece fortemente danneggiato dal riversarsi delle turbolenze sui debiti sovrani europei. Facile comprenderne il motivo: bilanci gofdi di titoli del Tesoro, tra i bond governativi più penalizzati dal boom dei rendimenti. È quanto si legge in un documento riservato del Dipartimento del Tesoro italiano che chiosa quello sul Financial Sector Assessment Program 2013 del Fmi e cerca di tirarne le fila.  Il documento è stato illustrato nel corso di un seminario a porte chiuse con esponenti della Banca d’Italia e dello stesso Fondo monetario internazionale.

LE BANCHE VISTE DA VIA VENTI SETTEMBRE

“Il crollo dell’attività economica e il deteriorarsi del merito di credito sovrano hanno impattato sulle banche direttamente attraverso i titoli di Stato detenuti e indirettamente attraverso il costo dei finanziamenti che è legato ai rendimenti. – si legge in alcune slide illustrate da rappresentanti del Tesoro – Questo ha generato minori profitti e, insieme al rallentamento del Pil, l’aumento vertiginoso dei non performing loan”. Tuttavia – è stata la conclusione da dirigenti del Tesoro nel corso di una riunione fra esponenti di Bankitalia e del Fmi – i risultati degli stress test sono “soddisfacenti” e “possiamo essere ottimisti contando sui buffer di capitale e sul forte quadro regolatorio vigente in Italia”. Il Fmi ha dato alcuni suggerimenti su come rafforzare il sistema, ora sta a noi coglierli, ha aggiunto il rappresentante del Tesoro. Tra le previsioni del Fmi c’è il rafforzamento delle politiche di provision, con misure fiscali più rigide e un sistema giudiziario più efficiente. Il miglioramento, ancora, di efficienza e profittabilità, anche attraverso l’unione bancaria europea. Lo sviluppo di un mercato di svalutazioni, una misura che faciliterebbe la cartolarizzazione dei bad loan. L’Fmi richiede che si rafforzi la base di capitale che implica anche rafforzare i mercati dei capitali italiani, ha ricordato il dirigente del Tesoro.

IL PENSIERO DEL TESORO SULLE FONDAZIONI

La priorità assoluta resta però la governance. “Soprattutto il ruolo delle fondazioni, una sfida che deriva dal passato”, ha detto il rappresentante del ministero dell’Economia. Il ruolo di supervisore del dicastero di via Venti Settembre – ha ricordato il dirigente del Tesoro nel corso della riunione riservata – è stato arricchito dalla legge ma “ancora non abbiamo sufficiente potere sanzionatorio e questo è stato in parte osteggiato dalla Corte costituzionale che si appella alla natura privata delle Fondazioni”. Il ministero deve vigilare sulla appropriatezza dei membri che occupano ruoli di governo, sulla trasparenza del processo decisionale, sull’incompatibilità con cariche politiche e sul corretto funzionamento degli organismi di governo come organismi collegiali. “Le Fondazioni dovrebbero essere investitori di lungo termine e non influenzare le politiche della banca”, ha chiosato.

LE DOMANDE INSOLUTE DEL MEF SULLE BANCHE 

Il documento del Tesoro si conclude con una serie di domande che il Financial Sector Assessment Program del Fmi non ha affrontato e che al momento sono senza risposte, ma pongono problemi che necessitano di una soluzione, se davvero si vuole rendere il sistema finanziario italiano sostenibile. “La stabilità finanziaria può esser garantita da banche che non riescono a dare credito all’economia reale? – si legge – È sostenibile un’economia basata sulle banche o sarebbe più efficiente e stabile un sistema maggiormente diversificato? Quale sarà l’impatto di tassi di interesse bassi su profittabilità e stabilità di banche e assicurazioni?”. Ai posteri l’ardua sentenza.

 

Il pensiero segreto del Tesoro su banche e fondazioni

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