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L’evento principale della settimana, in chiave per così dire ecclesiastica, è stata l’elezione del nuovo presidente della conferenza episcopale degli Stati Uniti. E’ lì, oltreoceano, che i primi (e pubblici) malumori verso il nuovo corso targato Francesco hanno iniziato a diffondersi. Un cambiamento di linea e di agenda troppo repentino, mugugnava ad esempio il conservatore arcivescovo di Philadelphia, Charles Chaput.

IL NUOVO PRESIDENTE DEI VESCOVI AMERICANI

Ebbene, dopo il triennio a guida Dolan, l’energico cardinale arcivescovo di New York posizionato sulla linea di critica più intransigente nei confronti delle politiche liberal obamiane, la scelta dei vescovi d’America è caduta sul più moderato Joseph Kurtz, arcivescovo di Louisville. Senza tentennamenti in ortodossia, è tuttavia considerato pragmatico e flessibile, più capace rispetto ai “concorrenti” di adattare la linea dell’episcopato statunitense alle nuove priorità impostate da Papa Francesco. Suo vice sarà il cardinale Daniel DiNardo, uomo dal profilo molto simile a quello di Kurtz, ma con alle spalle un’esperienza nella curia romana sul finire degli anni Ottanta.

LA VISITA AL QUIRINALE

Tornando in Italia, molta attenzione ha richiesto la visita del Pontefice al Quirinale. Papa Bergoglio ha ricambiato ciò che fece Giorgio Napolitano lo scorso giugno, quando si recò in Vaticano. Nei discorsi dei due leader si è notata una condivisione delle maggiori preoccupazioni in campo sociale, e se il presidente della Repubblica italiana ha sottolineato “il retaggio cristiano” dell’Europa, Francesco ha invocato attenzione sempre maggiore per la famiglia e per il dramma di chi non ha più il lavoro. “E’ necessario moltiplicare gli sforzi per alleviarne le conseguenze e per cogliere ed irrobustire ogni segno di ripresa”, ha aggiunto il Papa.

IL VIDEOMESSAGGIO DI BERGOGLIO

Particolarmente interessante è stato il videomessaggio che Francesco ha inviato sabato ai partecipanti al pellegrinaggio presso il Santuario di Nostra Signora di Guadalupe (Città del Messico). Benché indirizzato a un ristretto gruppo di persone, rappresenta quasi la sintesi di questo primo scorcio di pontificato e reitera ancora una volta le priorità del Papa argentino e le questioni che più gli stanno a cuore. Nel messaggio riecheggiano molti passaggi delle sue omelie e del documento conclusivo della conferenza dell’episcopato latinoamericano di Aparecida, nel 2007. La chiesa, dice il Papa, “è in stato permanente di missione” e “tutta l’attività abituale delle chiese particolari deve avere un carattere missionario”. Bergoglio parla di un “impulso missionario che deve arrivare a tutti, senza escludere nessuno”. Non si deve “andare a imporre un nuovo obbligo”, come fa “chi si limita al rimprovero al lamento dinanzi a quello che si considera imperfetto o insufficiente”. Il compito dell’evangelizzatore, infatti, “esige molta pazienza”.

LA CHIUSURA DELL’ANNO DELLA FEDE

L’appuntamento chiave della prossima settimana sarà la conclusione dell’Anno della Fede, aperto nell’ottobre del 2012 da Benedetto XVI. Sabato 23, nella Basilica vaticana, il Pontefice incontrerà i catecumeni, gli adulti che hanno scelto di diventare cristiani. Al termine della catechesi, Francesco presiederà il rito di ammissione al catecumenato di alcuni adulti. Il giorno dopo, in piazza San Pietro, si terrà la grande celebrazione di chiusura dell’Anno della fede.

ENTRA IN SERVIZIO IL NUOVO SEGRETARIO DI STATO

Da domani, infine, entrerà ufficialmente in servizio il nuovo segretario di Stato, mons. Pietro Parolin. Dopo l’operazione a Padova e il periodo di convalescenza in Veneto, prenderà possesso dell’ufficio che gli compete. Per il momento, proprio come Francesco, risiederà a Santa Marta.

Agenda e appunti di viaggio di Papa Francesco

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